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Covid/Calabria: Pa alla paralisi, tra «smart working» e paura della firma

Perciaccante (Ance): fermi immobiliare e lavori pubblici, attivi solo i grandi committenti nazionali

di Massimo Frontera

Uffici deserti, telefoni e telefonini muti, caselle mail fantasma. La nuova emergenza pandemica in Calabria - zona rossa - ha messo ancora più in ginocchio il settore delle costruzioni, nonostante che l'attività edilizia sia tra quelle consentite e "tutelate" lungo l'intera filiera. Questa tutela però non ha evitato di dilatare i tempi della produzione (a causa delle fisiologiche cautele anticontagio nei vari aspetti della lavorazione e dell'approvvigionamento); e non ha evitato neanche di scontrarsi con insuperabili difficoltà quando si tratta di interloquire con la pubblica amministrazione. «Mi creda, la situazione è difficilissima. A giugno, luglio e agosto si era intravisto uno spiraglio di ripresa, anche per l'interesse nei confronti del superbonus, che aveva ricominciato a farci lavorare e darci speranza. Invece ora ci sta crollando tutto il mondo addosso».

Giovan Battista Perciaccante, titolare dell'impresa di famiglia a Cosenza e presidente dei costruttori aderenti ad Ance Calabria, trasmette tutto lo sconforto di chi opera in un territorio già normalmente non facile, ma che sembra ora arrivato quasi allo sbando, senza un presidente di Regione e senza un commissario alla sanità. Tra tutte le difficoltà, quella più insuperabile sembra proprio l'interlocuzione con la Pa. «Qualche ufficio - racconta il presidente dei costruttori calabresi - si è attrezzato per lo smart working, ma tanti altri uffici, soprattutto quelli più periferici delle piccole amministrazioni, non sono dotate e ci sono problemi fortissimi. Le persone vanno a casa e i telefoni non rispondono: è diventato tutto molto problematico».

Una difficoltà che diventa un freno anche alla spinta del mercato privato data dai superincentivi del sismaobonus e dell'ecobonus. «Ma lei mi dica come si fa adesso a fare un'assemblea di condominio e a decidere: qui in Calabria è ancora tutto fermo, o saranno partiti pochissimi interventi. Anche perché, per il sismabonus, il nulla osta sismico deve essere ritirato dagli uffici del genio civile, e questi uffici non funzionano: stamattina ho sentito un imprenditore che da 14 mesi aspetta una autorizzazione; un altro mi ha detto che non riesce in nessun modo a comunicare con gli uffici della provincia, né per telefono né con la mail. Alcuni uffici degli enti locali sono al 25 per cento».

Macchine ferme anche sul fronte delle opere pubbliche, e non solo a causa dello "smart working". «I bandi - riprende il presidente dei costruttori calabresi - si sono fermati, e tutti i tempi sulle procedure in corso si sono dilatati all'inverosimile. Le nuove regole sugli appalti avrebbero dovuto produrre una accelerazione, ma qui in Calabria hanno prodotto l'effetto contrario: le amministrazioni si sono bloccate, i tecnici e gli amministratori non firmano più perché hanno paura di portare avanti le carte, il Rup non si prende responsabilità». «E pensare che qui abbiamo un sacco di lavori che dovrebbero partire - ricorda Perciaccante - che abbiamo importanti interventi di edilizia sanitaria fermi, abbiamo i Cis (Contratti istituzionali di sviluppo, ndr). Abbiamo un sacco di soldi che vanno spesi e che non riusciamo a spendere. Sono problemi antichi che la pandemia ha esasperato: ora lavorare con le limitazioni delle zone rosse è difficilissimo. Siamo ripiombati nel clima del primo lockdown». L'unica nota positiva - ma dal retrogusto amaro - arriva dalla grandi committenze. «I lavori di Anas, Enel e Ferrovie vanno avanti, anche perché queste stazioni appaltanti sono strutturate».

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