Acciaio su del 130% in 12 mesi: cantieri messi a rischio dalla fiammata dei prezzi in edilizia
INTERVENTO. «I fornitori hanno cominciato a non rispettare i contratti invocando «cause di forza maggiore»
Siamo tutti d'accordo che per mettere in sicurezza il territorio, manutenere il patrimonio esistente (scuole, viabilità, ospedali, ponti, gallerie, opere idrauliche …) e modernizzare il Paese rendendolo più connesso in maniera sostenibile, per tutto questo, occorre eseguire lavori, cioè attivare i cantieri. In aggiunta ai nuovi cantieri che verranno è però necessario consentire a quelli già aperti di non chiudere e continuare ad operare.
Or bene negli ultimi mesi si è verificato, peraltro su scala mondiale, un aumento improvviso e rilevante dei prezzi di diverse materie prime. Alcuni generi alimentari (riso, soia e frumento) sono ai valori massimi degli ultimi anni e ci dobbiamo chiedere, in generale, quanto questi aumenti incideranno sulla inflazione e sulle tasche dei consumatori.
In questa sede intendiamo portare alla attenzione del legislatore la imminente catastrofe che colpirà i cantieri edili/infrastrutture se non verranno adottati tempestivamente interventi correttivi.
Aumenti considerevoli delle materie prime hanno riguardato non solo il cobalto, il nickel, il manganese (utili quali componenti per le batterie del futuro) ma anche il petrolio, il rame, il polietilene, il ferro, la gomma, il legno. Diversi sono i fattori scatenanti, in primis la difficoltà di fare viaggiare le merci in un regime di pandemia tanto da incidere in maniera rilevante, ad esempio, sul costo di noleggio dei container.
L'aumento delle quotazioni dell'acciaio e dei prodotti siderurgici (come indicato nell'ultimo rapporto dell'Ocse di dicembre 2020) deriva da un improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina e questo rimbalzo della domanda ha innescato un effetto al rialzo sulle materie prime e su tutta la filiera dell'acciaio con conseguenze su tutto il mercato mondiale. Sono in atto pregiudizievoli fenomeni inflattivi e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, che stanno producendo straordinari incrementi dei prezzi di acquisto praticati dalle aziende fornitrici, nazionali ed estere.
Abbiamo a che fare non con ordinari aggiustamenti economici bensì di scostamenti, in un arco temporale molto concentrato, di oltre il 30/40 per cento.
In particolare ci riferiamo, all'eccezionale aumento del prezzo dell'acciaio che tra novembre 2020 e febbraio 2021 è aumentato del 130%. Una dinamica che, oltre ai prodotti siderurgici, si osserva anche in altri materiali di primaria importanza per l'edilizia, come, ad esempio, i polietileni che nello stesso periodo hanno mostrato incrementi superiori al 40% e con il petrolio oltre il 34 per cento.
In diversi casi le ditte fornitrici hanno comunicato agli acquirenti (imprese di costruzione) la impossibilità di rispettare le modalità contrattuali di consegna delle merci invocando i concetti di «causa di forza maggiore» e «risoluzione per eccessiva onerosità»proprio a causa del rilevante aumento dei prezzi. Quanto precede è di rilevanza così ampia da compromettere la regolare prosecuzione dei lavori affidati, si tratta, infatti, di incrementi che vanno ben oltre l'alea contrattuale, travalicando le normali fluttuazioni del mercato.
Purtroppo da tutti gli analisti economici è ipotizzato un outlook prossimo futuro in cui i dati sono in continua evoluzione ed il trend sembra destinato ad aumentare per i prossimi mesi.
Le imprese sono in forte sofferenza, quindi, perché tali incrementi, eccezionali e imprevedibili, si aggiungono alle già ingenti sofferenze finanziarie e patrimoniali dovute alle dinamiche disfunzionali di appalto connesse all'evento pandemico.
La normativa attuale non prevede, purtroppo, adeguati meccanismi di revisione prezzi; in tale contesto, quindi, i contratti non risultano più economicamente sostenibili, con il conseguente rischio di un "blocco" generalizzato degli appalti, nonostante gli sforzi fin qui messi in campo dalle imprese per far fronte agli impegni assunti.
Per tale ragione, si rende necessario un intervento urgente e straordinario da parte del Governo, attraverso il quale riconoscere gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti e ricondurre i rapporti negoziali nel perimetro dell'equilibrio sinallagmatico.
Anche diverse committenti hanno segnalato, ad esempio al Mims (già Mit), la gravità della fenomenologia sopra rappresentata nel timore di non riuscire a scongiurare un blocco generalizzato dei cantieri pubblici. Medesima preoccupazione grava anche sul mercato privato atteso che analoghe ripercussioni negative stanno subendo le principali forniture dei materiali maggiormente utilizzati.
Gli operatori, lo ribadiamo, sono pertanto esposti a costi non prevedibili né programmabili che vanno ben oltre ogni ipotizzabile alea contrattuale e/o normativa, poiché non si colloca nel quadro delle ordinarie oscillazioni dovute alle normali fluttuazioni del mercato, ma le travalica abnormemente. Tali costi si stanno cumulando alle già ingenti sofferenze finanziarie e patrimoniali derivanti dalle dinamiche disfunzionali di appalto connesse al sopravvenuto evento pandemico, che hanno determinato una scarsità di offerta dovuta alle ripetute chiusure, industriali e commerciali, in quasi tutta Europa e più in generale nel Mondo. Evento, questo, totalmente imprevedibile, eccezionale e straordinario in termini di durata, intensità e dimensione.
Come Ance evidenziamo, sotto un primo profilo, la necessità di ricondurre da parte delle committenti il rapporto negoziale nel perimetro dell'equilibrio sinallagmatico da attuare, secondo il principio di "buona fede" ex art. 1375 c.c., attraverso il riconoscimento dei maggiori costi che si troveranno a fronteggiare gli operatori economici.
Sotto diversa prospettazione occorre la adozione, da parte del legislatore, di un provvedimento di rango primario per consentire il recupero della anomalia sopra rappresentata che se non affrontata sin da subito determinerà, in aggiunta ai rallentamenti di produzione sin qui registrati, un progressivo blocco della produzione nei cantieri.
Occorrono provvedimenti tempestivi e concreti perché con gli slogan non riusciremo a tacitare le richieste delle industrie fornitrici.
(*) Vicepresidente Ance con delega ai lavori pubblici