Comuni, i tagli bloccano il via ai fondi
Rimandato il via libera in Stato-Città per il «no» dei sindaci alle riduzioni
Non parte la distribuzione del fondo di solidarietà 2023 per i Comuni. Lo stallo, che si era concretizzato nel mancato accordo tecnico alla commissione fabbisogni standard, si è riprodotto ieri in Conferenza Stato-Città, e il governo ha evitato la forzatura di un via libera senza l’intesa con i diretti interessati rimandando la partita.
Il problema che tiene ai box nota metodologica e tabelle con l’assegnazione è quello legato agli effetti della perequazione che quest’anno guida il 65% dei 2,35 miliardi della quota base del fondo di solidarietà, a cui si aggiungono i 3,82 miliardi per compensare l’addio al fisco sull’abitazione principali che però viaggiano più tranquilli sui binari consueti del ristoro del mancato gettito. L’aumento di peso dei criteri basati sul rapporto fra capacità fiscali e fabbisogni standard determina nei calcoli degli amministratori riduzioni di fondi per circa 3.800 Comuni, cioè il 52% degli enti interessati dalla questione (Nt+ Enti locali & edilizia del 28 febbraio). Tagli mediamente contenuti in termini nominali, che però rappresenterebbero un precedente e soprattutto sarebbero ingigantiti da un’inflazione che gonfia le perdite reali.
Di qui l’opposizione dei Comuni, che ieri in Conferenza sono tornati a chiedere uno stanziamento da 36 milioni per azzerare i tagli nominali e 50 milioni per replicare il contributo ai piccoli enti in spopolamento. Non solo, i sindaci hanno rimesso sul tavolo la questione dei tagli (100 milioni, più 50 per Province e Città metropolitane) prodotti dalla cosiddetta “spending” informatica.
Come si supera il problema? Servirebbero soldi, nemmeno troppi, ma i margini sono quelli che sono e anche mercoledì dall’intervento della premier Meloni sono arrivate per ora solo generiche garanzie di «attenzione».