Imprese

Caro-materiali, il decreto slitta ancora: sale la protesta contro le rilevazioni del Mims

Nella tabella della commissione Mims solo 36 materiali su 56 oltre l'8%. Assistal (impianti): documento irricevibile. Federlegno: assurdo escludere legno strutturale

di Mauro Salerno

Sale la protesta delle imprese sul fronte del caro-materiali. Il decreto promesso dal governo per compensare gli extra-costi sostenuti dalle imprese da inizio anno tarda ad affacciarsi sulla pagine della Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento, a cura del ministero delle Infrastrutture della mobilità sostenibili, era atteso entro il 31 ottobre. Ma ancora non si sa bene quando vedrà la luce, anche se la settimana scorsa era dato per imminente.

Da quel provvedimento dipende l'individuazione dei materiali che hanno subito un aumento superiore all'8% nel primo semestre dell'anno. La base da cui partire per permettere alle imprese di avanzare una richiesta di compensazione alle stazioni appaltanti. Il problema è duplice. Da un lato le imprese contestano le stime dei rincari proposte dalla commissione consultiva del Mims. Dall'altro, denunciano l'assenza di procedure standard per avanzare le richieste di compensazione alle stazioni appaltanti senza rischio di vedersele rispedite al mittente. Le procedura, va ricordato, prevede che le aziende interessate a ottenere un ristoro devono presentare domanda entro 15 giorni dalla pubblicazione del decreto.

Al momento gli occhi sono puntati sulla tabella che individua i materiali che avrebbero subito i rincari. Secondo la commissione del Mims, quelli con rialzi superiori all'8%, sarebbero soltanto 36 sui 56 analizzati. Tra questi a evidenziare l'impennata maggiore sarebbero i nastri in acciaio per manufatti e barriere stradali (+76,43%), seguiti dalle lamiere in acciaio (+59,37%) e dalle lamiere in Corten (+50,22%). Sul lato opposto della graduatoria si trovano invece i radiatori in alluminio (+8,14%), le prese a incasso (+8,41%), i gruppi refrigeratori (+9,76%). Cemento, sabbia e ghiaia invece sarebbero rimasti sotto la linea di demarcazione. Mentre vengono segnate con aumenti compresi tra il 13% e il 35% le tubazioni (ghisa, acciaio, ferro, Pvc) e con rincari compresi tra il 12% e il 19% i materiali in laterizio come tegole e mattoni. La tabella esaminata dalla commisione del Mims valuta poi in un +31,26% l'impennata di costo dei binari ferroviari, stimando i rincari della rete elettrosaldata in un +44,21% e del tondo per cemento armato in un +43,80 per cento.

Dopo le proteste dei costruttori, anche le imprese dell'indotto edilizio hanno cominciato ad alzare la voce. Soprattutto chi rischia di rimanere escluso dalla possibilità di ottenere le compensazioni promesse. «Ci domandiamo - ha attaccato da ultimo il presidente dell'Assistal (impianti) Angelo Carlini - in quale mondo vivono i componenti della Commissione». L'Assital contesta sia l'insieme ristretto di voci presene in considerazione dal ministero. Sia il valore dei rincari rilevati, lontano dal rispecchiare «gli aumenti reali del 40, 50 e 60% che le nostre imprese stanno subendo da moltissimi mesi».

In riferimento alla tabella esaminata dalla commissione, Carlini parla di «documento inaccettabile» che «necessita di essere integrato con i materiali che vengono effettivamente utilizzati dal mercato della costruzione degli impianti e dei servizi energetici, a partire dalle rilevazioni degli aumenti registrati per l'energia elettrica e il gas naturale». «Da mesi - sottolinea Carlini - denunciamo le difficoltà operative delle imprese, determinate dal caro materiali, e non possiamo condividere questa strada di interventi parziali e limitati. La situazione è grave e per tale ragione ribadiamo la necessità di un intervento finanziario straordinario e risolutivo, onde evitare di compromettere la ripartenza e la realizzazione del Pnrr».

Una protesta analoga a quella sollevata pochi giorni fa dalle industrie del legno, citato nella tabella solo come materiale per la realizzazione di infiss (+21,84%) e come «legname di abete sottomisura» (+43,77%), a fronte di un'impennata di tutti i tipi di legname per le costruzioni che secondo l'associazione di settore Assolegno sarebbe compresa tra il 180% e il 230% nel solo 2020. Sul punto è tornato oggi il presidente di Federlegno Arredo Claudio Feltrin: «Risulta davvero incomprensibile, per non dire assurda - ha sottolinato - , l'esclusione del legno strutturale dalla lista dei prodotti che determina chi potrà avere accesso al fondo di compensazione . Ad oggi, il legno strutturale ne è escluso, nonostante gli aumenti di prezzo abbiano toccato il 250%».

Anche i costruttori, venerdì scorso, nel corso dell'audizione in commissione Bilancio sulla Manovra alla Camera sono tornati sulla necessità di «trovare una soluzione agli eccezionali rincari che, da più di un anno, stanno interessando alcuni fondamentali materiali da costruzione e stanno mettendo in ginocchio il settore delle infrastrutture». I costruttori hanno riconosciuto al governop il merito di aver «esteso al secondo semestre 2021 il meccanismo revisionale previsto per il primo semestre dell'anno». Ma hanno ribadito che «è necessario destinare più risorse rispetto ai 100 milioni di euro previsti» e soprattutto la necessità di alcuni «indispensabili correttivi (aggiornamento elenco dei materiali, metodologia di rilevazione degli aumenti e utilizzo di fonti nazionali e internazionali di riferimento, ecc) al fine di assicurare che le compensazioni da applicare siano effettivamente in linea con la realtà nei cantieri».

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