Ciarán Cuffe: case green, bonus ai più deboli; portata del 110% troppo ampia
Intervista al parlamentare europeo relatore della direttiva sull'efficienza energetica votata il 14 marzo dal Parlamento di Strasburgo
Convogliare i bonus casa sui cittadini che ne hanno più bisogno e che, quindi, sono più a rischio di povertà energetica. Commentando la posizione negoziale sulla direttiva Epbd (Energy performance of buildings directive), approvata martedì dal Parlamento europeo, l'irlandese Ciaran Cuffe (Verdi/Ale), relatore del testo in commissione Industria, trasporti ed energia, guarda anche a quanto successo in Italia con il 110% e parla di uno schema di sostegni «troppo ampio». Mentre, sul fronte della direttiva, che andrà ora al trilogo verso l'approvazione definitiva, mette l'accento sulla sua flessibilità, con la presenza di molte deroghe che riguarderanno più di un quinto degli edifici e che consentiranno un'attuazione su misura del contesto del nostro paese. Dati da sottolineare in Italia, dove «il Governo ha superato il limite, diffondendo informazioni poco accurate».
Prima di tutto, può spiegarci cosa ha votato il Parlamento?
Il cuore di questa direttiva sono gli standard minimi di prestazione energetica. Vogliamo alzare la classificazione fino alla A entro il 2050. Per le abitazioni, l'obiettivo è raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Vogliamo che siano avviate azioni prima della fine di questo decennio. Gli standard variano per gli uffici, per gli edifici pubblici, e sono piuttosto ambiziosi. Poi c'è una differenziazione tra quattro zone climatiche in Europa e questo consente all'Italia di guardare alle differenti zone climatiche all'interno del paese. Ma, in sintesi estrema, vogliamo innalzare le classificazioni energetiche in alto nei prossimi anni.
Passiamo all'Italia.
Penso che da voi ci sia stato molto allarmismo. Ci sono state molte insinuazioni sul fatto che gli obiettivi saranno difficili da raggiungere, ma dobbiamo ricordarci che ci sono deroghe fino al 22% degli edifici con performance peggiori, ma anche per gli edifici storici e i monumenti. Il patrimonio edilizio italiano è eccezionale e chiaramente nessuno vuole mettere i pannelli solari sul Pantheon. Rispettiamo i vostri monumenti e la vostra storia. Ma penso ci siano grandi opportunità per portare miglioramenti nelle case che creeranno risparmi per le famiglie in bolletta. E credo anche che la direttiva creerà lavoro nel settore delle costruzioni.
Alcuni passaggi della direttiva sono dedicati alle agevolazioni. Come vede la questione?
Penso che sia importante che i finanziamenti siano diretti a coloro che ne hanno più bisogno. L'ecobonus e il superbonus sono stati oggetto di critica, forse perché troppo ampi. Credo che ci vengano delle lezioni da paesi che sono stati più selettivi nel supporto che danno ai cittadini, concentrandosi in particolare sulle famiglie più povere che sono più a rischio di povertà energetica. Penso che questo sia un problema cruciale.
Pensa che il Governo italiano sia stato troppo duro con la direttiva?
Penso di sì. Credo che siano stati deliberatamente fuorvianti sulle implicazioni di questa direttiva. Di sicuro, c'è sempre spazio per la retorica politica, ma credo che il Governo italiano abbia superato il limite in molte occasioni nel diffondere informazioni poco accurate sulla direttiva. Penso, invece, che la direttiva sia molto positiva. È essenziale che affrontiamo la questione degli edifici se vogliamo affrontare il cambiamento climatico. La bellezza di questa direttiva è che migliorerà la qualità della vita di decine di milioni di persone in Europa, oltre a creare occupazione a livello locale.
Ora si aspetta cambiamenti al testo?
Dobbiamo vedere quale sarà il risultato del trilogo, ma in generale potremmo vedere cambiamenti. Credo, però, che gli Stati membri avranno molti anni per avviare le loro azioni. Devono preparare i loro piani di rinnovamento degli edifici e credo che, nel farlo, possano dare supporto ai proprietari di case per aiutarli a portare avanti le ristrutturazioni. Specialmente perché abbiamo ampie deroghe che, come ho già detto, si possono applicare a più di un quinto degli edifici e questo permette di avere flessibilità, in modo che diverse regioni si adeguino alla direttiva.