Caro-materiali, per non far fallire il Pnrr bisogna rimodulare subito tempi e opere del piano
INTERVENTO. Non è un problema di risore ma di priorità: anche i cantieri vivono tempi di guerra
Occorrono provvedimenti urgenti e risolutivi, non a futura memoria ma che incidano sulla quotidianità sin da subito, troppo tempo è trascorso infruttuosamente. Come Ance sottolineiamo, da tempo, la criticità che connota la attuazione del Pnrr; per la prima volta, giova ribadirlo, non è un problema di risorse e di coperture: avremo nel periodo 2022/2026 oltre 350 miliardi di euro disponibili.
L'anzidetto plafond è determinato dalla somma delle risorse appostate nei vari Fondi: del Pnrr (191 miliardi di euro), nel Complementare (30 miliardi), nel Coesione e Sviluppo 14/20 (30 miliardi), nel Coesione e Sviluppo 21/27 (70 miliardi), in quello attribuito a Rfi per la Salerno/Reggio Calabria e la Brescia/Padova (10,5 miliardi), in altre risorse Europee (15 miliardi) e dalle risorse previste dalle poste di bilancio ordinario. Solo 190 miliardi saranno a fondo perduto.
Avremo cioè una disponibilità annua di risorse aggiuntive, al netto di quelle che non concorreranno a formare deficit, di oltre 50 miliardi per ognuno dei prossimi 5 anni. Se le risorse ci sono tentiamo di comprendere perché nulla, di concreto è partito, e perché nubi fosche si intravedono all'orizzonte. Due sono i principali vulnus, in aggiunta al tema della assenza di qualsiasi forma di pubblicità che rileva però sotto un diversa prospettazione, che condizionano la apertura dei cantieri.
Il primo è riconducibile alla "mancanza di progetti esecutivi", soprattutto a livello locale, che influenzano i tempi di espletamento delle gare e la partenza dei lavori.Il secondo è determinato dal tema afferente la "congruità dei prezzi di appalto". Sono temi che vengono da lontano, a partire cioè dalla impennata dei prezzi registratasi a decorrere dall'ultimo quadrimestre 2020 e che la recente crisi Ucraina ha trasformato da situazione di criticità in vera e propria emergenza. Si è sottovalutata la problematica riducendo il tutto ad una fiammata momentanea dei prezzi, banalizzando (da chi ha lo stipendio sempre garantito) il tutto solo a qualche punto percentuale di scostamento dei prezzi ed arrivando (da parte dei più temerari) a paventare una propria e vera speculazione da parte del mondo imprenditoriale edile (che passerebbe da vittima a carnefice).
È trascorso invano (con panieri e metodologie distaccate dalla realtà) il rilevamento del primo semestre 2021, è trascorsa invano anche la misurazione del secondo semestre 2021 mentre tutto è rimandato a fine 2022 per comprendere quale misura contabile consentirà un minimo riequilibrio del rapporto contrattuale per il solo primo semestre 2022; per il secondo semestre 2022 non si hanno addirittura previsioni.Come Ance rammentiamo che nell'attuale paniere di rilevamento degli scostamenti annuali dei prezzi non rientrano né il carburante né l'energia! Provvedimenti parziali quanto al merito ed alle tempistiche e che producono (forse) i propri effetti a distanza di tempo sono inaccettabili ed incompatibili con la esigenza imprescindibile di garantire il corretto equilibrio contrattuale.
La recente previsione, sul tema, ex articolo 25 del Dl 17 ricalca una strada senza esiti perché, ad eventi straordinari, non si può rispondere con metodi ordinari peraltro cabalistici ed inadeguati. Nella legge delega è prevista una nuova disciplina, in termini di principi generali, dell'istituto dell'adeguamento dei prezzi ma questa verrà approvata nella estate 2022 in maniera tale che la nuova previsione normativa potrà vedere la luce entro fine 2022 e solo da quel momento potrà costituire riferimento per i bandi pubblicati da allora in avanti.
Ad oggi nessuna impresa, di fatto, è riuscita ad accedere al fondo (100 milioni di euro) che avrebbe dovuto ristorare gli aumenti del primo semestre 2021. Non solo.I prezzari di appalto non sono aggiornati in tempo reale ed in maniera idonea, contribuendo a determinare la non congruità dei prezzi a base di asta; il fallito esperimento della gara relativa alla realizzazione del Ponte dei Congressi a Roma (oltre 140 miliardi) insegna qualcosa? Sempre più numerose sono le gare dove vi è una desertificazione dei partecipanti.Per i bandi di gara dove le imprese formularono offerte ante ultimo quadrimestre 2020, e che solo ora si vedono consegnati i lavori, quale correttivo il legislatore ha in mente e quando pensa di metterlo in campo? Veramente vi è chi possa pensare che i lavori del Pnrr potranno realizzarsi in questo contesto ? Rischiamo concretamente di utilizzare le risorse, anche quelle sopra ricordate, per "ristori" ed "indennizzi".
