Fisco e contabilità

Bonomi: «Concentrare le risorse su un piano Transizione 5.0»

«Le imprese investirebbero rapidamente generando crescita per il Paese»

«Il Pnrr nasce per essere un piano di finanza pubblica che stimoli gli investimenti privati. Ad oggi questa parte viene disattesa. Credo che il soggetto migliore per scaricare a terra le risorse siano le imprese private: se i finanziamenti fossero concentrati su un grande piano Transizione 5.0, di cui le aziende hanno bisogno per intercettare questi temi, sarebbe perfetto. Le imprese in pochissimo tempo realizzerebbero investimenti importanti sulle transizioni ambientale e digitale, facendo crescere il paese. La crescita è l’unica strada per mantenere questo welfare che ci invidia tutta l’Europa».

Carlo Bonomi è intervenuto ieri all’assemblea di Assoimprenditori Alto Adige. Primo argomento, rispondendo alle domande, il Pnrr: «nasce per stimolare la crescita, aggiuntivo ai piani di investimento nazionali. Così non è stato nel nostro paese dove per realizzare un’opera pubblica superiore a 100 milioni di euro si impiegano 15,7 anni». Ora, ha aggiunto Bonomi (in video collegamento) «si dovrebbe fare un’analisi, dire i progetti che siamo in grado di realizzare e che generano la crescita del paese. Indebitarsi solo per utilizzare tutte le risorse non è una strada utile. Stiamo indebitando le prossime generazioni, abbiamo una forte responsabilità». Il governo sta dialogando con la Ue per chiedere modifiche: «non siamo i soli, altri cinque paesi lo hanno fatto, il mondo è cambiato».

Le imprese, quindi, vanno rese protagoniste. Anche perché devono affrontare le transizioni ambientale e digitale, «che sono ineludibili», ma che hanno bisogno di investimenti. Bonomi fa qualche numero: per raggiungere gli obiettivi della transizione green in Europa occorrono 3.500 miliardi, in Italia 650. Il Pnrr ne stanzia tra i 60 e i 70, il resto sono a carico di imprese e famiglie. In un contesto, ha aggiunto, in cui da Usa e Cina sta arrivando una sfida di competitività su Industria 5.0.

Servono misure per le transizioni, «nazionali ed europee». L’industria italiana è forte, ha sottolineato Bonomi, «ma non per volontà divina», ha fatto i compiti a casa, le aziende si sono patrimonializzate, hanno investito in ricerca e sviluppo utilizzando Industria 4.0, il patenti box, il credito di imposta in ricerca e innovazione. Lo dimostrano i dati del pil del 2022 e del 2021, quest’anno secondo Bonomi si dovrebbe arrivare all’1,2, nel 2022 l’industria italiana ha segnato il record di export, oltre 600 miliardi. Stiamo andando meglio di Germania e Francia, che stanno rallentando. «Un tema che ci preoccupa molto, visto come le nostre imprese siano integrate. Il governo dovrebbe mettere in campo alcuni stimoli, realizzare quei provvedimenti di politica industriale di cui abbiamo bisogno». E varare le riforme, per Bonomi la vera sfida del Pnrr, per realizzare un paese moderno, competitivo e ridurre le disuguaglianze.

Quanto all’inflazione, il timore di Bonomi è che «si spinga troppo l’acceleratore sul tasso ufficiale di sconto e si rischi di andare in recessione». Non sono poi i cosiddetti “extra profitti” delle imprese a rallentare il calo dei prezzi: «il termine è errato, ma per spiegare cosa si intende cito i numeri. Alcuni economisti europei, guardando il Mol, hanno affermato che si stanno facendo parecchi profitti. Il Mol di tutta l’economia europea dal 2019 al 2022 è salito del +14%, i salari dell’8. In Italia i dati sono +6% lìeconomia, +6% i salari. Ma il Mol della manifattura ha segnato -5%, mentre i salari hanno fatto +5. Quindi questa considerazione non è applicabile all’industria italiana».

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