Imprese

Tav/1, gli industriali: «Senza Torino-Lione tutto il Nord Ovest sarà marginale»

immagine non disponibile

di Filomena Greco

All’appello degli industriali hanno risposto in tanti, nonostante lo scarso preavviso. Per dire che al Piemonte la Torino-Lione serve. Serve per recuperare il gap di crescita rispetto alle altre regioni del Nord Italia, serve per giocare un ruolo nel sistema dei trasporti e della logistica europea dei prossimi anni. E poche ore dopo l’iniziativa organizzata a Torino, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli torna sul tema, per assicurare che l’aggiornamento sui costi-benefici arriverà nell’arco di qualche mese. «Se i costi saranno inferiori ai benefici, la faremo, altrimenti no» ha ribadito il ministro che in risposta alla proposta del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino per un referendum, chiede pazienza: «Stiamo facendo le cose come devono essere fatte».

Intanto gli industriali piemontesi battono i pugni. «Fermare i lavori è una richiesta irrituale e illegittima – dice Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte – non è possibile gestire la cosa attraverso post e tweet, quando gia si stanno assegnando i bandi di gara». Il tema è tutto politico, va da sé, ma vista da Torino la rilevanda economica del dossier Tav resta in primo piano. «L’interscambio tra Italia ed Europa occidentale – aggiunge Ravanelli – è stato di 175 miliardi nel 2017, con un attivo commerciale di 45 mld». Il timore del mondo industriale è l’isolamento e la marginalità di questa parte d’Italia, un allarme che coinvolge tanto l’Av quanto il completamento della Asti-Cuneo. «Il Piemonte può diventare un binario morto o un crocevia, grazie alla prossimità con il terzo valico» richiama Dario Gallina a capo degli industriali di Torino. Il punto, ribadiscono da via Fanti «non è solo capire quanto costa interrompere i lavori ma ribadire che si tratta di una scelta strategica per il futuro». Cruciale come la realizzazione dei valichi alpini nell’Ottocento o della rete autostradale, a partire dagli anni Cinquanta. In prima linea il mondo delle costruzioni, parte del sindacato, con la Cgil che prende le distanze, e gli eletti piemontesi, Lega compresa, mentre il presidente del Collegio costruttori di Torino, Antonio Mattio, ricorda: «Bloccare la Tav, oltre che determinare lo spreco di risorse già stanziate, potrebbe portare l’Italia alla messa in mora da parte dell’Ue, che finanzia l’opera al 40%».

In mattinata anche il ministro Luigi Di Maio non aveva escluso la possibilità di un referendum per la Tav, precisando: «Noi siamo più avanti e abbiamo scritto nel contratto che la Tav va integralmente ridiscussa». Il referendum consultivo, aveva suggerito Chiamparino, «potrebbe essere lo strumento adatto per far sentire l’opinione di tutti i cittadini e far capire che il Tav non interessa solo il mondo dell’economia, ma la nostra comunità nella sua interezza».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©