Fisco e contabilità

Decreto sostegni-ter, 500 milioni a enti locali e Regioni

Replica del Fondone per l’energia in ospedali e impianti pubblici e altri 200 milioni al trasporto pubblico locale

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Duecento milioni per il commercio al dettaglio, altrettanti per il trasporto pubblico locale, 230 al fondo turismo a cui si affiancano 128 per il credito d’imposta di agenzie di viaggio e tour operator. A librerie, cinema e teatri saranno indirizzati 110 milioni, 20 milioni andranno alle discoteche e 40 allo sport. La fetta più consistente è invece indirizzata a Regioni ed enti locali, che dovrebbero ricevere 500 milioni sotto forma di replica per il 2022 del fondone Covid creato nel 2020 e riproposto l’anno scorso.

È questa la lista dei «sostegni» discussa nelle scorse ore in una fitta sequenza di riunioni tecniche per preparare il provvedimento atteso oggi in consiglio dei ministri. L’elenco delle somme, tutte declinate in milioni senza i miliardi che volavano a decine nei vecchi decreti intitolati ai “ristori” e ai “sostegni, mostra bene la portata limitata del nuovo giro di aiuti. Limitata e obbligata dai vincoli di bilancio, che in attesa del nuovo scostamento reclamato dai partiti ma ancora da costruire, non lasciano grandi spazi.

In tutto, il provvedimento si aggirerà sugli 1,5 miliardi. Indirizzati in modo necessariamente chirurgico sulle categorie colpite più direttamente dalle chiusure di queste settimane. Il presupposto è che oggi la griglia di misure restrittive anti-virus è decisamente più leggera rispetto al 2020 e al 2021; i numeri dei contagi, però, hanno moltiplicato isolamenti, quarantene e rinunce volontarie a tante attività, che stanno mettendo in ginocchio molti filoni dei consumi interni. La partita quindi, difficilmente si concluderà con il provvedimento di oggi.

Per ora, nella geografia degli interventi oggi all’esame del governo, quasi metà della torta finisce però a enti territoriali. Con due interventi. Il primo è una replica del cosiddetto «fondone Covid», gli aiuti emergenziali che nel 2020 e 2021 hanno compensato il crollo delle entrate di Regioni ed enti locali e che oggi dovrebbe servire prima di tutto a sostenere le spese extra per l’energia negli ospedali e negli impianti pubblici come piscine, palazzetti e stadi; altri 200 milioni sono pensati poi per il trasporto pubblico locale alle prese con il calo degli utenti prodotto da quarantene, super-Green Pass e paura generica del contagio.

Per il turismo, al centro della nuova crisi da pandemia, i filoni di intervento saranno due: il ritorno del credito d’imposta sugli affiti per gli alberghi e le strutture ricettive e il rifinanziamento del fondo di settore, che finanzia gli aiuti diretti agli operatori e coprirà anche la decontribuzione per il personale chiesta dal ministro Massimo Garavaglia.

Dal ministero dello Sviluppo economico passeranno invece le risorse indirizzate ai settori più in crisi del commercio al dettaglio; ma con 200 milioni in gioco, la platea sarà decisamente limitata. Praticamente ferme sono poi le attività legate a catering e matrimoni, che condivideranno i 160 milioni di stanziamento previsti anche per moda, tessile e parchi a tema. A discoteche e sale da ballo, chiuse per decreto fino al 31 gennaio, andranno 20 milioni, che accanto al fondo perduto potrebbero finanziare anche in quel caso una forma di decontribuzione accompagnata da aiuti fiscali.

In discussione c’è stato anche il meccanismo su cui far correre gli aiuti. La scelta finale dovrebbe puntare su una serie di fondi distribuiti fra i ministeri per gli aiuti ai settori di loro competenza. Un impianto del genere replica quello adottato nell’ultima legge di bilancio, ma solleva più di un’incognita sull’obiettivo dichiarato di garantire gli aiuti in tempi brevi. Nessuno dei fondi istituiti in legge di bilancio è infatti già operativo: al Mise, per esempio, si è completato solo pochi giorni fa il cammino burocratico del fondo per la ristorazione collettiva, che era stato creato nel maggio scorso dal decreto «sostegni-bis».

Ritmi più rapidi dovrebbero caratterizzare la quota di aiuti a fondo perduto per commercio al dettaglio, librerie, tessile e moda, che viaggeranno in base ai codici Ateco sulla macchina telematica della gestione che questa volta potrebbe essere tutta interna al Mise attraverso Invitalia.

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