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Salvataggio Cimolai, piano per svalutare 500 milioni di debiti con un taglio dell'85%

Il piano ha l’ambizione di escludere dal Concordato il broker che secondo il gruppo ha causato i maggiori danni vendendo derivati molto speculativi: lo sconosciuto JB Drax

di Moyra Longo

Il gruppo Cimolai, finito in crisi nell’autunno scorso a causa di vari contratti derivati, punta a salvarsi proponendo ai creditori un taglio dell’85% dei circa 500 milioni di debiti. La notizia è stata lanciata ieri da Bloomberg. Il piano ha l’ambizione di escludere dal Concordato, e dunque dalla ristrutturazione del debito, il broker che secondo il gruppo e i suoi consulenti ha causato i maggiori danni vendendo derivati molto speculativi: lo sconosciuto JB Drax. Se l’obiettivo di escluderlo dalla (pur magra) torta verrà raggiunto è ancora tutto da appurare però: dipende infatti da come finirà la contro-causa che Cimolai vuole intentare al Tribunale di Londra per dimostrare la condotta fraudolanta del broker nella vendita di derivati al gruppo Cimolai. La partita, dunque, è ancora tutta aperta. E il suo esito è tutto da definire.

Da quanto è riuscito a ricostruire Il Sole 24 Ore, il broker JB Drax ha venduto al gruppo Cimolai derivati davvero speculativi: strumenti dai nomi esotici come “target profit redemption” con leva, opzioni digitali, asiatiche, binarie e altri strumenti frutto della più fervida creatività finanziaria. Strumenti che avevano un problema molto banale: erano sbilanciati a sfavore del gruppo Cimolai. Per capirci: nel migliore degli scenari il gruppo avrebbe avuto un beneficio minimo, mentre nel peggiore degli scenari avrebbe perso moltissimo. Vinci poco, perdi tanto: questo era il senso dei derivati che lo sconosciuto broker aveva stipulato con Cimolai. Ma il problema è stato un altro: il gruppo aveva versato i margini (cioè le garanzie sui derivati) cash per un ammontare di varie decine di milioni di euro. Così quando i derivati sono andati male (a causa della violenta svalutazione dell’euro del 2022) e Cimolai non è più riuscito a reintegrare i margini di garanzia (i cosiddetti margin call), il broker JB Drax ha intascato i milioni già versati. Aggravando la crisi di liquidità di Cimolai.

L’aspetto interessante - secondo quanto riferisce sempre Bloomberg - è che il broker ha fatto causa a Cimolai al Tribunale di Londra perché il cash incassato non basta: JB Drax - scrive Bloomberg - punta ad incassare altri 13 milioni. Ed è anche per questo che il gruppo intende avviare una contro-causa, sempre a Londra. Secondo quanto scrive Bloomberg, Cimolai argomenta dicendo che non era abbastanza equipaggiato per capire il pricing di questi complessi strumenti finanziari. «La società non era in grado e non poteva in ogni modo verificare il mark to market (cioè il valore di mercato, ndr)», si legge nel documento. Per Cimolai era anche impossibile «stimare la curva di probabilità di ogni contratto e capire veramente il rischio intrinseco e la sua adeguatezza». La battaglia legale è in corso.

Dal suo esito dipende però la sorte dei vari creditori del gruppo Cimolai. Se davvero fosse possibile escludere il broker JB Drax dal concordato, allora il taglio del debito diventerebbe un po’ meno sfavorevole per gli altri creditori. Anche perché il piano di ristrutturazione prevederebbe che agli stessi creditori venga assegnato uno strumento che, in base all’andamento del business di Cimolai, possa restituire un ulteriore 15% del valore nominale del credito vantato. Oltre, come detto, al 15% che il piano già intende assegnare.

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