È necessaria una moratoria ed una rinegoziazione delle pattuizioni contrattuali tali da garantire un nuovo equilibrio del rapporto sinallagmatico perché, altrimenti, nessuno potrà adempiere alle obbligazioni assunte per causa di forza maggiore. Serve un diverso approccio che, partendo dalle risorse disponibili, privilegi un organico e funzionale atterraggio del Pnrr.
Come Ance riteniamo vi sia la possibilità, purché si agisca senza perdere altro tempo, che il Pnrr possa ancora essere attivato sia in termini di riforme che di opere.Abbiamo alcuni esempi virtuosi che debbono fungere da bussola per il ns agire: lo spirito e la fattività con cui hanno sin qui agito la commissione speciale Via e la commissione tecnica presso il Consiglio Superiore dei lavori pubblici per le opere del Pnrr costituiscono il fulgido tratturo da seguire. In tutte le varie consultazioni parlamentari abbiamo formulato proposte e possibili soluzioni per una tempestiva e corretta attuazione del Pnrr.
Quanto alla mancanza dei progetti vi è una norma che ha visto la nascita nel Decreto Sblocca Cantieri, progressivamente sempre confermata e rafforzata (Decreto Semplificazione 1 e Semplificazione 2), che prevede l'utilizzo dell'appalto integrato (semplice o complesso) come procedura di gara laddove vi siano ritardi nella progettazione esecutiva. Auspicando che via sia una progettazione per lo meno preliminare di fattibilità si utilizzi la partnership tra professionisti e imprese per fare partire i lavori. Sul tema della congruità dei prezzi servono provvedimenti e rilevamenti automatici che in tempo reale, in aumento o in diminuzione, rendano i prezzi di appalto in linea con i valori di mercato soprattutto in un momento di grande turbolenza come quello attuale. Chi continua a derubricare tutto a semplice fiammata è in malafede, quello cui stiamo assistendo è un incendio di proporzioni ciclopiche, addirittura transnazionali.
Non occorrono nuove risorse, lo ribadiamo; occorre solo una nuova rimodulazione delle opere da realizzarsi. Negli "accordi quadro", ad esempio, sarà sufficiente a fronte del medesimo importo contrattuale prevedere un minor numero di gallerie o viadotti o progressive chilometriche da manutenere.Per le nuove opere sarà gioco forza individuare delle priorità che tengano conto del rapporto costi/benefici, non solo economici, di ogni singolo intervento.Vi sono opere "più pronte" ed opere "meno pronte", ebbene si dia la precedenza alle prime, rimodulando i relativi quadri economici, e si facciano partire le seconde in un momento successivo. Non intervenire, da parte del legislatore, esercitando opzioni puntuali, produrrà il fallimento dell'intero Piano, perché delle due l'una. O vi è un reale stravolgimento (sia in termini di prezzi che di approvvigionamenti) del mercato, oppure è tutto sotto controllo e questi stravolgimenti sono solo una invenzione mediatica. Nel primo caso si intervenga, anche bloccando le speculazioni, senza pensare che il Pnrr si possa realizzare con le risorse economiche dei privati e delle famiglie. Nel secondo caso rimanga tutto come è, perché a breve vedremo partire il piano di investimenti programmato senza esitazioni ed ulteriori ritardi.
Ci troviamo in una realtà di guerra (anche, ma non solo per la Ucraina; era iniziata da tempo la crisi) e le decisioni devono essere conseguenti.Un vecchio professore di Economia politica portava l'esempio della attività sanitaria che doveva improntare la vita di un ospedale in tempo di pace ed in tempo di guerra; medesimi erano i dottori e le cognizioni mediche ed in tutti i casi si doveva salvare il maggiore numero di vite. Ma in tempo di guerra era prioritario intervenire, considerando il continuo alto numero di vittime peraltro gravemente offese, senza andare tanto per il sottile ma privilegiando la salvaguardia della vita sopra ogni altro aspetto. In tempi di pace, con una maggiore tranquillità di programmazione, oltre che salvare la vita è prioritario anche salvaguardare l'aspetto riabilitativo ed estetico del paziente. Spesso le narrazioni rischiano di diventare delle prigioni concettuali che impediscono di guardare e valutare il merito delle scelte, questo è un lusso che non ci possiamo permettere.
(*) Vicepresidente Ance con delega ali lavori pubblici