Regioni

Colpo d'acceleratore contro il rischio radon: 90 milioni per le contromisure

Il Dl anti infrazioni Ue mette a disposizione i fondi e fissa un termine di quattro mesi per trovare un accordo con le Regioni, che dovranno individuare le aree di intervento

di Massimo Frontera

L'obiettivo è chiaro ma le soluzioni edilizie necessarie a raggiungerlo andranno trovate. Intanto però il contrasto ai rischi di eccessiva concentrazione di radon vede una forte accelerazione. Il governo - sotto il pungolo di Bruxelles - si è infatti deciso ad affrontare una serie di questioni aperte utilizzando la decretazione d'urgenza. Nel decreto legge approvato dal Cdm lo scorso 7 giugno viene aggredita, tra le altre cose, anche la questione dei rischi legati alla presenza di radon nelle case, e più in generale negli edifici, inclusi ovviamente i luoghi di lavoro. Questo gas naturale radioattivo è presente in territorio montano e vulcanico e finisce per essere assorbito dall'organismo attraverso il particolato.

Raramente in Italia (anche per l'assenza di centrali nucleari), la discussione sul rischio radon ha portato a misure come quelle che - con maggiore giustificata urgenza - sono state adottate per contrastare il rischio asbesto. Essendo il radon un gas radioattivo le misure per affrontarne i rischi e la sua gestione ricadono sotto le norme comunitarie sulle radiazioni ionizzanti. Il testo di riferimento è la direttiva 2013/59/Euratom, che l'Italia ha recepito solo con il Dlgs 101/2020, entrato in vigore nel gennaio 2023 (in ritardo rispetto al termine del 2018). Cosa che non ha risparmiato all'Italia una condanna per inadempienza, arrivata al termine di tutta la normale trafila di sollecito avviata da Bruxelles per la messa in regola.

L'accelerazione impressa dal governo mira alla «adozione di interventi di prevenzione e riduzione della concentrazione del radon indoor e per una efficace compatibilità delle misure di efficientamento energetico con i programmi di qualità dell'aria negli ambienti chiusi e con gli interventi di prevenzione e riduzione della concentrazione». La soluzione passa anche per una "mappatura" delle aree interessate. Mappatura già prevista dal Dlgs 101, sia pure con una tempistica abbastanza rilassata: un anno (cioè gennaio 2024) per il piano nazionale su criteri, regole e strategie e altri due anni per la mappatura di dettaglio a cura delle Regioni, finalizzata all'intervento. La bozza del decreto legge approvato il 7 giugno prevede invece tempi molto più brevi per arrivare a un accordo con le regioni e, soprattutto, mette a disposizione le risorse: 10 milioni per ciascun anno dal 2023 al 2031, per complessivi 90 milioni.

L'apposito fondo previsto dal decreto legge, si legge nel testo, «è assegnato alle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano sulla base dell'individuazione delle aree prioritarie, di cui all'articolo 11 del decreto legislativo n.101 del 2020, con uno o più decreti del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto».

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