Appalti

Restauri, l'Art bonus supera i 200 milioni

di Antonello Cherchi

Il mecenatismo prende sempre più piede. Lo dimostrano le cifre dell’Art bonus - la detrazione fiscale del 65% per chi sostiene la cultura, che ha superato la soglia dei 200 milioni di euro - e lo conferma la seconda edizione dei Corporate art awards, i premi alle imprese che aiutano l’arte, assegnati ieri a Roma, dopo una selezione di 80 aziende e 20 istituzioni di 18 Paesi.

I due fronti spesso convergono, perché tra le imprese che hanno ottenuto il riconoscimento ci sono anche quelle che hanno utilizzato l’Art bonus. È il caso di Assicurazioni Generali e di Ferragamo, che facendo leva sull’incentivo fiscale hanno dato il via al restauro, rispettivamente, dei Giardini reali a Vcnezia e della Fontana del Nettuno, in piazza della Signoria a Firenze.

A questi due mecenati se ne aggiungono diversi altri, tutti premiati ieri nel corso dei Corporate art awards, iniziativa inserita nella settimana della cultura di impresa promossa da Confindustria e che si è svolta in due tempi: si è aperto con la presentazione delle eccellenze del mecenatismo presso il ministero dei Beni culturali, alla presenza del ministro Dario Franceschini, e successivamente una delegazione si è trasferita al Quirinale per illustrare l’evento al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Insieme alle Generali e Ferragamo sono stati premiati, tra gli altri, Banca Intesa, alla quale è stato assegnato il riconoscimento “Mecenate del XXI secolo”, la Fondazione Tim per il restauro del Mausoleo di Augusto a Roma, la Fiat per la celebrazione dei 60 anni di Fiat 500 al MoMa di New York, l’Enel per il progetto di illuminazione artistica a livello internazionale, Poste italiane per aver impreziosito con opere della street art venti uffici postali, American Express per l’intervento sull’Arco di Giano a Roma.

Alle imprese quest’anno si sono aggiunge anche le istituzioni. Tra i premiati ci sono il Parlamento europeo, il ministero degli Esteri, la Banca d’Italia, l’Abi, le Nazioni Unite, la Fao, la Camera dei deputati, la Banca europea degli investimenti.

Altra novità è stata l’istituzione del premio per la piccola e media impresa, ideato con il supporto di Confindustria, per dare visibilità agli imprenditori che investono in progetti di recupero di opere legate al territorio. Come è stato, per esempio, per il premio attribuito alla Fondazione Lungarotti per il polo museale specializzato in viticoltura o per quello assegnato al gruppo Otb per il restauro del ponte di Rialto a Venezia.

I progetti di restauro e valorizzazione di beni sul territorio sono tra quelli che spesso richiamano l’Art bonus. Anche perché tra i 6.345 mecenati che dal 2014 - anno di debutto dello sconto fiscale - a oggi hanno fatto ricorso all’agevolazione per la cultura, oltre la metà sono presone fisiche. Con l’Art bonus, infatti, è stato introdotto anche nel nostro Paese il micromecenatismo, cioè la possibilità per i cittadini di sostenere l’arte e ottenere uno sconto sulle tasse da pagare.

I 200 milioni di euro finora raccolti, però, arrivano soprattutto dalle imprese e dalle Fondazioni, che insieme sono riusciti a mettere insieme più del 95% dei contributi, grazie ai quali si sono potuti mettere in campo gran parte dei 1.323 interventi a favore del patrimonio.

La regione più generosa è la Lombardia, con 72,8 milioni di euro, seguita dal Veneto (30,3) e il Piemonte (28,1). L’Art bonus ha, invece, fatto meno presa al Sud.

«Bisogna superare questo divario - ha commentato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, nel corso dei Corporate art awards - e spero che le grandi imprese decidano di scegliere l’Art bonus anche nel Mezzogiorno. Siamo, però, agli inizi di un percorso. Ci vuole tempo e in questo senso diventa importante premiare il gesto di quanti aiutano la cultura, che servono da stimolo per gli altri».

«Se molto resta da fare (soprattutto per incentivare una più estesa partecipazione), si deve riconoscere la portata innovativa di questa leva fiscale, che consente di dare nuovo ossigeno alle risorse per la cultura», ha affermato Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, che a proposito dei premi al mecenatismo ha avuto modo di sottolineare come rappresentino «un’occasione per dimostrare che è possibile operare le indispensabili cuciture tra impresa, cultura e società, sapendo che questa unione genera progresso, sviluppo e innovazione per il Paese».

Concetto ripreso dall’imprenditrice Pina Amarelli, del gruppo tecnico cultura e sviluppo di Confindustria: «Le aziende hanno un ruolo pubblico con un forte impatto sulla società. Da qui l’impegno degli imprenditori sul versante culturale, perché senza cultura non si fa impresa».

E Luca Desiata, docente di corporate art alla Luiss business school e “regista” dei Corporate art awards, ha voluto rimarcare che «a distanza di cinque secoli dalla Firenze dei Medici, l’Italia torna oggi capitale mondiale del mecenatismo»

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