Appalti

Inchiesta Terzo Valico, il Cociv (Salini-Condotte) rimuove i vertici: «Noi parte lesa»

immagine non disponibile

di Sara Monaci

Il consorzio Cociv rimuove i suoi vertici. L’operazione è scattata due giorni dopo l’inchiesta delle procure di Genova e di Roma sui subappalti del nodo ferroviario dell’alta velocità Genova-Milano, della A3 e del collegamento ferroviario con l’aeroporto di Pisa, a seguito della quale Ettore Pagani, il presidente del consorzio, e Michele Longo, il direttore generale, sono finiti in custodia cautelare in carcere con l’accusa a vario titolo di turbativa d’asta e corruzione fra privati, insieme ad altre 33 persone.

Il Cociv, controllato con oltre il 60% dalla Salini Impregilo e partecipato con circa il 30% dalla Condotte, si occupa di realizzare l’alta velocità tra Genova e Milano. Da oggi sarà guidato da Vittorio Maria Ferrari, nel ruolo di presidente, e da Nicola Meistro, nel ruolo di direttore generale. Il primo è amministratore delegato della Imprepar-Impregilo partecipazioni spa; il secondo dal 2014 è direttore operativo della Salini Impregilo.

La Salini Impregilo sottolinea che, nonostante il controllo azionario, il Cociv ha una sua organizzazione interna autonoma e un suo bilancio, ed è sottoposto alla legge sulla responsabilità amministrativa come ogni società. Un modo, questo, per prendere le distanze delle attività messe sotto la lente degli inquirenti. Tuttavia la Salini Impregilo interviene direttamente nel Cociv per creare discontinuità, interfacciandosi anche con l’Autorità anticorruzione che ha già ricevuto la comunicazione della rimozione dei vertici - a cui dovrebbe far seguito, nei prossimi giorni, anche un cambio di tutti i nomi coinvolti nell’inchiesta. L’obiettivo, spiegano dalla società edile che si dichiara parte lesa, è permettere «chiarezza e trasparenza oltre che discontinuità». Si tenta in questo modo anche di evitare un eventuale commissariamento da parte dell’Anac che ha chiesto le ordinanze delle Procure per valutare se ci fossero le condizioni per intervenire.

L’inchiesta, supportata da carabinieri e Gdf, ha messo in evidenza un presunto sistema di corruzione e ricatti, in base al quale i vertici del Cociv e quelli della società Sintel, a cui era stata affidata la direzione dei lavori, avrebbero imposto alle imprese dei subappalti l’acquisto di materiale edile in aziende a loro riconducibili. Siamo quindi nell’ambito della corruzione fra privati, per cui - almeno per ora - non sarebbe accertato un danno per il pubblico in termini di aumento dei costi dell’opera. A questo si aggiungono estorsioni che avrebbero alterato la concorrenza. Gli affidamenti e i contratti frutto di queste pressioni superano, stando alle ordinanze del gip, i 17 milioni. Le indagini chiariranno meglio eventuali sviluppi.

Intanto anche Rete Ferroviaria Italiana ha avviato controlli interni: «Allo stato attuale - dichiara in una nota la società controllata da Fsi - nessuno fra i propri dirigenti e dipendenti è coinvolto e interessato dall’inchiesta. Rfi, che è committente dell’opera, ha già avviato un controllo sia dei lavori eseguiti sia della qualità dei materiali utilizzati, ed ha già presentato istanza all’Autorità Giudiziaria competente al fine di acquisire le informazioni necessarie per attivare le iniziative più opportune a propria tutela».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©