Fisco e contabilità

Aiuto statale in due tempi per i grandi Comuni in crisi

Domani in Stato-Città la distribuzione dei primi 150 milioni sul 2021: 85 vanno a Napoli, il resto a Torino, Palermo e Reggio Calabria

di Gianni Trovati

Per i grandi Comuni in rosso l’aiuto sarà in due mosse. La prima, che attua un correttivo salito in corsa sulla legge di conversione del decreto fiscale, approda domani in conferenza Stato-Città per distribuire 150 milioni fra Napoli, Torino, Palermo e Reggio Calabria. Una platea analoga sarà oggetto del secondo intervento, che si sta facendo largo nei correttivi governativi alla legge di bilancio attesi in queste ore al Senato, e allungherà il sostegno statale in un’ottica pluriennale: in cambio però di un piano di riequilibrio per alzare le entrate, rilanciare la riscossione e riordinare le spese e le società partecipate.

Il problema da affrontare è quello riportato sul Sole 24 Ore di ieri. I grandi Comuni in difficoltà cumulano nei loro ultimi consuntivi cinque miliardi di disavanzo. Metà di questo mega-rosso è concentrato nei conti di Napoli, che ha chiuso il 2020 sotto lo zero per 2,47 miliardi. A Torino il disavanzo è di 888,4 milioni, seguita da Palermo con 622 milioni, Roma con 507, Reggio Calabria con 339 e Catania con 138 (in questo caso il rendiconto è quello del 2019).

Numeri da cardiopalma, che soprattutto per Napoli disegnano il quadro di un dissesto di fatto che la Corte dei conti avrebbe imposto da anni alla vecchia giunta De Magistris se non fosse stata fermata a più riprese dai vari governi nazionali (l’ultimo il Conte-2, che di fatto ha impedito per legge il dissesto del capoluogo partenopeo fino alle ultime amministrative).

Il neosindaco Gaetano Manfredi sapeva bene a che cosa andava incontro, al punto da subordinare la propria candidatura al «Patto per Napoli» proposto da Pd e Cinque Stelle e da minacciare fin dalle prime settimane le dimissioni in caso di mancato intervento. Il Patto giallo-rosso, che proponeva l’accollo statale del debito di Napoli sul “modello” di quanto fatto a Roma dieci anni fa, non vedrà la luce. Ma Palazzo Chigi e il Mef si sono messi all’opera comunque per un sostegno finanziario con l’obiettivo almeno di tamponare il maxi-rosso. Non solo per Napoli, però.

Il decreto di Mef e Viminale che domani otterrà il via libera della Stato-Città offre un primo aiuto, per aiutare a chiudere i conti di quest’anno. La somma, 150 milioni di euro, è riservata alle città in cui il disavanzo supera i 700 euro pro-capite anche dopo i vari interventi a favore dei Comuni in deficit strutturale avviati con il decreto Agosto del 2020 e rifinanziati con la legge di bilancio dell’anno scorso. Il parametro esclude Roma, dove il deficit 2020 supera di poco i 180 euro ad abitante, e limita l’intervento a Napoli, Torino, Palermo e Reggio Calabria. Al capoluogo partenopeo andranno 85,2 milioni, a Torino l’assegno sarà di 30,1, a Palermo saranno destinati 24,5 milioni e a Reggio Calabria 10,1.

Ma il confronto fra queste cifre e i numeri del deficit spiega bene che questo primo sostegno, con i fondi raccolti in extremis a fine anno, non è sufficiente. Di qui l’intervento più strutturale, articolato su dieci anni, che in pratica replicherà su misura di queste città i meccanismi del pre-dissesto: con un sostegno finanziario in cambio di un pacchetto di condizioni su entrate, spese, efficienza della riscossione e assetto amministrativo per riequilibrare i conti. Sperabilmente con più efficacia del pre-dissesto vero e proprio, inventato dal governo Monti nel 2012 per evitare i default comunali e imporre un riordino dei conti, che non ha funzionato granché: proprio Napoli, in pre-dissesto dal 2012 ma con bilanci in perenne agonia dopo aver mancato tutti gli obiettivi di risanamento, ne è la prova più plateale. Per questa ragione al Mef, con la regia della viceministra Laura Castelli che ha la delega alla finanza locale, si è lavorato a una riforma delle regole sui Comuni in crisi con l’obiettivo di arrivare a una cura su misura, città per città, con il coordinamento e il controllo di ministero e Corte dei conti. L’intervento anti-crisi in legge di bilancio potrebbe diventare un passo in avanti verso questo approdo.

Per Roma si è discusso invece dell’ennesima proroga della gestione commissariale sui vecchi debiti. Che potrebbe non approdare in manovra anche perché le norme permettono un cuscinetto temporale non breve fra la chiusura dell’organismo straordinario e il rientro in bilancio delle eventuali partite debitorie ancora non chiuse.

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