Il CommentoUrbanistica

Autorizzazioni ambientali, necessarie correzioni e progetti fatti meglio

INTERVENTO. Parla il presidente della Commissione Via

di Massimo Atelli(*)

Su Via e Vas, e quindi sull'attività svolta dalla Commissione nazionale alla cui guida sono subentrato da poche settimane a Luigi Boeri (che ha lasciato a fine 2020 per motivi di salute), è andata nel tempo crescendo l'idea che si tratti di uno dei fattori di freno allo sviluppo della nostra economia, a base, essenzialmente, di No e di lungaggini procedurali.Va detto che criticità ci sono, ma occorre guardare meglio dentro la realtà del fenomeno per cogliere problemi e soluzioni. Alla vigilia di un passaggio che ha dell'epocale, come quello del Recovery (specie per ciò che, ai fini Via e Vas, attiene a infrastrutturazione e transizione energetica), può quindi essere utile chiarire meglio questo punto, anche per capire se occorrono interventi drastici o, piuttosto, misure mirate e selettive. Va detto che i No ci sono, ma, nel reale, si attestano da tempo su circa il 10% dei casi. Quanto alle lungaggini procedurali, in parte sono apparentemente tali, in altra parte sono invece effettive, ma dipendono da fattori ben precisi (e ovviabili). Riguardo alle lungaggini apparenti, una parte importante dipende dalla presentazione di progetti sin dal principio "problematici". Non tanto perché semplicemente di qualità inferiore alle attese, ma perché addirittura con importanti carenze strutturali, rispetto alle previsioni di legge.

In questi casi, l'alternativa è tra fare un'applicazione letterale e un po' formalistica della legge, con uno "stop alla partenza" (senza quindi neppure far partire il countdown della tempistica legale, sinché il progetto non raggiunga un accettabile stadio di completezza), oppure, invece, farsi in certa misura carico delle attese del Paese - laddove, beninteso, un buon progetto nell'immediato non si "veda" ancora nitidamente, ma lo si possa tuttavia ragionevolmente "intravedere" - assumendo un atteggiamento proattivo, attraverso le integrazioni del progetto originario da parte del proponente. Sennonché, accade ancora troppe volte che, nel secondo caso, l'atteggiamento della Direzione ministeriale (che esamina il progetto in prima battuta) e della Commissione venga frainteso, e si risolva nell'aspettativa da parte del proponente di una sorta di dovuto soccorso istruttorio, quando non addirittura di situazioni al limite dell'accanimento terapeutico. Da qui, vicende che prendono con decisione strade incoerenti con il desiderio (e la possibilità) del nostro Paese di passare dallo sviluppo sostenibile predicato a quello praticato, perché ciò che parte male è facile che prosegua stentatamente e con tempi molto dilatati.

Non solo questi progetti finiscono per sottrarre tempo e attenzione a quelli fatti meglio (che avrebbero quindi maggiori possibilità di procedere spediti), ma quella dilatazione di tempi finisce sovente per essere, un po' paradossalmente, addebitata alla Commissione.Anche sul fronte Via e Vas finisce dunque con il riproporsi, a ben vedere, quel tema della qualità delle progettazioni a cui dalle colonne di questo giornale si dà da tempo costante e giusto rilievo: abbiamo in Italia professionalità tecniche eccellenti, ma dobbiamo creare condizioni di sistema idonee ad esaltarne di più la capacità ideativa e sviluppativa già "alla partenza". Ci sono altre criticità. Tutte le Commissioni Via-Vas che hanno preceduto quella attuale (operante da maggio 2020), hanno potuto contare su un supporto tecnico-istruttorio esterno di qualificato personale, in numero adeguato. Per diverse ragioni, all'attuale Commissione è mancato per diversi mesi questo supporto, che solo a fine 2020 è stato riattivato, anche se in misura ancora non sufficiente. Ciò impedisce di raggiungere l'andatura che – a parità delle altre condizioni e a invarianza di costo - sarebbe possibile tenere nell'esame dei progetti.

Non è criticità irrisolvibile, ma occorrono misure mirate (peraltro, a bassa complessità) e a pronto uso. Infine, probabilmente occorre rinnovare una riflessione sulla Commissione Pniec, creata per legge nel 2020, e sulla carta destinata a svolgere un lavoro in tutto analogo a quello della Commissione Via-Vas, ma su un elenco di opere particolari da individuarsi con apposito Dpcm. Sennonché il Dpcm non è stato emanato e i componenti della nuova Commissione (da reperire, ex lege, "in prestito" da altre amministrazioni pubbliche) stentano (e stenteranno) a essere trovati, anche perché la legislazione sul pubblico impiego, diciamo, non aiuta. Nel frattempo, i progetti che dovrebbe trattare la Commissione Pniec (che non c'è), vengono trattati dalla Commissione Via-Vas (che c'è, e che non sta incontrando al riguardo particolari difficoltà).Un po' luci, un po' ombre, quindi. Servono interventi correttivi mirati e urgenti, per consentire ai procedimenti di Via e di Vas di tenere da subito (nel quadro di una riattivata attenzione della Commissione all'ascolto e al confronto con i proponenti) il ritmo che - in tempi di Recovery - occorre al Paese per il suo atteso rilancio.

(*) Presidente della Commissione Via