Fisco e contabilità

Fondi di coesione, nuove risorse alle regioni solo dopo il check up sul 2014/20

Dieci verifiche concluse nel 2022: in nove casi stilate raccomandazioni specifiche

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Sui Pnrr si accendono anche i riflettori dell’Agenzia antifrode dell’Unione europea. L’Autorità ha annunciato ieri di aver aperto «una serie di indagini» sulla gestione dei fondi dei Piani nazionali di «alcuni Paesi membri», senza indicare però la lista degli Stati interessati. La classifica dei Paesi è stata invece precisata per quel che riguarda il ventaglio delle inchieste concluse nel corso del 2022; e vede l’Italia al secondo posto nel panorama dell’Unione con 10 indagini che in nove casi si sono concluse con raccomandazioni specifiche alle autorità nazionali competenti. Il dato sulle raccomandazioni pareggia quello dell’Ungheria, che invece è primatista continentale per il numero complessivo di indagini con 15 procedure chiuse lo scorso anno.

Le inchieste legate al Pnrr, si diceva, non indicano esplicitamente vicende italiane, anche se il peso del Pnrr di Roma (con la terza rata in arrivo totalizzerà il 60% dei fondi Ngeu distribuiti fin qui nell’Unione) lo rende protagonista sulla scena comunitaria. E va aggiunto che gli eventuali «casi specifici» passati al setaccio dall’Agenzia antifrode nulla c’entrano sul piano tecnico con le nuove norme sui controlli della Corte dei conti: perché le frodi presuppongono il dolo, che resta escluso dallo scudo erariale relativo alla colpa grave in via di proroga con la legge di conversione del decreto Pa, e interessano prima di tutto le Procure della Repubblica.

Sul piano politico, però, molte distinzioni rischiano di perdersi e tutto si tiene in una polemica sui controlli che fatica a raffreddarsi. Ieri sul tema è tornato lo stesso ministro per il Pnrr Raffaele Fitto, che in un post su Facebook ha parlato di «un dibattito surreale» e ha rimesso in fila per l’ennesima volta tutti i passaggi normativi per certificare la continuità fra le nuove regole e le decisioni del Governo D raghi. A sostenere la tesi è intervenuto anche l’ex ministro per la Pa Renato Brunetta, padre nel 2009 della norma sul controllo concomitante a lungo rimasto in parcheggio prima del decollo con il Pnrr e ora escluso proprio dagli investimenti del Piano, e anche fra gli autori principali del Dl 77/2021 sulla governance del Piano. Questo secondo decreto, spiega l’attuale presidente del Cnel, prende atto che le condizioni erano cambiate, il quadro non era più quello del 2020. Il famoso controllo concomitante doveva essere quindi sostituito da un controllo successivo.

Intanto ieri Fitto, che ieri ha ultimato i lavori della Relazione semestrale al Parlamento sul Pnrr, dopo gli ultimi incontri con i presidenti di Regione ha dettato l’agenda per la gestione dei fondi di coesione. «Appena conclusa l’analisi del ciclo di programmazione 2014-2020 saranno oggetto di condivisione i progetti di rilevanza strategica da finanziare per il periodo 2021/2027», ha spiegato il ministro in una nota, invocando dalle amministrazioni territoriali «una rapidità di riscontro» che «sarà garanzia di tempi brevi per la gestione degli accordi».

A differenza del passato, la distribuzione dei fondi sul territorio avverrà con una serie di delibere Cipes destinate a ogni singola Regione e non con una decisione complessiva.

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