Progettazione

Classifiche/3. Top 25 ingegneria: peggiora la redditività, e salgono a sette le società in perdita

di Aldo Norsa

La Top 25 dell'ingegneria italiana mostra un aumento di fatturato del 9% superando la soglia del miliardo con oltre 400 milioni all'estero. Alla crescita dimensionale non corrisponde però un miglioramento reddituale: l'ebitda si riduce del 7,7% e l'utile addirittura del 26,7% con società che chiudono il bilancio in perdita che passano da una nel 2014 a sette quest'anno.
L'indebitamento peggiorato dell'89,2% non deve trarre in inganno, esso rimane infatti ampiamente coperto dal patrimonio netto (cresciuto del 10,9%) come dimostra il rapporto debt equity di 0,07 e sono ben 17 le società con posizione finanziaria netta attiva (16 lo scorso anno).
Il clima dell'ingegneria italiana è tuttavia brumoso, malgrado i grossi sforzi all'estero (ancora insufficienti se i servizi venduti oltre confine incidono per non più del 40%). Anche perché l'insensata frammentazione dell'offerta (nella Top 225 Enr le imprese italiane coprono solo l'1% del fatturato mondiale) non mostra nuove acquisizioni e/o fusioni.

Infatti le operazioni di aggregazione formalizzate quest'anno sono avvenute prima, come la fusione per incorporazione in Spea di Adr e in Artelia Italia di Intertecno. Mentre D'Appolonia non ha inglobato Sembenelli e Seatech (acquistate nel 2015) con il risultato che il suo fatturato è in leggero calo intrinseco, per converso il gruppo di appartenenza Rina le consolida e, dopo l'acquisto della società britannica (diversificata) Edif, dichiara un fatturato di 125,8 milioni, che ne farebbe (informalmente) la maggior realtà dell'ingegneria, di poco davanti a Proger. Peraltro, un acquisto d'annata (2007), della società tedesca Spiekermann da parte di Net Engineering, si rivela premiante per far fronte alle difficoltà insorte sin dal disfacimento del "sistema di potere veneto".
Per ovviare a questa "accidia" vi è almeno qualche movimento dei gruppi (italiani e stranieri) in capo alle società in classifica. Gavio, grande committente di Sina e Sineco, ha ormai poco da offrire in Italia in termini di commesse, soprattutto nel settore autostradale, ma punta sull'estero. Nell'ottobre 2015 ha firmato tramite Itinera un accordo di partnership strategica con l'impresa omanita Federici Stirling Batco e nel dicembre dello stesso anno ha acquistato il 41% della brasiliana Ecorodovias, ironia della sorte proprio la concessionaria autostradale della quale la nuova proprietà di Impregilo aveva voluto disfarsi: potenziale cliente di Sina (sempre che il protezionismo non ostacoli), che peraltro punta anche agli Usa.
Altrove nel mondo lo sviluppo principale è l'acquisto di Mwh da parte di Stantec (gigante canadese dell'oil&gas) che ne modifica la natura di società controllata dai dipendenti, senza effetti sul suo felice presidio del mercato italiano.
Fuori dalle top 25 è significativa l'acquisizione, nell'ottobre 2014 da parte del gigante statunitense Aecom, dell'altro big dell'ingegneria "a stelle e strisce" Urs, con conseguente fusione dei marchi nella ex-Urs Italia (e scomparsa di Aecom Italy).

La "crescita interna" è selettiva. La comprensione del mercato parte dalle società in maggiore difficoltà a cominciare dall'unica di cui non si hanno dati di bilancio. Studio Altieri, bel nome della progettazione di ospedali, si era avventurata anche nelle concessioni acquistando Svei da Italstat nel lontano 2001, si è troppo impegnata nell'equity delle iniziative finanziate da poter continuare da sola. Per un'improcrastinabile ricapitalizzazione attende un investitore esterno e nel frattempo non approva il bilancio.
Si è anche accennato a Sina (gruppo Gavio) che ha licenziato oltre metà dei dipendenti. Altre in classifica sono a rischio, a cominciare dalle due più implicate nella pessima vicenda del Consorzio Venezia Nuova (commissariato dall'ottobre 2014), Technital (controllata dalla famiglia Mazzi romana) che anche a causa di non pagamenti per progettazioni autostradali in Sicilia, ha dovuto dichiarare 80 esuberi di personale tecnico, Thetis (partecipata dal Cvn stesso con le tre maggiori imprese realizzatrici del Mose) posta in vendita ma di difficile collocazione per una posizione "captive" ambigua.
Un'altra situazione di sofferenza è quella di Sgi Studio Galli, entrata nel 2013 nell'orbita del gruppo che fa capo a Piergiorgio Romiti. Le sinergie con la società di impiantistica Saccecav nell'ampio ciclo dell'acqua sono solo immaginate.

Invece esempi virtuosi di "crescita interna" sono quelli di società che hanno sviluppato mercati, o loro "nicchie" particolarmente soddisfacenti. In primis Proger, che ha colto l'opportunità di grossi contratti della difesa in Arabia Saudita (che ne hanno anche fatto il campione italiano delle design firms in Enr - alle spalle ovviamente di un colosso dell'epc come Maire Tecnimont). Al traino è anche la società di progettazione impiantistica Manens-Tifs (frutto di una fusione virtuosa ormai datata 2009), azionista della prima.
Altri casi di successo sono Italconsult, controllata congiuntamente da Banca Intesa Sanpaolo e Tecnoholding, che rafforza la leadership nella progettazione stradale all'estero. Dba Group, la cui diversificazione (anche nella tecnologia informatica) le permette di compensare le debolezze di certi mercati con rafforzamenti in altri. Inres (gruppo Unicoop) (con un fatturato 2015 sostenuto dalla realizzazione una tantum del padiglione Coop all'Expo 2015) che si conferma leader nella progettazione di ogni aspetto dei centri commerciali e Ambiente, cooperativa sempre più lanciata nelle infrastrutture oltre che nell'industria, il cui obiettivo prossimo è una selettiva crescita all'estero (Europa non esclusa).

Top 25 società di ingegneria, il tabellone

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