Imprese

Caro-materiali, l'autostrada Siracusa-Gela ferma per mancati pagamenti

Le aziende devono ancora incassare 14 milioni di compensazioni. Sotto accusa la burocrazia ministeriale cui compete sbloccare i fondi

di Nino Amadore

Cinquanta aziende in grande ambasce, 300 lavoratori che non prenderanno lo stipendio di aprile e un pezzo di autostrada che poteva essere completato e invece rischia di rimanere un cantiere aperto ancora a lungo. È l’ennesima puntata dei cantieri sull’autostrada Siracusa-Gela, opera avviata nel 1983 e che negli ultimi anni ha fatto passi avanti, anche importanti pur tra alterni stop and go a causa di fondi mancanti, fallimenti di aziende e inchieste giudiziarie. Per questa estate si attendeva l’inaugurazione del tratto che da Ispica porta a Modica (ambedue già in provincia di Ragusa) con il completamento degli ultimi dieci chilometri ma probabilmente questo obiettivo non potrà essere raggiunto. Gli addetti ai lavori mettono in guardia: con i cantieri aperti sulla Catania-Ragusa (il 22 maggio alla presenza del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è previsto sarà presente l’avvio dei lavori per il quarto lotto) l’intera area del Sud-Est della Sicilia, quella maggiormente battuta dai turisti in viaggio verso il barocco e le spiagge del ragusano, rischia la paralisi. Ma soprattutto per i ragusani che devono raggiungere Siracusa o Catania i collegamenti rischiano di diventare un girone infernale.

Le aziende che hanno fin qui eseguito i lavori devono incassare i soldi e hanno deciso di fermarsi: «Segnaliamo che il grave ritardo nel trasferimento delle somme già liquidate in attuazione delle norme relative al “caro materiali 2021” ed al “Decreto Aiuti 2022” da parte del ministero competente rende impossibile la regolare prosecuzione dei lavori» ha scritto di recente Andrea Vecchio, presidente del Cda della catanese Cosedil, subentrata nel 2018 dopo il fallimento di Condotte spa, capofila del consorzio Cosige che si era aggiudicato l’appalto. Le aziende devono incassare 14 milioni e «stremate dalla situazione, non potendo affrontare ulteriori esposizioni finanziarie, davanti all’impossibilità da parte nostra di comunicare i tempi esatti con i quali codesto committente potrà fare fronte al saldo delle fatture, ci hanno comunicato per le vie brevi che a breve interromperanno le proprie attività» ha aggiunto Vecchio.

La lettera , datata 31 marzo, è stata inviata al presidente della Regione Renato Schifani e all’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò. Ma la lettera è stata mandata anche a Filippo Nasca, da qualche mese presidente del Cas (il Consorzio autostrade siciliane di cui sono soci la Regione siciliana e Anas) che è il committente e stazione appaltante dell’opera e non rè in condizione di anticipare il denaro a causa di una disastrata condizione del bilancio e dunque è costretto ad aspettare che sia il ministero a pagare per poi girare le risorse alle aziende. Sempre che tutto vada per il verso giusto.

A marzo il ministero delle Infrastrutture ha erogato una tranche di 2,37 milioni ma i fondi sono stati pignorati per dare risposte ai creditori del Consorzio. In quell’occasione da registrare l’impegno del vicepremier Matteo Salvini e c’è chi giura di aver assistito a un energico intervento nei confronti dei dirigenti del ministero: il ministro avrebbe anche in quell’occasione ribadito l’impegno a erogare i fondi per consentire che i lavori possano andare avanti come da programma. Il punto è proprio questo: è, secondo le imprese, la burocrazia ministeriale a bloccare o rallentare tutto, soprattutto quando si tratta di valutare la congruità delle somme da erogare. «Purtroppo la burocrazia non blocca le opere pubbliche soltanto nella fase che precede le aggiudicazioni, ma anche dopo – dice Santo Cutrone, presidente regionale di Ance Sicilia –. Quello del completamento della Siracusa-Gela è un caso tutto pirandelliano: opera attesa da cinquant’anni, finalmente trasformata in cantiere, vede ora l’impresa Cosedil costretta a fermarsi. È un corto circuito fra istituzioni, frutto di una rigida applicazione di norme che non considera le gravi conseguenze di questi atti su decine di imprese coinvolte, quella responsabile dell’opera e quelle dell'indotto e delle forniture, e su centinaia di lavoratori e famiglie».

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