Fisco e contabilità

Comuni, contro i default servono 2,7 miliardi

La copertura dell'extradeficit sulle anticipazioni richiede oltre 900 milioni per tre anni

di Gianni Trovati

Oltre 900 milioni all’anno per tre anni». I sindaci riassumono in questi termini il conto presentato ai bilanci di 1.400 Comuni dall’illegittimità costituzionale che ha travolto il calendario trentennale previsto dalle norme per ripianare i deficit prodotti dalle anticipazioni sblocca-pagamenti. La cifra si confronta con i 500 milioni messi a disposizione, per il solo 2021, dal decreto sostegni-bis; che rischiano di tradursi in una spesa significativa ma largamente insufficiente a evitare il dissesto di centinaia di Comuni.

Il rischio default alla vigilia della chiusura di rendiconti e preventivi (rinviati al 31 luglio per gli enti interessati dalla sentenza 80/2021 della Consulta) e delle elezioni amministrative d’autunno in oltre mille Comuni domina inevitabilmente la scena nell’audizione Anci in commissione Bilancio alla Camera sul Dl 73 che pure, come riconosciuto dal delegato dell’Associazione alla finanza locale Alessandro Canelli (sindaco di Novara), offre anche buone notizie agli enti locali come il fondo da 600 milioni per gli sconti Tari o i 500 milioni per gli aiuti alle famiglie più povere.

Il mezzo miliardo anti-default ha sostituito in corsa l’ipotesi di riaprire in via interpretativa il ripiano in 30 anni per l’extradeficit da anticipazioni, che però sarebbe andata in direzione opposta a quella indicata dalla Corte. Il nuovo fondo presenta però almeno tre problemi. Nei calcoli dei sindaci aiuta in tutto 322 Comuni, lasciando fuori dal proprio raggio d’azione circa 500 enti a concreto rischio di dissesto (180 dei quali già in disavanzo prima della sentenza). A questa platea ristretta offre un assegno pari al 60% della voragine aperta dall’illegittimità costituzionale delle vecchie norme; e siccome i Comuni “aiutati” sono quelli in condizioni più difficili, nei quali la copertura dell’extradeficit vale più del 10% delle entrate correnti di un anno, non è chiaro come riusciranno a rimediare l’altro 40%. Il fondo, poi, prosciuga le risorse inizialmente destinate agli enti in deficit strutturale, che rimangono quindi privi di aiuti aggiuntivi.

La strada per un intervento più strutturale non è chiusa, anche perché la politica lo chiede in modo unanime, in una partita che intreccia il salva-Napoli ipotizzato dal «patto» Pd-M5S sulla città per scaricare sulla fiscalità generale il debito partenopeo. Il ministro dell’Economia ha sparso cautela perché il rischio di un’altra norma incostituzionale sullo stesso tema (sarebbe la terza) è da evitare. Ma i sindaci fissano un principio: non possono essere i Comuni e Province (sono 9 quelle colpite, calcola l’Upi) a pagare la “colpa” di aver applicato una legge dello Stato.

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