Fisco e contabilità

Corte conti, sì agli emendamenti - Poi nuovo codice dei controlli

Ok in commissone alla Camera allo scudo erariale fino al giugno 2024 e allo stop ai controlli concomitanti sul Piano. Prima intesa Governo-magistratura contabile su una riforma complessiva

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

l Governo manda in porto l’emendamento al decreto legge sulla Pubblica amministrazione che esclude il controllo concomitante della Corte dei conti dagli interventi del Pnrr e del Piano nazionale complementare e proroga di un anno, al 30 giugno 2024, lo scudo che impedisce di contestare il danno erariale per colpa grave. «Solo una risposta transitoria e parziale», minimizza al question time al Senato il ministro Raffaele Fitto.

Perché la mossa è inquadrata come il prologo di una riforma più ampia che punta a ripensare complessivamente l’azione della magistratura contabile lungo tre filoni: la disciplina della responsabilità erariale, il meccanismo del controllo concomitante all’origine delle tensioni dei giorni scorsi con l’Esecutivo e l’adozione di un nuovo «codice dei controlli». Su questo progetto Governo e Corte dei conti costruiscono in poche ore un accordo di massima, tanto da descriverlo in un comunicato congiunto al termine del vertice pomeridiano a Palazzo Chigi. Per l’Esecutivo erano al tavolo Fitto, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il segretario generale Carlo Deodato; la delegazione della Corte era guidata dal presidente Guido Carlino, accompagnato dal presidente aggiunto Tommaso Miele, dal procuratore generale Angelo Canale e dal segretario generale, Franco Massi.

La riforma, quindi, che potrebbe arricchire il pacchetto giustizia annunciato dal Governo per le prossime settimane, guarderà sia alla giurisdizione della Corte dei conti, quella cioè che effettua le indagini e celebra i processi per danno erariale, sia l’intero sistema dei controlli sulla gestione, concomitanti e successivi. Molto, naturalmente, dipenderà dal netto cambio di clima che è stato avviato ieri ma che per maturare deve assorbire le fibrillazioni intensificate dagli scontri dei giorni scorsi.

Poco prima dell’incontro, in audizione alle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro della Camera, Carlino aveva ribadito la contrarietà netta dei magistrati contabili allo strumento dello scudo erariale, ma aveva usato toni molto più morbidi sullo stop al controllo concomitante sul Pnrr e si era rimesso in ogni caso alla «scelta del legislatore». «Non si può parlare di bavaglio da parte del Governo», ha voluto riconoscere il presidente della Corte, anche per stemperare le polemiche nate dal comunicato di fuoco diffuso lunedì scorso dall’Associazione dei magistrati contabili.

Nell’audizione, del resto, lo stesso Carlino ha rilanciato le proposte, già avanzate nell’intervista al Sole 24 Ore del 25 maggio, di una riforma più ampia per definire per legge i confini della colpa grave e introdurre l’obbligo di adottare meccanismi di riduzione delle condanne. Il dossier tornerà ora al centro del «tavolo comune» tra Governo e Corte dei conti che sarà avviato già dalla prossima settimana, come informa una nota di Palazzo Chigi.

La revisione complessiva delle norme sulla Corte ha tra le sue ambizoni anche quella di correggere quella che Carlino ha indicato come vera causa della “paura della firma”: la «confusione legislativa». Lo scudo erariale rimane indigesto ai magistrati perché - sostiene il presidente della Corte - contrasta con quanto stabilito dalla Corte costituzionale («Le limitazioni debbono avere breve durata») e, soprattutto, «è contraria all’art. 97 della Costituzione e ai regolamenti Ue». Ma, appunto, nell’ottica del Governo è solo un ponte verso un nuovo sistema di controlli e giurisdizione. Tutto da costruire.

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