Fisco e contabilità

Il super-geometra non piace a tutti: «Geomobilitati» scrive alla Giannini contestando ruolo, competenze e costi

di G.La.

Spunta qualche opposizione interna alla categoria nel progetto di lanciare i corsi di laurea da super geometra. La Federazione nazionale dei geometri e geometri laureati mobilitati ha inviato una lettera, firmata dal suo presidente Gino Parisi, al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Nelle sue pagine si fanno le pulci alla proposta del presidente del Cng Maurizio Savoncelli. Arrivano, così, critiche sui problemi di competenze che la novità potrebbe portare, ma anche sui costi e sulla rinuncia all'esame di Stato. E, in chiusura, arriva l'invito a riprendere la questione del nuovo regolamento della professione.

Il testo parte dalle notizie che «negli ultimi mesi si sono susseguite su varie testate giornalistiche nazionali circa la proposta di istituire un percorso di laurea triennale riservato esclusivamente agli studenti dell'Istituto tecnologico CAT, propedeutico all'iscrizione, senza esame di Stato, all'albo professionale dei geometri». Rispetto a questa proposta, la Federazione «si fa portavoce di un diffuso dissenso» nella categoria. «Non si condivide un percorso di accesso obbligatorio ed unico: cosa se ne farebbe di questa laurea da geometra un soggetto che decidesse a 50 anni di cambiare lavoro?», si legge.

Le motivazioni di questo dissenso sono diverse. A partire dalle competenze. «Come è ben noto, in ambito professionale si possono applicare tutte le competenze acquisite durante tutto il percorso formativo di ciascun ordine scolastico, tuttavia esiste una nebulosa interpretazione sulle competenze professionali, non solo dei diplomati geometri, ma anche di quelle degli iscritti alla sezione B con quelli della sezione A di ciascun albo dei laureati». In altre parole, non è chiaro se i nuovi geometri saranno in qualche modo differenziati da quelli diplomati.

L'ipotesi di effettuare corsi accademici presso gli Istituti tecnologici, poi, «creerebbe una strana ed inusitata commistione tra formazione universitaria e formazione tecnica di secondo livello» che le università potrebbero non gradire. Ma, soprattutto, c'è il problema dei costi. «Non sono stati ipotizzati i costi, a carico degli studenti e delle loro famiglie, del proposto corso di laurea. Non sono stati valutati inoltre gli abbandoni scolastici che già affliggono con numeri rilevanti i normali corsi universitari di classe settima (che già esistono e riguardano le materie proposte dal Cng) soprattutto nei primi due anni di corso».

Critiche, poi, arrivano sul sistema di abilitazione professionale. Quella «conseguita con specifico esame di Stato non può essere sostituita dalla frequenza ad un corso universitario o dalla discussione di una tesi di laurea. L'esame di Stato, svolto con due prove scritte e da una orale, si riferisce ad attività operative di lavoro e non al trattamento di un singolo tema come per la tesi di laurea. L'esame di Stato è previsto da una norma costituzionale che ne sancisce la necessità per l'accesso ad una professione ordinistica tutelata».

Infine, «il proposto corso di laurea darebbe un duro colpo di grazia agli Its, nati appunto per creare tecnici specialisti nei più vari settori della tecnologia. A tali corsi, già avviati in varie Regioni italiane, partecipano gli studenti provenienti dal Cat ed in genere dagli Istituti tecnologici, oltre che dai licei. La partecipazione ai suddetti corsi sostituisce la pratica professionale prevista per i geometri dalla legge 75/85 e dà diritto ad accedere all'esame di Stato ed alla professione. Sarebbe un grave errore la soppressione di tale percorso di accesso all'albo».

Invece che proseguire sulla strada del corso di laurea, bisognerebbe riprendere tra le mani un'altra discussione, in qualche modo dimenticata nell'ultimo periodo: quella sulle competenze professionali dei geometri. In questo senso, la lettera cita la proposta, avanzata al Congresso nazionale dei geometri di due anni fa, di adottare un nuovo regolamento professionale, in sostituzione di quello del 1929, ridefinendo finalmente la questione delle costruzioni che questi professionisti possono progettare.

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