Urbanistica

Bonus, l'amara lezione delle opere sulle facciate: prezzi gonfiati e lavori leggeri

Su 25 miliardi di crediti trasferiti, ben 21,4 miliardi si riferiscono a spese 2021

di Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste

Bonus facciate, fu vera gloria? Senza aspettare i posteri, gli ultimi dati ufficiali ci permettono di fare qualche considerazione sull’agevolazione per il recupero delle pareti esterne. Per capire chi l’ha usata, come e quando.

La nuova detrazione del 90% fu annunciata sul finire del 2019 dall’allora ministro ai Beni culturali, Dario Franceschini, spiegando che avrebbe «reso le città più belle».

Il boom del 2021

Tra il 2020 e il 2022 sono stati comunicati alle Entrate sconti in fattura e cessioni relativi al bonus facciate per un totale di 25 miliardi di euro.

A ben vedere, quasi l’intero ammontare – 24,1 miliardi – è riferito a crediti derivanti da spese pagate nel 2021. Ed è logico: nel 2020 c’era la fase più acuta della pandemia e la cedibilità dei bonus casa, introdotta con il decreto Rilancio di maggio, ci ha messo qualche mese a prendere piede; nel 2022, invece, le regole sono diventate più restrittive dopo che è scattato l’allarme per le frodi (bonus facciate ridotto dal 90 al 60% e cedibilità subordinata all’asseverazione di congruità della spesa e al visto di conformità).

Le frodi, dicevamo. Secondo l’ultimo aggiornamento comunicato il 2 marzo dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, si può ricondurre al bonus facciate il 58% delle irregolarità individuate nelle cessioni e negli sconti in fattura di tutte le detrazioni edilizie sulla casa. Significa più di 5 miliardi di crediti irregolari sui 9 individuati dalle Entrate e dalla Guardia di finanza.

Sono numeri impressionanti, che si spiegano con un intreccio perverso. Il 1° gennaio 2020 è stata lanciata un’agevolazione ricca e semplice da usare. Il 19 maggio dello stesso anno – all’uscita dal lockdown – si è concessa la possibilità di fare cessione e sconto in fattura a tappeto per tutti i bonus casa. E fino all’11 novembre 2021 il tax credit poteva essere trasferito senza il doppio controllo previsto fin dall’inizio per il superbonus: l’asseverazione del tecnico (chiamato a verificare che la congruità della spesa) e il visto del fiscalista (tenuto a riscontrare tutti i documenti). Ecco perché – al di là dei lavori inesistenti – sono passate sulla piattaforma delle Entrate operazioni con prezzi nettamente gonfiati.

Con questi risultati non c’è da stupirsi che il Governo guidato da Giorga Meloni abbia deciso di non rinnovare l’agevolazione per le pareti esterne, scaduta lo scorso 31 dicembre. Oltretutto, i numeri sulle cessioni e gli sconti non inquadrano interamente il costo dell’agevolazione per lo Stato, perché vanno aggiunte le spese per le quali il contribuente ha scelto di usare la detrazione direttamente in dichiarazione dei redditi: non è mai stato comunicato quante siano esattamente, ma non sono poche (anche perché il bonus facciate è recuperabile in dieci rate annuali e genera meno rischi di incapienza per i beneficiari).

Solo il 3% di coibentazioni

A parte i casi di irregolarità, c’è da chiedersi quali interventi siano stati incentivati.

La norma istitutiva premiava gli interventi di restauro delle facciate esterne degli edifici di qualsiasi tipo (non solo case) situati nelle zone urbanistiche A e B (semplificando: centro e semicentro delle città). Erano agevolate anche la semplice pulitura e la tinteggiatura.

Inoltre, in caso di opere sull’intonaco per oltre il 10% della superficie disperdente lorda dell’edificio, era necessario coibentare la facciata, rispettando in pratica gli stessi requisiti fissati per l’ecobonus. Questi interventi di isolamento termico, però, sono stati una minoranza, come rileva l’Enea (cui andavano inviate le pratiche): poco più di 7.125 pratiche nel 2021, con un investimento di 830 milioni, pari ad appena il 3% delle spese agevolate oggetto di sconto o cessione.

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