Fisco e contabilità

Alla Consulta 2,4 miliardi di tagli ombra ai Comuni

Ieri ascoltati il Ragioniere generale e il presidente Ifel per spiegare le misure

di Gianni Trovati

Sui tavoli della Corte costituzionale arriva allo snodo decisivo un altro dossier che scotta sui conti degli enti locali. Ma dopo il colpo arrivato con l’illegittimità dei ripiani lunghi per i prestiti statali, su cui oltre 800 Comuni aspettano un salvagente dal decreto sostegni-bis, questa volta i sindaci puntano a buone notizie.

In discussione c’è un doppio giro di tagli-ombra realizzati dalle manovre degli ultimi anni a carico dei bilanci comunali. All’apparenza, le norme finite sotto esame non sono riduzioni di risorse, perché anzi si preoccupano di assegnare fondi ai Comuni. Ma la sostanza è quella di un taglio secco, perché gli importi sono inferiori a quelli, quantificati in via ufficiale da altre leggi dello Stato, che dovrebbero compensare. In gioco ci sono 2,43 miliardi cumulati negli anni fino al 2024.

Ieri i giudici costituzionali hanno ascoltato il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, e il presidente dell’Ifel, il sindaco di Novara Alessandro Canelli. Il primo è stato chiamato a illustrare i criteri che hanno guidato quelle decisioni, per chiarire se oltre al tira e molla che caratterizza ogni legge di bilancio a guidare le scelte sulle cifre sono intervenute anche analisi sulla sostenibilità finanziaria e sui fabbisogni degli enti. Il secondo ha dovuto chiarire i contraccolpi di quelle scelte sui bilanci comunali.

Il passaggio dalla teoria alla pratica aiuta a chiarire i termini molto concreti che si celano dietro al solito intrico di regole sulla finanza locale. Il primo punto riguarda la spending review temporanea imposta nel 2014 dal governo Renzi. Per finanziare un pezzo del bonus da 80 euro, il Dl 66 di quell’anno ha chiesto ai Comuni 563,4 milioni all’anno per il 2015-2018. Nel 2019 quella spending è «scaduta», ma nessuno ha messo mano alla reintegrazione del fondo di solidarietà comunale. Ci ha pensato la manovra per il 2020, con un rimborso progressivo che parte dai 100 milioni dell’anno scorso fino a raggiungere i 560 milioni solo nel 2024. Morale, fra 2020 e 2024 i Comuni ricevono 1,49 miliardi invece dei 2,8 tagliati senza base normativa, con una differenza quindi da 1,31 miliardi. Che sale a 1,873 considerando anche il 2019.

Il secondo conflitto di cifre riguarda le compensazioni per il gettito della Tasi venuto a mancare con l’ultima abolizione delle imposte sull’abitazione principale. Qui il costo a carico dei Comuni, scritto del decreto del Mef del 6 novembre 2014, è di 625 milioni. Ma nell’altalena normativa sono stati assicurati ai Comuni circa 185 milioni all’anno i meno. Nel 2020-2022, interessato dalla norma sotto esame alla Consulta, il “buco” è da 555 milioni (ma si allargherebbe a 1,11 miliardi considerando il 2017-19). In tutto, quindi, questa doppia partita costituzionale vale 2,43 miliardi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©