Urbanistica

Arriva l'anagrafe degli abusi edilizi

Il ministro Giovannini fissa le regole per creare la banca dati nazionale delle violazioni prevista nel 2018

di Marco Mobili

Nella lotta al sommerso e agli illeciti sul mattone entra in gioco anche il ministero delle Infrastrutture. Ci sono voluti cinque anni prima che riuscisse a definire le regole per la creazione di una banca dati nazionale degli abusi edilizi (Bdnae). Un'anagrafe a tutti gli effetti alimentata dagli enti, dalle amministrazioni e da tutti quegli organi che oggi in Italia si occupano di abusivismo edilizio. L'obiettivo è quello di condividere le informazioni, metterle a sistema e scommettere sulla digitalizzazione per rilanciare il contrasto agli illeciti in edilizia. Non solo. Come prevedeva la legge di stabilità per il 2018 (legge n. 205 del 2017) le informazioni raccolte nella nuova banca dati consentiranno di attivare in favore dei comuni il cosiddetto "Fondo demolizioni", previsto sempre dalla legge del 2017 ma rimasto in attesa di attuazione.

Lo schema di decreto messo a punto dal ministro Enrico Giovannini a fine anno è arrivato sul tavolo della conferenza unificata proprio in virtù del fatto che per il funzionamento della nuova anagrafe degli illeciti edilizi è richiesta una forte cooperazione delle amministrazioni centrali interessate nonché delle Regioni e dei Comuni. Ci vorrà però ancora qualche giorno per trovare l'intesa visto che ieri la Regione Liguria ha chiesto un ulteriori approfondimento tecnico. Lo schema è comunque pronto. Come si legge nei suoi 8 articoli, per l'avvio della banca dati nazionale saranno inserite tutte le informazioni sugli immobili e le opere realizzate abusivamente e oggetto delle segnalazioni previste dal testo unico sull'edilizia. Si tratta, in particolare, dei dati raccolti e pubblicati mensilmente con l'affissione nell'albo comunale dei beni realizzati in assenza di qualsiasi autorizzazione a costruire e oggetto dei rapporti degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria.

Nella banca dati finiranno anche le ordinanze di sospensione. Trascorsi tre mesi dall'entrata in vigore del nuovo decreto Giovannini, le varie amministrazioni coinvolte (dall'Interno alla Giustizia, dalla Transizione ecologica alla Cultura, dalle Entrate alle Regioni e all'Anci) saranno chiamate a collaborare per strutturare le informazioni e renderle accessibili a tutti gli enti che si occupano di abusi. Anche in questo caso il nuovo decreto si muove già nel solco tracciato dal Parlamento con l'approvazione da parte della commissione di vigilanza sull'Anagrafe tributaria (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri) delle linee guida sull'interoperabilità delle banche dati. Per la condivisione delle informazioni, che sarà regolata da convenzioni, saranno comunque necessari non meno di 12 mesi dall'entrata in vigore delle convenzioni stesse.

Una volta avviata, la nuova Anagrafe sarà utilizzata per censire e mappare l'Italia degli abusi e gestire così la «sicurezza e la riqualificazione del territorio». Le informazioni della banca dati nazionale potranno essere utilizzate dalle altre amministrazioni anche per contrastare il sommerso. Si pensi alle Entrate che potrebbero recuperare indicazioni utili da poter incrociare con le visure aeree per individuare le cosiddette "case fantasma" o, viceversa, far confluire nella banca dati degli abusi le rilevazioni effettuate per portare a tassazione immobili sconosciuti a Comuni e Fisco. Inoltre, come accennato in precedenza, il dettaglio dei dati potrà agevolare la programmazione e il monitoraggio degli interventi di demolizione delle opere abusive da parte degli enti locali e la relativa gestione del Fondo.

Fondo che ha una dotazione di partenza e sarà gestito all'interno di una sezione della banca dati nazionale. Secondo la legge di Stabilità del 2018, le risorse per il fondo demolizioni sono di 10 milioni complessivi ripartiti in due anni, mentre per la realizzazione dell'Anagrafe degli abusi edilizi ci saranno 500mila euro.Il decreto, infine, detta le regole anche sul trattamento e la sicurezza dei dati nel rispetto dei principi di riservatezza imposti dalla Privacy. Il titolare del trattamento delle informazioni resta sempre il ministero delle Infrastrutture. Dati e documenti resi disponibili e accessibili inseriti dalle varie amministrazioni restano nella titolarità, responsabilità e gestione di questi stessi enti che ne assicurano la storicizzazione, l'aggiornamento e la qualità.

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