Amministratori

Benessere per fasce d’età: Siena, Trento e Ravenna province al top

I tre territori in testa nei servizi e nelle opportunità rispettivamente per bambini, anziani e giovani. Grandi città ancora in affanno per gli under 35

immagine non disponibile

di Marta Casadei e Michela Finizio

Sono Siena, Ravenna e Trento le tre province vincenti dell’indagine della Qualità della vita declinata per altrettante fasce d’età: bambini, giovani e anziani. La terza edizione dei tre indici generazionali, calcolati ciascuno su 12 parametri statistici forniti da fonti certificate, è stata presentata ieri in anteprima al Festival dell’Economia di Trento: le classifiche, pubblicate la prima volta a giugno 2021 come una tappa della storica indagine sui territori italiani più vivibili, misurano le “risposte” dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.Un lavoro ancora sperimentale, che contribuirà alla classifica di fine anno, ancora limitato dalla carenza di dati territoriali capaci di raccontare queste specificità.

La geografia del benessere

Oltre alle province vincenti, si confermano i divari territoriali e spiccano in modo trasversale alcune aree. Ad esempio la Romagna, alle prese con l’attuale emergenza alluvione, svetta sul podio della classifica sul benessere dei giovani, che proprio in questi giorni abbiamo visto in prima linea nel ripulire il territorio (si veda l’articolo a pagina 6). E nell’indice dedicato ai bambini, dove Ravenna comunque arriva terza, si incontrano quattro province dell’Emilia Romagna tra le prime 20. Per gli anziani, invece, si distingue il Trentino Alto Adige: Trento e Bolzano sono in testa, grazie alla spesa per alcuni servizi sociali, al basso consumo di farmaci e alla speranza di vita. Le due province autonome, storicamente teste di serie nella Qdv, si ritrovano nelle parti alte anche delle altre due graduatorie.

Le ultime 20 posizioni dei tre indici, invece, sono popolate da territori del Mezzogiorno, con rare eccezioni: cinque province toscane tra le ultime per qualità della vita degli anziani (penalizzate, tra le altre cose, dal consumo record di antidepressivi e dalla bassa spesa per l’assistenza domiciliare); Verbano Cusio Ossola al 102° posto, sempre per gli over 65; Roma quartultima nell’indice dei giovani.

Anche altre grandi città stupiscono per la performance negativa nei confronti degli under 35. Tra le ultime 30 classificate ci sono nove città metropolitane: tra le altre Napoli (105ª), Palermo (101ª), Bari (88ª), Torino (83ª) e Milano (79ª). Pesano i canoni d’affitto inaccessibili, contro cui si è accesa anche l’ultima protesta universitaria: l’incidenza sul reddito medio dichiarato è cresciuta del 16% nell’ultimo anno.

Grandi variazioni nei piazzamenti delle province, rispetto alla passata edizione, possono derivare dai cambiamenti nel panel di indicatori: ne sono stati confermati 26 su 36, dieci sono new entry. Ad ogni parametro è stato assegnato un punteggio per ciascuna provincia da 1000 a 0. E la classifica finale è il risultato della media dei punteggi conseguiti.

Nell’indice dei bambini, quello che ha subito più modifiche, debuttano la retta media della mensa scolastica, salita del 2,14% l’ultimo anno, che pesa diversamente sul reddito medio dichiarato (dall’1,6% di Roma al 7,2% di Trapani, mentre ad Agrigento il servizio proprio non viene erogato); la spesa pro capite dei Comuni per interventi e servizi sociali per famiglie e minori; le competenze numeriche e alfabetiche dei ragazzi di terza media, peggiorate in tutte le province italiane post pandemia. Nella classifica dei giovani, invece, entra - tra gli altri - il trend dei residenti tra 18 e 35 anni, in aumento solo in 23 province su 107, e l’indice di soddisfazione per il proprio lavoro. «I giovani tra i 20 e i 34 anni sono più soddisfatti nelle province minori: nessuna città metropolitana si trova nelle prime 20 posizioni della graduatoria legata a questo parametro», evidenzia Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, che aggiunge: «Sedici delle ultime 20 province, invece, sono meridionali, di cui sei sono città metropolitane: qui lo “svantaggio urbano” si somma al minor sviluppo». Infine per misurare il benessere degli anziani, oltre ai posti letto nelle Rsa, è stato introdotto un indice della “solitudine”: l’incidenza dei nuclei unifamiliari composti da persone sole over 65 tocca il record ad Aosta, seguita da Milano (44%) e Roma (42%).

I trend 2023

Il confronto con i dati dell’edizione 2022 consente di mettere in luce alcuni trend emergenti. Ad esempio, grazie ai dati OneKey di Iqvia si scopre che, mentre diverse specialità combattono la carenza di medici, aumenta il numero di pediatri (+1,8%) e geriatri. Calano però gli infermieri (-2,2%). Nel 2022, poi, il rimbalzo economico post pandemia ha permesso di ridurre la disoccupazione giovanile (-19,6%) e il numero di Neet (-17,7%), mentre le conseguenze dell’inverno demografico si riflettono sulla popolazione giovane, in calo del 3,4% sul 2019. Sale poi il consumo di farmaci per malattie croniche e antidepressivi, particolarmente utilizzati dalla popolazione anziana. «Le malattie croniche sono in forte aumento. La fragilità aumenta sia con l’età che con la povertà e questo è evidente soprattutto al Sud, dove l’educazione alla prevenzione è ancora carente», afferma Antonella Levante, ad di Iqvia Italia. Dai dati, per esempio, emerge che il consumo di farmaci per la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è quasi doppio a Napoli rispetto a Milano.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©