Urbanistica

Bonus edilizi, imprese con capacità di acquisto fino a 50 miliardi

InfoCamere misura i crediti fiscali che le società di capitale possono assorbire. Tassi in rialzo: Intesa rivede le condizioni di acquisto

di Giuseppe Latour

Un ingresso massiccio delle imprese nel campo delle cessioni dei crediti, in qualità di acquirenti, può cambiare la capacità di assorbimento del mercato in maniera sostanziale. Dice questo una rilevazione effettuata da InfoCamere, la società delle Camere di commercio per l'innovazione digitale, che ha misurato per questi soggetti una capienza fiscale di circa 50 miliardi di euro.Il numero arriva dall'analisi dei bilanci delle società di capitale tenute al deposito: guardando al 2020, si tratta di oltre un milione di documenti (1.031.165 per l'esattezza). All'interno di questi bilanci, ci sono voci dedicate ai debiti accertati e passibili di essere portati in compensazione. Tecnicamente, compaiono alle voci D12 e D13 della tassonomia Xbrl. In maniera meno tecnica, questi elementi dicono quanto margine hanno le imprese per comprare crediti fiscali.Secondo i dati del Registro delle imprese – spiega Pietro Soleti, responsabile della direzione Servizi certificati e finanziari di InfoCamere –, «nei bilanci relativi al 2020 depositati dalle società di capitale sono contabilizzati circa 50 miliardi di euro di debiti a breve (entro 12 mesi) verso lo Stato che potrebbero essere saldati in compensazione, utilizzando cioè crediti fiscali». Si tratta, per la precisione, di 48,9 miliardi, detenuti da quasi 350mila imprese.

A questi, vanno aggiunti altri 18,5 miliardi, relativi a debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale, «anch'essi – dice ancora Soleti – possibile oggetto di compensazione tributaria». Quindi, il potenziale di compravendita va anche oltre i 50 miliardi. Un potenziale gigantesco, dal momento che il mercato delle cessioni vale adesso poco più di 40 miliardi (si veda Il Sole 24 Ore del 16 aprile), senza considerare i vari vincoli per le cessioni.Misurare la capacità di acquisto delle imprese, in questa fase, dà il senso del possibile impatto che avranno le norme del decreto Aiuti (Dl 50/2022), in vigore da pochi giorni. Con quel provvedimento, infatti, il Governo ha reso possibile, in ogni momento, la cessione dei crediti dalle banche ai correntisti qualificati come clienti professionali. In questa definizione rientrano, tra gli altri, proprio le imprese. Anche se – va sottolineato – sono soprattutto le imprese più strutturate, che rispettano cioè alcuni parametri di bilancio piuttosto stringenti, come un fatturato netto di almeno 40 milioni. Non a caso, già da qualche giorno, da più parti stanno arrivando critiche all'utilizzo di questa definizione: andrebbe sostituita con un'indicazione meno limitante, proprio per liberare tutto il grande potenziale di acquisto che emerge dall'analisi dei bilanci delle società. Anche se, ovviamente, non è detto che tutte le imprese con capacità libera saranno disponibili a comprare.Sul punto, i principali istituti italiani si stanno già muovendo, con l'obiettivo di mettere in piedi un processo che consenta la "ricessione" dei crediti. Anche se, da quello che emerge in questi giorni, questo lavoro occuperà diversi mesi: andranno predisposti i testi contrattuali, adeguati i software, valutate le ricadute contabili e bisognerà comunicare le novità ai clienti.

Intesa Sanpaolo, che finora ha avuto un ruolo centrale su questo mercato, con 20 miliardi di crediti, tra pratiche già accettate e crediti erogati, ha in corso valutazioni tecniche relative alle effettive applicazioni della norma prevista dal decreto Aiuti. Intanto, ha appena aggiornato la sua offerta economica. Per clienti consumatori e condomìni, a partire dal primo luglio, cambieranno le condizioni di acquisto dei bonus edilizi. Un superbonus 110% sarà acquistato al 90% del suo valore nominale, contro il 92,7%, valido per i contratti stipulati entro la fine di giugno. Questo peggioramento dipende dall'andamento dei tassi: «In questa fase il nostro obiettivo è prima di tutto dar seguito alle richieste di cessione pervenute entro inizio aprile. La modifica dei prezzi dal mese di luglio – spiegano da Intesa Sanpaolo – è una scelta indipendente rispetto alle attuali criticità del mercato ed è esclusivamente collegata all'attuale scenario dei tassi in forte crescita, come evidente dalla tabella Irs a 10 anni». La cessione del credito è, infatti, un'operazione per la quale la banca deve prevedere una provvista, sulla base dei tassi vigenti al momento. E in questa fase i costi stanno aumentando.

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