Il Mit vince (dopo 32 anni) il contenzioso «preistorico» con l'imprenditore Longarini
Lo Stato vince definitivamente il lunghissimo contenzioso giudiziario contro il costruttore marchigiano Edoardo Longarini, e archivia definitivamente le pretese avanzate da quest'ultimo per ottenere un maxi risarcimento nei confronti del Mit quantificato in oltre 821 milioni di euro. Il contenzioso nasce dalla decisione, presa dall'allora ministero dei Lavori pubblici nel 1987, di non eseguire alcune opere stradali da realizzare nel territorio di Ancona e che erano state affidate in concessione al costruttore dieci anni prima. Lavori che erano previsti addirittura da un piano di ricostruzione post bellica della città, evidentemente superato negli anni '80. Longarini, nella sua ostinata battaglia giudiziaria, ha sempre sostenuto che la sua impresa - Adriatica Costruzioni - è stata danneggiata dal mancato appalto e ha pertanto avanzato la richiesta di un risarcimento che, con la rivalutazione, ha abbondantemente superato gli 800 milioni.
Il braccio di ferro - che nella sua lunga storia ha visto, tra le altre cose, pareri del consiglio superiore dei lavori pubblici e due diversi lodi arbitrali (impugnati) - arriva al traguardo con una sentenza della Corte di Cassazione nel 2015, sfavorevole al costruttore. Quest'ultimo però non si dà per vinto e ricorre in appello. Nel luglio scorso arriva la decisione della Corte di appello ( n.5708/2019 - III sezione Civile) che mette la parola fine alla controversia, decretando - questa volta in modo tombale - la soccombenza dell'imprenditore.
A dare notizia dell'epilogo della "preistorica" controversia è stato il ministero delle Infrastrutture. «La Corte d'Appello di Roma - si legge nella nota del dicastero guidato da Danilo Toninelli - dà ragione alla Avvocatura dello Stato, che agiva per conto del Mit, contro il costruttore marchigiano Longarini. La sentenza n. 5143 del 26 luglio scorso consente così di recuperare al bilancio dello Stato circa 800 milioni in precedenza pignorati dall'imprenditore in forza di lodi arbitrali che ora vengono riconosciuti come nulli».
La sentenza della Corte d'Appello di Roma
La sentenza della Corte d'Appello di Roma