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Corruzione, migliora la reputazione dell’Italia in attesa degli effetti della nuova legge

di Paolo Canaparo

Due giorni dopo l’entrata in vigore della Spazzacorrotti (legge 3/2019), lo scorso 31 gennaio Transparency international ha pubblicato il rapporto annuale sull’indice di percezione della corruzione nel settore pubblico, che fin dal 1995 è diventato l'indicatore globale più noto della corruzione, includendo ben 180 Paesi nel mondo. L’indice è indicato con un punteggio da zero (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto), sulla base di 13 sondaggi e valutazioni di esperti in materia. Più è alto il valore assegnato, minore è dunque la percezione della corruzione.

La classifica
Il corruption perceptions index per il 2018 vede l’Italia al 53esimo posto nel mondo, una sola posizione e due punti in più (52 su 100) rispetto all’anno precedente, ma comunque un miglioramento nella graduatoria con l’allontanamento dagli ultimi posti grazie alle innovazioni introdotte con la legge anticorruzione (legge 190/2012), anche se la lentezza della crescita sia dal punto di vista globale, sia europeo e l’esiguo incremento di punti evidenziano che lo sforzo non è statoi ancora sufficiente, rafforzando così le aspettative rispetto all'applicazione delle nuove misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione contenute nella legge approdata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 16 gennaio.

La lenta progressione dell’Italia
La rilevazione 2018 appena pubblicata non ha segnato sostanziali stravolgimenti nella graduatoria dei Paesi più virtuosi in tema di prevenzione della corruzione. Lo scenario mondiale mostra oltre due terzi dei Paesi analizzati con un punteggio inferiore a 50.
L’Italia registra un punteggio poco sopra tale punteggio: meglio di noi nazioni come Rwanda, Botswana, Costa Rica e Namibia. Dal 2012, anno in cui è entrata in vigore la legge Anticorruzione i punti guadagnati sono stati 10 punti e 19 le posizioni. L’Italia aveva, infatti, solo 42 punti ed era 72ª al mondo. Il momento più basso, però, era stato toccato nel 2011, quando il punteggio era sceso a 39 punti, mentre l’indice migliore (52 punti e 41esimo posto della classifica mondiale) lo avevamo realizzato nel 2007.
Negli ultimi sei anni, a ogni modo, solo venti Paesi hanno registrato un miglioramento significativo del loro punteggio e tra questi l'Italia ha fatto uno degli incrementi maggiori nella graduatoria di Trasparency international. Restiamo comunque lontano dai primi posti della classifica occupati dalla Danimarca, con 88 punti su 100, passata davanti alla Nuova Zelanda, prima nel 2017, con 87. A trainare la classifica mondiale dei virtuosi, come ogni anno, sono sempre i paesi del nord Europa. Promossi mediamente anche i paesi del G20, tra i quali quasi la metà supera abbondantemente la soglia della sufficienza. Gli Stati Uniti ottengono un punteggio di 71, il più basso da sette anni a questa parte.

Per ben sperare
La strategia nazionale anticorruzione ora può contare anche sulla legge Spazza-corrotti: un provvedimento che andrà valutato in base alla sua capacità di incidere concretamente nel Paese, tenuto conto anche delle difficoltà applicative emerse con la normativa anticorruzione e trasparenza del 2012.
Il fenomeno corruttivo va affrontato in maniera strutturale: il report di Trasparency evidenzia che negli anni scorsi l’Italia ha fatto progressi, ma molto resta da fare e non manca qualche rischio in prospettiva, dovuto a «un indebolimento delle istituzioni democratiche» e al «declino della cultura politica».

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