Il CommentoFisco e contabilità

Pnrr, serve impegnarsi sulla formazione degli apparati

di Ettore Jorio

Il Milleproroghe, in corso di definitiva approvazione alla Camera, è divenuta la solita occasione omnia omnibus, per metterci dentro di tutto e consentire oltre 350 rinvii, sintomi della sua abituale propensione dilatoria (NT+ Enti locali & Edilizia del 16 febbraio). É divenuto oramai l'appuntamento annuale dove vengono esaudite le più diverse istanze, proprio per questo il suo testo evidenzia diversi stili letterali di formulazione legislativa. Spesso ricorrendo all'uso di terminologie gergali, inappropriate e inadeguate per una legge.

Una qualità da rispristinare
Ciò accade perché la politica è divenuta via via restia a comprendere quali siano il suo dovere e le modalità di esercizio della sua "arte". In sintesi, quando e come scrivere le regole che occorrono per mettere ordine sul serio alla direzione della vita pubblica. Quest'ultima ulteriormente mutata con il recente avvento di due fenomeni: l'evolversi progressivo dell'Ue ad assumere un ruolo più decisorio, per l'appunto più politico, e l'esperienza pandemica vissuta. Entrambi gli eventi hanno, rispettivamente, impresso all'Ue un maggiore impegno finanziario solidaristico e una esigenza di sviluppo di politiche concretamente efficaci nella profilassi internazionale e nella riorganizzazione della sanità pubblica. Basti pensare al Recovery Fund che ha visto il Paese rendersi destinatario di un intervento economico europeo di circa 200 miliardi che - funzionale all'attuazione del Pnrr - è destinato ad arricchire l'attuale patrimonio infrastrutturale destinato ai servizi pubblici.

Le priorità non possono essere trascurate
Questa sopravvenuta disponibilità politico-finanziaria dell'Ue e la valutazione del rischio emergenziale sanitario avrebbero invero meritato un impegno maggiore da parte degli ultimi tre governi, sia in termini di puntualità che di qualità della legislazione. Un dovere cui dovrà prioritariamente assicurare il suo massimo impegno quello attuale, chiamato a ultimare le condizioni di godimento dei finanziamenti resi disponibili dalla Next Generation Eu. Gli adempimenti propedeutici a tutto questo sono infatti numerosi e, quanto ad alcuni, non facili da portare a termine.
I più facili: le scelte degli investimenti da realizzare con il Pnrr, seppure un po' troppo destinati a vecchi progetti.
I più difficili: le riforme, fondamentali per il mutamento in melius del sistema Repubblica. Ciò anche perché la regola unionale condiziona l'erogazione definitiva dei quattrini al loro essere divenute leggi vigenti. Insomma, riforme «belle e toste», intendendo per tali difficili da digerire politicamente perché tendenti a guadagnare consenso nel lungo periodo, con qualche costo elettorale da sopportare nella contestualità.

Le riforme senza le quali gli euro europei vanno restituiti al mittente
Il Pnrr ne prevede di tre tipologie: funzionali ad assicurare un'efficacia di contesto, ad avere effetti direttamente incidenti sul Pnrr e di rimozione dei gap burocratici e, altre, ad intervenire sui singoli percorsi sul piano legislativo e regolamentativo. Tra le dodici riforme ancora da scrivere, ce ne sono alcune che richiedono più pre-requisiti: una solida volontà politica per approvarle, che deve prescindere dalla raccolta dell'immediato consenso; una grande capacità a idealizzarle, a scriverle e applicarle.
Tornando alle riforme da perfezionare, condizionanti per l'utilizzo svincolato delle somme europee, ce ne sono alcune di difficilissima elaborazione perché soggette a estenuanti negoziazioni politiche, quelle: della Pa; della disciplina della concorrenza, da ottimizzare puntualmente ogni anno; del federalismo fiscale, da rendere finalmente applicato, e delle varie afferenti alla semplificazione e digitalizzazione delle procedure amministrative. Oltre a quella della giustizia, da perfezionare (pare) implementando sensibilmente quella voluta dalla Cartabia, e la riscrittura del Codice degli appalti, ben fatta dal Consiglio di Stato, ma sotto lento esame del Parlamento (si veda NT+Enti locvali & Edilizia del 20 febbraio), ed eccellente nella neo definizione del project financing (si veda NT+ Enti locali & Edilizia 21 dicembre 2022). A ben vedere, un onere istituzionale mai sostenuto prima, che però si presuppone - visto l'enorme tempo perduto dai precedenti governi - di risolvere con i soliti vecchi metodi del differimento e della trascuratezza della formazione di chi è destinato a scriverle sui principi dettati dalla politica.

Dalle occasioni perse al dovere di rimediare
Al riguardo, non è bastato il ricorso a un eccellente tecnico come Roberto Garofoli, idealmente collocato a sottosegretario di Stato del premier Draghi. Ci si augura che si riesca in nuovo Governo con la regia di un altrettanto capacissimo magistrato, qual è Alfredo Mantovano, anch'egli sottosegretario di Stato. Entrambi, esempi del top nazionale, avrebbero rispettivamente potuto e potranno fare ciò che fece l'allora loro omologo dei due governi Craxi Giuliano Amato che mise a lavorare il meglio, consolidando il ruolo della burocrazia efficace e ponendo così le basi per fare le sue grandi riforme dei primi anni '90. Per evitare il flop registrato sino a oggi occorre cancellare il ruolo della politica del non volere e quello della burocrazia del non sapere. Le condizioni politiche per fare sembrano esserci, quantomeno nella omogeneità dei numeri. Necessita impegnarsi tuttavia nella formazione degli apparati, ma soprattutto nel renderli esenti, nella fase elaborativa delle norme, dalle indebite pressioni del parlamentare di turno, reo di insediare in un disegno organico di norme il solito emendamento disorganico e clientelare. Solo così si riuscirà a fare materialmente propri i quattrini europei e assumere l'immagine istituzionale che l'Ue pretende del Paese.