Urbanistica

Frenata sulla rigenerazione urbana: per la legge quadro è caos

Parte il rush finale per i 28 articoli della legge sulla rigenerazione urbana all’esame della commissione Ambiente del Senato

di Giorgio Santilli

Parte il rush finale per i 28 articoli della legge sulla rigenerazione urbana all’esame della commissione Ambiente del Senato. Nei giorni scorsi, i relatori (la ex M5s ora Leu Paola Nugnes, il dem Franco Mirabelli cui solo ora si è aggiunto il leghista Francesco Bruzzone) hanno presentato il testo unificato che nasce dalla fusione di sei disegni di legge e costituirà la base per la votazione degli emendamenti. Già questa settimana l’esame dovrebbe riprendere con una discussione generale che servirà a capire quanto la sintesi sia ben riuscita e i gruppi siano favorevoli ad andare avanti su questa strada.

La grande attesa per una legge nasce dal fatto che dovrebbe colmare un vuoto nel quadro normativo nazionale, definendo principi fondamentali e politiche di incentivazione sulla base dei quali le Regioni possano a loro volta legiferare o integrare le leggi già esistenti. La materia del governo del territorio, infatti, è di competenza concorrente fra Stato e Regioni secondo l’articolo 117 della Costituzione e in questi anni alcune regioni - Lombardia, Lazio, Piemonte e soprattutto Emilia-Romagna - hanno approvato proprie leggi innovative che hanno colmato l’inerzia statale.

Né le Regioni né le imprese hanno però apprezzato il nuovo testo. Le prime hanno lamentato proprio il rischio di sovrapposizione rispetto alle leggi regionali più avanzate, con il risultato di frenare anziché incentivare una delle attività considerata leva essenziale per la trasformazione delle città e il rilancio degli investimenti. Le Regioni lamentano, inoltre, l’assenza nella legge di un disegno organico che consenta di riformare gli strumenti urbanistici in chiave di riuso, di semplificare le procedure edilizie, di incentivare progetti di rigenerazione coerenti con le scelte urbanistiche.

Il giudizio delle imprese, poi, è durissimo. L’Ance accusa il testo di «visione riduttiva e difensiva» del tema della rigenerazione urbana, anzitutto per la delimitazione degli interventi previsti a ambiti urbani caratterizzati da degrado. Si dovrebbe invece favorire la rigenerazione dell’intero patrimonio edilizio «per assicurare la compatibilità ambientale, l’efficientamento energetico, il miglioramento e l’adeguamento sismico e in genere la viabilità in rapporto alle esigenze sociali, anche per limitare il consumo del suolo».

Inoltre «non vi sono né sempificazioni procedurali, né agevolazioni o incentivi concreti, ma anzi persino ripensamenti su questioni che negli ultimi tempi avevano visto passi avanti, come quella della distanza fra edifici». Addirittura - sostiene il presidente dell’Ance, Gabriele Buia - «viene previsto un incentivo volumetrico massimo del 20% in operazioni di demolizione e ricostruzione, fatto apposta per ingessare più che per incentivare, mentre la norma nazionale dovrebbe lasciare ai territori la possibilità di decidere».

L’altro tema che non viene riaperto – dopo l’esito dell’esame parlamentare sull’articolo 10 del decreto semplificazioni – è quello delle procedure per la demolizione e ricostuzione nei centri storici e nelle zone omogenee A.

La legge ha dotazione di un miliardo di euro (anche se la copertura è limitata a 200 milioni e per il resto le risorse dovrebbero arrivare dalla spending review) e punta su un meccanismo piuttosto farraginoso che prevede la partecipazione dei comuni a bandi di gara regionali attraverso non singoli progetti ma piani di rigenerazione urbana. È la prima volta che si va su una strada tanto impervia. Questo dopo che i comuni avranno delimitato «gli ambiti urbani ove si rendono opportuni gli interventi di riuso e di rigenerazione urbana».

Manca in questo testo l’obiettivo ambizioso - che invece perseguono le migliori leggi regionali - di riformare e orientare gli strumenti urbanistici a un modello di sviluppo urbano basato non più sull’espansione e sul consumo del suolo, ma sul riuso e sulla razionalizzazione delle aree urbanizzate, incentivando la sostituzione del patrimonio edilizio esistente anche mediante procedure edilizie semplificate.

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