Amministratori

Verso le amministrative - Napoli, la grande incompiuta. Ora una svolta per la normalità

Dalla riqualificazione urbana di periferie e centro storico ai trasporti, ai rifiuti dopo decenni non ancora realizzati. Resta il nodo risanamento del debito del Comune e piano di rientro

di Vera Viola

La sfida è da far tremare i polsi: assumere la guida della città dopo una lunga sequenza di esperienze politico amministrative che, forse erano anche partite bene, ma sono finite male. Mentre Napoli resta imprigionata in problemi ormai cronici.

Certo, l’esperienza a guida De Magistris ha dato slancio al turismo, ma sull’onda di una riscoperta dell’Italia intera da parte di visitatori stranieri e grazie all’economia digitale. Ma anche il turismo non è stato governato, cosicché il centro storico si è affollato a scapito della vivibilità. Poi il Covid ha cancellato tutto e solo nel 2021 la città è ripartita. Oggi si respira tanta energia, fibrillazione, voglia di ripartire. E i cittadini cercano una guida all’altezza del compito.

Restano nell’agenda dei nuovi candidati a sindaco i temi forti che contrassegnano il dibattito cittadino da almeno un ventennio: sicurezza, grandi progetti, trasporti, rifiuti. Ritorna, infatti, anche la questione rifiuti, solo in parte risolta, con una raccolta differenziata al 36% (sfumato per ora l’obiettivo del 70%), per lo più tenuta sotto controllo dal termovalorizzatore di Acerra gestito da A2A, proprio quello che ai tempi della grave emergenza fu oggetto di numerosi processi.

Napoli si presenta come una grande incompiuta. Lo è la Metropolitana dell’arte, fiore all’occhiello della città, con le sue stazioni “più belle” del mondo. Ma la rete è incompiuta poiché con lavori partiti nel ’93, a fronte di 15 stazioni attive ce ne sono altre in costruzione. Incompiuta è la riqualificazione di Bagnoli, lo è quella di Napoli Orientale. Il recupero del centro storico, altro grande progetto finanziato dalla Ue e trasferito da una programmazione a quella successiva, eternamente con la spada di Damocle della revoca dei fondi.

E non è tutto, poiché non tutte le incompiute sono tali per esclusiva responsabilità del Comune. Lo è la Zes che non trova cornice normativa e governance adatti in tutto il Sud. Sono incompiute le aree industriali, ancora carenti di servizi.

Napoli è la città che figura al 90esimo posto in Italia per Pil procapite, con un tasso di disoccupazione al 22,5% e al 55% per quello giovanile. È una delle città con il maggior numero di percettori di reddito di cittadinanza e con il minor numero di essi che ha avuto un contratto di lavoro. Grandi sacche di disoccupazione e di povertà si raccolgono soprattutto nelle periferie. A questi ceti il terzo settore ha dato risposte con ricette e strategie oggi modello anche in altri Paesi.

Ma come far ripartire i cantieri e progettare il futuro per cogliere le occasioni offerte dalle risorse del Pnrr che destina a Napoli circa 200 milioni? Come farlo con una macchina amministrativa impoverita da anni di austerità e con un bilancio, da pochi giorni approvato, che richiede un piano di rientro da lacrime e sangue.

Gli industriali di Napoli in un documento programmatico consegnato ai candidati a sindaco pongono l’accento sulle priorità per creare – ribadiscono da tempo – una città quantomeno “normale” e pongono l’accento sull’attuazione della città metropolitana. Il porto, a esempio – sottolinea il documento dell’Unione industriali guidata da Maurizio Manfellotto – «costituisce la prima azienda cittadina, producendo circa il 15% del Pil regionale. Il golfo di Napoli, con oltre 8 milioni di passeggeri all’anno, è il secondo per traffico al mondo dopo Bangkok. Ma lo stesso porto ogni anno rifiuta circa 40 navi da crociera per mancanza di spazi».

E poi trasporti, riqualificazione urbana e sicurezza sono i punti su cui via via tutte le categorie che hanno incontrato i candidati hanno posto l’accento. Quello del trasporto pubblico, in Campania, è diventato un vulnus: è – dicono – come se non ci fosse.

Grandi opportunità da valorizzare sono le cinque università dell’area metropolitana e il ben noto polo di San Giovanni a Teduccio della Federico II, per buona parte creatura di Gaetano Manfredi, che, avendo attirato Apple, (ha appena rinnovato il suo impegno fino al 2025), ha potuto ospitare altre 9 importanti academy.

Oggi è in corso un ampliamento per fare della cittadella delle competenze anche una fucina di creatività internazionale. E una iniziativa analoga è prevista a Scampia. Dalla periferia può partire la rivincita di Napol

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