Regioni

Pnrr, a rischio il piano da 330 milioni di euro per oltre 8 milioni di nuovi alberi

Corte dei Conti: per rispettare la scadenza piantati semi invece di alberi; il ministero dell'Ambiente chieda un chiarimento a Bruxelles. Durante i controlli scoperti alberi piantati già secchi

di Massimo Frontera

Quando la volontà e l'impegno per attuare il Pnrr nel rispetto dei tempi non bastano, serve un po' di creatività. Una creatività a volte molto "border line". La questione riguarda la misura dedicata alla "tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano", finanziata con 330 milioni di euro. Misura che riunisce due distinti programmi. Il primo è quello già avviato nelle 14 aree metropolitane per la messa a dimora di 1,65 milioni di alberi entro il 31 dicembre 2022. Poi c'è il nuovo e più ambizioso programma, che prevede la piantumazione di ulteriori 6,6 milioni di alberi entro il 2024 nelle aree extraurbane. Ad accendere un faro sull'attuazione di questa misura è la Corte dei Conti che, nella delibera n.8/2023/CCC pubblicata il 21 marzo, ha messo in fila una serie di criticità e dubbi che potrebbero compromettere il raggiungimento dei target entro le scadenze, e ha invitato l'amministrazione centrale competente - il ministero dell'Ambiente - a chiedere un chiarimento alla Commissione Ue circa l'interpretazione "creativa" delle regole del piano.

«Le criticità riscontrate dalla Corte - si legge nella delibera - riguardano sia i progetti già finanziati con risorse nazionali e poi confluiti nel Pnrr (i "progetti in essere") - per i quali sono stati riscontrati ritardi nella piantumazione degli alberi, oltre all'inefficacia della loro messa a dimora, con piante rinvenute, in alcuni casi, già secche - sia i progetti cosiddetti "nuovi", per i quali la piantumazione è risultata appena avviata». I soggetti attuatori devono aver pensato che la priorità del piano è piantare alberi; se l'albero è vivo è meglio, se è secco va bene lo stesso. Ma la vera creatività è stata messa in campo con un altro escamotage per rispettare la scadenza (trascorsa) del 31 dicembre 2022.

«I controlli svolti dai Comandi territoriali dei Carabinieri - riferisce la Corte dei Conti - hanno rilevato che solo alcune Città metropolitane sono andate oltre la fase di progettazione e la quasi totalità di esse ha piantato in vivaio semplici semi, invece di collocare piante già cresciute nei luoghi prescelti». Invece di alberi, semi destinati a diventare alberi. Geniale. Va detto che la questione non è proprio un fulmine a ciel sereno. La delibera riferisce di interlocuzioni istituzionali dalle quali emerge che l'idea di utilizzare «semi finalizzati al rimboschimento» invece di alberi è stata proposta, quindi condivisa e discussa in seno alla cabina di regia, e infine assentita dal ministero e realizzata da 11 grandi città su 14.

Tuttavia, di fronte a questa interpretazione, la cui discussione trascende evidentemente nella filosofia, i magistrati si sono professati dubbiosi, invitando il ministero dell'Ambiente ha chiedere lumi all'Unione europea. «I magistrati contabili - si legge infatti - dubitando dell'effettiva equivalenza tra coltivazione dei semi e piantumazione di alberi già adulti hanno invitato - ai fini della corretta realizzazione del progetto - il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica ad acquisire un pronunciamento certo in materia da parte della Commissione Europea e a vigilare sia sulla corretta ed efficace esecuzione dei lavori in ogni Città interessata, sia sulla tempestiva attuazione delle fasi successive del Piano, per scongiurare ritardi in grado di pregiudicare il raggiungimento dell'obiettivo legato ai 6.600.000 alberi da piantare entro il 31 dicembre 2024».

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