Urbanistica

La scommessa del dibattito pubblico: opere più democratiche (e più veloci)

Il ministro Giovannini: occorre restituire un ruolo da protagonisti ai cittadini

di Giorgio Santilli

«Le trasformazioni in atto nel nostro Paese ci impongono di restituire un ruolo da protagonista ai cittadini. Il dibattito pubblico aiuterà le istituzioni a decidere meglio gli investimenti e anche più rapidamente di quanto accaduto finora». Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha rilanciato ieri il ruolo del dibattito pubblico nel tentativo di «democratizzazione» delle opere pubbliche in Italia. Significativo che fra i più entusiasti dello strumento, almeno nella dichiarazione di ieri, vi sia Vera Fiorani, amministratrice delegata di Rfi, la società che certamente oggi ha più progetti in corso di elaborazione e approvazione (nel Pnrr e non solo) e sarà la prima ad adire la nuova procedura con la circonvallazione di Trento. «Da qui a dicembre – ha detto Fiorani - importantissimi progetti ferroviari saranno sottoposti al dibattito pubblico di fronte al quale ci poniamo in maniera costruttiva, per poter dare eventualmente seguito a tutti quei miglioramenti che si riterranno utili a beneficio della collettività».

Il seminario al Mims, voluto dalla presidente della commissione nazionale sul debito pubblico, Caterina Cittadino, ha fatto il punto anche sullo stato dell’arte: è previsto un regolamento interno alla Commissione che agevoli la sua operatività e definisca il profilo tecnico della figura del coordinatore del dibattito pubblico. Cittadino ha sottolineato «l’utilità di questo organismo, soprattutto per le grandi opere: servirà a fare scelte ponderate che ne migliorino la qualità e a eliminare tanti contenziosi che finora hanno rappresentato il principale motivo di ritardi nella realizzazione delle opere di questo Paese».

Giuseppe Catalano, coordinatore della struttura tecnica di missione del Mims, ha insistito sulla « rivoluzione copernicana che mette al centro il consenso democratico sulle opere, consentendo di intervenire in tempo utile sulle debolezze progettuali». Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei lavori Pubblici dal canto suo, ha messo qualche paletto. «È fondamentale per raccogliere il consenso sociale su un’opera, ma non deve diventare un dibattito tecnico». Prerogativa - dice Sessa - che resta nelle competenze del Consiglio superiore. O nel comitato speciale che deve essere nominato a breve e sarà la vera stanza di compensazione dei conflitti sui progetti del Pnrr.

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