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Impianti di riciclo rifiuti, dal Mite 2,1 miliardi per investimenti (da ultimare entro giugno 2026)

Fondi ripartiti al 40%-60% tra Nord e Centro-Sud. Per ciascuna regione una riserva media di 75 milioni di euro

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di Massimo Frontera

Due miliardi e 100 milioni di euro da investire negli impianti per la gestione dei rifiuti - tra adeguamenti e nuove strutture - finalizzata al riciclo. Li mette in palio il ministero della Transizione ecologica con due bandi, il primo rivolto alle Autorità d'ambito che gestiscono i rifiuti (o, in alternativa, ai comuni, in caso gli "Egato" non siano costituiti), il secondo rivolto alle imprese. Parte così una delle sfide più interessanti del Pnrr, con molti soldi da utilizzare per interventi da ultimare entro il 30 giugno del 2026. Le risorse messe in palio dal Mite potranno essere utilizzate non solo per la realizzazione di nuovi impianti ma anche per l'ammodernamento e il potenziamento di quelli esistenti. Gli ambiti d'azione sono due: realizzazione di nuovi impianti e l'ammodernamento di impianti esistenti, con una dote di 1,5 miliardi di euro (Investimento 1.1, Missione 2, Componente 1 del Pnrr); realizzazione di progetti "faro" di economia circolare, con una dote di 600 milioni (Investimento 1.2, Missione 2, Componente 1 del Pnrr).

Impianti di gestione rifiuti
Tre le linee di intervento della prima misura, dedicata agli impianti di gestione dei rifiuti e finanziata in tutto con 1,5 miliardi: "A" - miglioramento e meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani (dote di 600 milioni di euro); "B" - ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata (dote di 450 milioni); "C" - ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale (Pad), i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili. Il contributo massimo erogabile varia molto in funzione delle linee di intervento: massimo un milione per la linea "A"; massimo 40 milioni per la linea d'Intervento "B" e massimo 10 milioni per la linea di intervento "C". Si parla specificamente di impianti di gestione in funzione del reciclo e del riutilizzo in chiave di economia circolare. Il finanziamento non è ammissibile invece per investimenti in discariche, Tmb (e simili) o inceneritori. Escluso anche l'acquisto di veicoli per la raccolta dei rifiuti. Il contributo è condizionato - oltre al vincolo di ultimazione del 30 giugno 2026 - al fatto di non avere altri finanziamenti a valere sui fondi strutturali Ue e al rispetto del principio Dnsh (danni contro l'ambiente)

Progetti "faro"
La misura dedicata ai progetti "faro" e finanziata con 600 milioni di euro prevede quattro distinte linee d'azione, ciascuna finanziata con 150 milioni di euro: "A" - ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti per il miglioramento della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche c.d. Raee comprese pale di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici; "B" - ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti per il miglioramento della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti in carta e cartone; - "C" - realizzazione di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico, chimico, "Plastic Hubs"), compresi i rifiuti di plastica in mare (marine litter); "D" - infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post consumo, ammodernamento dell'impiantistica e realizzazione di nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica cd. "Textile Hubs". L'opportunità in questo caso è rivolta alle imprese, anche per investimenti in Ppp. Anche in questo caso gli interventi oggetto delle proposte finanziate dovranno essere «ultimati e collaudati entro e non oltre il 30 giugno 2026».

Riserva media di 75 milioni di euro per regione
Per entrambe le misure i bandi Mite prevedono una riserva del 60% per le 12 regioni del Centro e del Sud Italia, mentre le 8 regioni del Nord potranno contare sul 40 per cento. Più esattamente alle regioni Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna sono riservati 900 milioni della prima misura e 360 milioni della seconda misura (stessa cosa per le rispettive linee d'azione delle due misure). A conti fatti, il riparto non premia né il Nord né il Centro-Sud. Sia in un caso che nell'altro la dote assegnata è infatti pari a 75 milioni per ciascuna regione.

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