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Cantieri, subito +20% dei prezzi ma restano fuori le multiutilities

Il Dl Aiuti: primo adeguamento automatico e immediato dei costi, poi revisione entro luglio, ma la norma vale solo per il 2022. Senza paracadute chi lavora con stazioni appaltanti con prezzari propri

di Giorgio Santilli

Il paracadute antirincari nei cantieri per il 2022 vale anche per i lavori dei general contractor delle opere in corso del gruppo Fs e Anas, che incassano un 20% secco di incremento sulle lavorazioni eseguite e contabilizzate, ma non si aprirà per chi lavora con stazioni appaltanti che hanno propri prezzari diversi da quelli regionali, come per esempio numerose società multiutilities. Nel sofferto testo finale dell'articolo 26 del decreto legge aiuti è infatti definitivamente saltato, al comma 12, il riferimento «agli altri soggetti non tenuti all'obbligo di osservanza» dei prezzari regionali. L'obbligo di adeguamento dei prezzari entro luglio vale invece per il gruppo Fs e Anas che per altro stanno già provvedendo. Questa è la parte più spigolosa, quella che porterà più strascichi, del tira e molla delle ultime ore sull'articolo 26. Per il resto, la sostanza del meccanismo resta quella della prima ora.

I fondi sono due. Quello per fronteggiare i rincari delle opere in corso è affidato al Mims ed è stato incrementato con questo decreto di 2,55 miliardi, per arrivare a un totale di 3.020 milioni.Il fondo Mims integrerà le risorse delle stazioni appaltanti che non riusciranno a coprire gli aumenti con le risorse "interne" dell'opera o altre risorse proprie. Il costo da coprire sarà la differenza fra il vecchio costo e il nuovo costo calcolato dopo l'adeguamento dei prezzari.L'aggiornamento dei prezzari regionali dovrà avvenire entro il 31 luglio 2022 rispetto ai prezzi fissati al 31 dicembre 2021 (già questa base di calcolo richiede un primo aggiornamento dei prezzari regionali, spesso fermi da mesi o da anni). In attesa di questo «aggiornamento infrannuale», le stazioni appaltanti dovranno comunque incrementare i prezzi della singola opera fino al 20%. Una sorta di acconto che dovrà essere poi saldato in base agli aumenti effettivi dei prezzari regionali. Il meccanismo è relativamente semplice e vale per il solo 2022, ma consente certamente un'iniezione di fiducia per gli appaltatori, onde evitare il blocco delle opere in corso. Vale per tutte le opere senza distinzioni.

Il secondo fondo è invece gestito dal Mef e riguarda le opere che devono essere ancora messe in gara o affidate, per adeguare i costi previsti nel quadro economico dell'opera con i nuovi prezzari. Questo fondo potrà contare su 7,5 miliardi fino al 2026 ed è un fondo nato e pensato in primis per le opere del Pnrr. Su questa parte la versione pubblicata in Gazzetta ufficiale riserva altre novità, imposte dalla Ragioneria nell'ultimo passaggio della bollinatura. In particolare, è stato riscritto il comma 7 con una duplice finalità di chiarezza. Da una parte si è dettagliato proprio l'elenco dei lavori ammissibili a questo fondo, che si era andato allargando nelle diverse bozze del decreto. La pulitura della Ragioneria porta a un elenco composto dai lavori del Pnrr e del Fondo nazionale complementare, dalle opere affidate ai commissari sbloccacantieri, dagli interventi del Giubileo 2025, dei Giochi olimpici di Cortina, dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026. Dall'altra parte la Ragioneria e il Mef hanno meglio definito i contenuti del decreto del presidente del Consiglio (potranno essere anche più decreti) con cui devono essere adottati i criteri di accesso al fondo. In particolare il decreto dovrà fissare il termine per la presentazione delle istanze di finanziamento, mentre le assegnazioni avverranno «sulla base del cronoprogramma procedurale e finanziario degli interventi». Nessun automatismo, dunque, e maggiore voce in capitolo del Mef nell'accesso ai fondi.

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