Fisco e contabilità

Con l’assegno unico mini sconto sui bilanci

Pagamento a carico dell’Inps per il nuovo aiuto al debutto da marzo 2022

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

L’assegno unico universale per i figli a carico, destinato a partire dal marzo prossimo, supera le regole attuali sugli assegni per il nucleo familiare e le detrazioni per figli a carico oltre ad assorbire altri bonus.

La riforma, universalistica in quanto rivolta a tutti i genitori con figli fino a 21 anni, riconosce un assegno che decresce all'aumentare dell’Isee garantendo comunque un importo minimo a tutti. Non si fa più distinzione tra dipendenti, autonomi, pensionati o non occupati.

Come impatta il nuovo assegno unico sugli obblighi del datore di lavoro pubblico e sui bilanci delle autonomie locali? Su questi fronti sembrano delinearsi delle novità interessanti.

La domanda per l’assegno unico dovrà essere presentata all’Inps in modalità telematica o tramite i patronati dal 1' gennaio di ciascun anno relativamente al periodo compreso tra marzo e il febbraio successivo. Può anche essere presentata entro giugno con decorrenza dal marzo precedente. L'assegno è riconosciuto dall’Inps entro 60 giorni.

Ne consegue che l'assegno unico esce dalla competenza del datore di lavoro. Dai cedolini di marzo 2022 quindi la busta paga perde sia l’assegno per il nucleo familiare sia le detrazioni per figli a carico fino ai 21 anni. Scompaiono inoltre le maggiori detrazioni per i figli inferiori ai 3 anni, per i portatori di handicap e per i nuclei con più di tre figli. Viene infine abrogata l'ulteriore detrazione per i nuclei con almeno quattro figli a carico. Dal punto di vista pratico ci sarà un importante alleggerimento degli adempimenti in capo ai sostituti d’imposta in quanto resteranno solo le detrazioni per il coniuge, per gli altri familiari e per i figli superiori ai 21 anni, una percentuale limitata rispetto all'attuale platea.

Oltre a un non secondario alleggerimento burocratico, le Pa potrebbero avere anche un beneficio nel bilancio. Diversamente dal settore privato, che oggi versa i contributi Cuaf all’Inps e recupera gli assegni anticipati in busta paga, il datore di lavoro pubblico procede al pagamento diretto con oneri a proprio carico, senza il versamento di una contribuzione all’istituto di previdenza. Con il nuovo assegno unico l’onere sembra trasferirsi dal bilancio della Pa a quello dell’Inps senza che, allo stato attuale, sia prevista una misura di recupero sui datori di lavoro pubblici. L’eliminazione delle detrazioni per figli a carico fino a 21 anni non dà benefici economici in quanto immediatamente recuperate dalle ritenute Irpef.

Il vantaggio finanziario, di impatto non particolarmente ampio, si riflette anche sul piano triennale del fabbisogno di personale in quanto incide sul parametro di virtuosità correlato all’incidenza della spesa di personale sulle entrate correnti medie del triennio precedente. Il Dm del 17 marzo 2020 fa confluire nella spesa di personale il macroaggregato «U.1.01.00.00.000 - redditi di lavoro dipendente» che comprende anche gli assegni per il nucleo familiare. Per altro verso, il risparmio risulta neutro rispetto al calcolo della spesa storica di personale ex comma 557 della legge 296/2006 che non comprende gli assegni al nucleo.

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