Amministratori

Debiti, subappalti, scioperi: il circolo vizioso del disservizio

Cruciale il nodo del lavoro, tra enti locali in dissesto e dumping salariale

di Giorgio Pogliotti

Enti locali con le casse in dissesto che non pagano le imprese appaltatrici che, a loro volta, non pagano i subappaltatori e i lavoratori: soprattutto nell’igiene ambientale questo circolo vizioso alimenta la conflittualità. Le azioni di protesta spesso sono riconducibili al dumping salariale, all’applicazione di contratti collettivi nazionali diversi lungo la stessa filiera produttiva, con un’elevata disparità di trattamento tra lavoratori che operano a contatto tra loro. O al comportamento di committenti che esternalizzano i servizi al ribasso, specie tra i big dell’e-commerce, senza essere ritenuti responsabili perché non figurano come datori di lavoro.

Ad analizzare le principali cause che sono spesso all’origine delle agitazioni è un dossier della commissione di Garanzia sul diritto di sciopero che propone alcune possibili soluzioni al Governo e al Parlamento. Per diversi servizi ad alta intensità di lavoro il ricorso all’appalto e al subappalto è legato soprattutto al risparmio e all’abbattimento del costo del lavoro che, però, possono generare problemi sociali che sono dietro a molti scioperi. Al Sud, soprattutto in Sicilia, è «drammatico il problema del mancato pagamento delle retribuzioni ai lavoratori», l’elevata conflittualità «trova spesso ragione nella diffusa presenza di Enti locali in stato di dissesto finanziario, e nell’incapienza delle casse comunali, spesso anche per l’inefficace azione di esazione dei tributi». La Commissione, in sinergia con la Corte dei Conti, ha allo studio l’apertura di azioni di responsabilità amministrativa e contabile nei confronti degli enti pubblici committenti che non erogano alle società ed enti appaltatori le risorse necessarie per l’erogazione del servizio e l’adempimento degli obblighi retributivi. Si può profilare un danno erariale sotto diversi punti di vista: «Il mancato trasferimento delle risorse economiche pattuite agli appaltatori può dipendere dalla mancata riscossione dei tributi locali», inoltre «l’erogazione di un servizio non conforme ai livelli attesi, anche a causa dell’eccessiva conflittualità, potrebbe configurare un illecito imputabile alla stazione appaltante e giustificare un’azione risarcitoria promossa dai cittadini».

Sempre nell’igiene ambientale il ricorso all’appalto e al subappalto consente spesso all’impresa appaltatrice o subappaltatrice l’applicazione di un contratto nazionale assai più conveniente di quello del settore sotto il profilo retributivo (il Ccnl Multiservizi ha una retribuzione oraria minima di circa euro 6,52 lordi contro gli 11 euro circa del Ccnl Igiene ambientale). Per i Garanti servono limiti precisi agli appalti labour intensive, nel senso di ammetterli solo in presenza di specifiche ragioni giustificative contraddistinte dalla specificità tecnica dell’attività svolta dall’impresa appaltatrice e subappaltatrice, o dal fatto che si tratti di attività non rientranti nell’oggetto sociale del committente. Per i Garanti bisogna «superare la tendenziale irresponsabilità delle stazioni appaltanti e delle imprese leader nelle catene degli appalti», da considerare «pienamente responsabili del rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori lungo la filiera e dei conflitti originati dai loro comportamenti». Il Dl semplificazioni nel pubblico ha compiuto un passo importante, secondo la commissione di Garanzia, sul versante del principio della parità di trattamento economico e normativo dei subappaltatori, a determinate condizioni; la richiesta è di intervenire anche nel privato.

C’è anche un altro nodo. Per la Commissione è tempo di prendere atto del pressoché totale ricorso a forme di esternalizzazione a soggetti privati. Un esempio è lo sciopero di filiera di Amazon, dello scorso 22 marzo proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil-Trasporti con un’adesione del 75% soprattutto tra i 16.500 drivers, dipendenti di società appaltatrici e subappaltatrici di distribuzione all’ultimo miglio dell’E-Commerce. «Amazon, formalmente esclusa dalle trattative negoziali in quanto committente e non datore di lavoro, nei fatti è l’effettiva interlocutrice, in grado di imporre ai soggetti della filiera gli standard produttivi, qualitativi e di costo dai quali dipendono». La Commissione di garanzia sta ragionando di estendere, sul piano interpretativo, il significato del termine “parte” del conflitto che coincide con le “amministrazioni e le imprese erogatrici dei servizi” (art. 2, comma 2 della legge n. 146 del 1990) per includervi i soggetti committenti che esercitano un’influenza decisiva sulle condizioni di lavoro. Le stazioni appaltanti potrebbero così essere coinvolte nel tentativo di conciliazione svolto dal Prefetto prima dell’effettuazione di uno sciopero, nelle attività istruttorie condotte dalla Commissione per accertare le cause di insorgenza dei conflitti e nella negoziazione degli accordi sulle prestazioni indispensabili.

Per contrastare il dumping salariale, i Garanti propongono di approvare una legge sulla rappresentatività, per dare efficacia generale ai contratti siglati dai soggetti più rappresentativi, nei settori di riferimento.

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