Personale

Sud, incarichi Pnrr fermi al 35% dei fondi - Le istruzioni Anci sul nuovo reclutamento del personale

Brunetta: «Nel decreto Pnrr-2 l’attuazione della missione sulla riforma del pubblico impiego»

di Gianni Trovati

Risuona un altro allarme sulla scarsa reattività degli enti meridionali nella richiesta dei fondi Pnrr di cui hanno bisogno più degli altri. Lo accende l’agenzia per la Coesione, che dovrebbe smistare i fondi messi dal primo decreto Pnrr (il 152/2021) per gli incarichi a «professionisti e personale in possesso di alta specializzazione» destinato a rafforzare gli enti locali del Mezzogiorno nell’attuazione del Piano. L’agenzia lo farebbe volentieri. Se solo arrivassero le richieste. Che non arrivano. A cinque mesi dalla nascita del fondo le domande coprono solo il 35% dei 67 milioni a disposizione.

Il dato è emerso ieri nel corso di un confronto tra Funzione pubblica, Anci e l’Agenzia sulle regole per il reclutamento del personale pubblico appena riformate dal decreto Pnrr-2 (il 36/2022) ora al Senato.

Al tema l’Anci ha dedicato un nuovo quaderno operativo che in 86 pagine mette in fila le «procedure ordinarie e speciali» con cui le Pa possono radunare competenze e personale per il Pnrr. Ad animare il fitto lavoro di regia dell’Anci, che nel quaderno offre una dettagliata illustrazione delle nuove regole ma anche i moduli per i concorsi, i supporti tecnici e i regolamenti interni per le carriere riformate, è proprio l’obiettivo di contenere i rischi di una risposta scarsa da parte delle amministrazioni più in difficoltà. Rischi che il caso degli incarichi al Sud, dopo quelli di asili nido ed economica circolare, mostra in tutta la loro concretezza.

Tra le difficoltà in arrivo, poi, i Comuni puntano il dito contro i nuovi limiti generali a comandi e distacchi (25% dei posti non coperti con la mobilità) che per gli amministratori locali rischiano di inceppare gli uffici soprattutto negli enti in dissesto, ancora una volta concentrati a Sud, e in quelli più piccoli. Una risposta indiretta è arrivata dall’audizione che ieri il ministro per la Pa Renato Brunetta ha tenuto in Senato sul decreto 36. «Il Parlamento può migliorare le norme ma senza stravolgerne tempi e contenuti», ha detto Brunetta sottolineando che il decreto completa l’attuazione di una missione del Pnrr. «Comandi e distacchi vanno limitati al minimo - ha aggiunto - perché la pratica non è stata sempre usata per scopi nobilissimi».

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