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Antisismica, l'intonaco diventa strutturale con la super-malta

di Mila Fiordalisi

Sarà la città di Brescia a testare sul campo, per la prima volta al mondo su un edificio reale, un intonaco strutturale ad alte prestazioni in grado di resistere alle sollecitazioni indotte da un terremoto. L'impiego della speciale malta fibrorinforzata è frutto del lavoro portato avanti dal team del Ditacam (Dipartimento di Ingegneria civile, architettura, territorio, ambiente e di matematica) dell'Università di Brescia nell'ambito del progetto Sismacomf che punta alla, riqualificazione degli edifici in muratura in chiave antisismica e contemporaneamente al miglioramento delle prestazioni energetiche.

Il 22 luglio scorso è stato tagliato il nastro dei nuovi spazi del Laboratorio Prove Materiali "Pietro Pisa" del Ditacam, oltre 1.100 metri quadrati inglobati nell'edificio esistente in cui è stato inserito un setto particolarmente rinforzato (strong wall) idoneo per l'esecuzione di particolari prove di laboratorio.
«Tra poche settimane, con le nuove attrezzature presenti in laboratorio, inizieranno le prove su un edificio in muratura», annuncia al nostro giornale il professor Giovanni Plizzari, docente di Tecnica delle Costruzioni all'ateneo bresciano nonché direttore del Ditacam. «Dopo anni ricerche su materiali e tecniche innovative per il rinforzo degli edifici esistenti, anche nell'ambito delle iniziative finanziate dalla ReLuis (Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica, ndr), siamo giunti a una fase importante: il progetto Simacomf focalizzerà infatti l'attenzione su una vera casa a due piani su cui saranno testati i benefici dell'innovativo intonaco sul comportamento globale dell'edificio. Stiamo quindi parlando di edifici residenziali (mono o bifamiliari) realizzati in laterizio che rappresentano una percentuale elevatissima del patrimonio edilizio esistente in Italia. E nel futuro facciamo conto di studiare anche il comportamento di edifici in muratura di pietra».

L'idea si basa sulla possibilità di sostituire l'intonaco esistente con un intonaco speciale fibrorinforzato su tutta la superficie esterna dell'edificio e, se servisse, anche su porzioni di superficie interna. «Dagli studi effettuati finora su pareti in laterizio di edifici in muratura da uno o due piani di altezza la tecnica risulta particolarmente efficace. La sperimentazione di Brescia chiarirà bene il comportamento di un intero edificio rinforzato con questi intonaci innovativi». La prova sul campo sarà possibile grazie alle risorse stanziate al 50% dall'Università di Brescia nell'ambito del piano strategico di ateneo "Health & Wealth" e per il restante 50% dall'azienda bresciana Tri srl che ha sviluppato il prodotto e insieme con l'ateneo sta portando avanti lo studio della sua applicabilità strutturale.

«La ricerca sugli intonaci fibrorinforzati è iniziata nel 2009 con le prime prove sui materiali - racconta Plizzari -. È poi proseguita nel corso del tempo con la caratterizzazione delle murature fino ad arrivare, negli ultimi due anni, alle numerose prove su pareti realizzate con diverse tipologie di laterizio. Ora siamo pronti per la prova sula casa reale a due piani, dopo le numerose simulazioni già effettuate per prevederne il comportamento».
Nell'evidenziare che la quasi totalità delle strutture e delle infrastrutture esistenti nel nostro Paese, non è stata progettata originariamente in chiave antisismica il docente dell'ateneo lombardo richiama l'attenzione sull'impossibilità di una soluzione univoca e soprattutto sull'importanza delle competenze.

«Il tema da affrontare - sottolinea Plizzari - è l'opportunità di intervenire con la tecnica più adeguata in funzione della tipologia dell'edificio, delle sue reali necessità e della pericolosità sismica del sito. Non si può nemmeno escludere che la scelta più conveniente sia quella di demolire e ricostruire l'edificio, quando questo è particolarmente debole. Il progettista dovrà anche considerare la possibilità che i fruitori dell'edificio debbano trovare una sistemazione temporanea altrove. Ma per individuare la migliore soluzione serve una particolare competenza e professionalità del progettista e del costruttore; è infatti molto più complesso intervenire sul costruito esistente rispetto alla realizzazione di una nuova costruzione».

Secondo il docente la scelta della riqualificazione deve essere la priorità: «Se possibile è meglio intervenire recuperando tutti i sottoservizi già disponibili e mantenere le persone nel loro borgo o la loro città». Anche perché l'offerta di mercato è ampia: «Ci sono nuovi materiali molto performanti in termini di resistenza e di duttilità, così come sono ben consolidate tecniche costruttive specifiche per resistere ai meccanismi di collasso che potrebbero attivarsi durante un terremoto. I tempi di intervento potrebbe essere brevi ma naturalmente dipendono dalle necessità dell'edificio, che sono diverse da caso a caso. Un bravo progettista può considerare tutti questi aspetti, a partire dalle necessità dei fruitori dell'edificio, e scegliere la tecnica e i tempi più opportuni».

Per l'utilizzo dei materiali di nuovissima generazione, come la malta fibroriforzata made in Brescia «serviranno però precisi passaggi normativi affinché gli stessi siano riconosciuti dalla Normativa tecnica per le costruzioni. Ci sono attività in corso al Consiglio superiore del lavori Pubblici e nelle principali normative internazionali». Ma quanto costa mettere in sicurezza un'abitazione? «In questi giorni ho sentito spesso parlare di euro al metro quadro per rinforzare gli edifici esistenti. Personalmente ritengo queste cifre sempre un po' azzardate perché tutto dipende molto dalla base di partenza, cioè dall'edificio esistente. Ci potrebbero essere edifici già ben concepiti e realizzati che quindi richiederebbero poche decine di euro al metro quadro. Ma soprattutto è importante che nell'ambito di interventi di riqualificazione energetica - conclude Plizzari - non ci si dimentichi della messa in sicurezza degli edifici altrimenti le spese sostenute dai proprietari sarebbero vanificati in caso di sisma».

Si avvicina il primo test per «strong wall», l'intonaco con malta fibro-rinforzata a scopo antisismico. Il nuovo materiale è il risultato di anni di ricerche da parte del Ditacam, il dipartimento di Ingegneria civile dell'Università di Brescia, nell'ambito del progetto Sismacomf (che punta alla, riqualificazione degli edifici in muratura in chiave antisismica e contemporaneamente al miglioramento delle prestazioni energetiche). Il test sarà condotto su un edificio abitativo di due piani in strutture a laterizio nei nuovi spazi del laboratorio Prove Materiali "Pietro Pisa" del Ditacam.
Sul fronte antisismica arriva anche una originale novità, ideata da una start up abruzzese: si tratta di un sistema che evita il blocco delle porte in caso di danneggiamenti a mura e telaio dovuto a scosse. Le indicazioni dell'Enea sugli interventi possibili per rafforzare le strutture di edifici esistenti.
Fiordalisi alle pagine II-III

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