Amministratori

Indennizzi con decreto: l’intesa sui balneari sblocca il Ddl Concorrenza

Primo sì al testo che lunedì andrà in Aula, poi alla Camera. Un Dlgs attuativo per i risarcimenti

di Carmine Fotina

Alla fine è un rinvio tecnico a salvare il disegno di legge per la concorrenza. Dopo due settimane abbondanti di riunioni, confronti politici e tecnici in punta di penna, l’accordo trovato al Senato sulle concessioni balneari in realtà sposta semplicemente il tema degli indennizzi al decreto attuativo che il governo dovrà adottare entro sei mesi dall’approvazione della legge. Saltano tutti i riferimenti comparsi nelle bozze degli ultimi giorni: avviamento, ammortamenti, valore aziendale residuo o effettivo, ricorso ai libri contabili o a una perizia giurata. L’unico punto certo è che i risarcimenti saranno a carico dei nuovi concessionari, per il resto si deciderà tutto con il Dlgs che dovrà essere proposto dal ministero delle Infrastrutture e dal ministero del Turismo con il concerto di Transizione ecologica, Economia, Sviluppo e Affari regionali. Un testo sul quale le commissioni parlamentari competenti esprimeranno un parere non vincolante. È stato poi confermato il compromesso sulle proroghe con l’allungamento di un anno della scadenza delle concessioni, fino alla fine del 2024, nel caso in cui i Comuni incappino in impedimenti «oggettivi», compresi contenziosi, che non permettano la conclusione delle gare entro il 2023 come previsto dalla sentenza del Consiglio di Stato che aveva bocciato la maxi-proroga al 2033.

«Molto soddisfatto» si dice il premier Mario Draghi. Per Forza Italia e Lega è un ottimo risultato e il non detto è lo scavalcamento di appuntamenti politici molto rischiosi. La proroga sulle gare consente infatti di scavallare le elezioni politiche del 2023 e il rinvio sugli indennizzi a un decreto delegato fa oltrepassare anche il voto amministrativo del 12 giugno. Il governo d’altra parte, escluso dal tavolo della commissione il tema degli indennizzi, se ne riappropria in prima battuta la scrittura attraverso il decreto. È un fatto comunque che i primi commenti delle associazioni dei balneari sono negativi soprattutto per il permanere di una situazione di incertezza.

L’approvazione in commissione Industria dell’emendamento ha permesso di arrivare ieri al via libera dell’intero testo, che lunedì andrà in Aula per poi passare alla Camera per la seconda lettura. A Montecitorio sarà discussa una serie di articoli non esaminati al Senato, a partire dai trasporti pubblici locali e dalla riforma dei taxi per la quale la Lega ha già chiesto lo stralcio. In Senato sono state approvate modifiche su servizi pubblici locali, gas, porti, concessioni idroelettriche, farmaci e strutture sanitarie private, sistema di produzioni di medicinali emoderivati, ispezioni dell’Antitrust, rafforzamento del contrasto all’abuso di dipendenza economica delle piattaforme digitali (si vedano le schede in pagina). Escono immodificati gli articoli sulla gestione dei rifiuti, sulle colonnine di ricarica per i veicoli elettrici e sulla selezione della dirigenza sanitaria. È stato soppresso in extremis il controverso articolo 32 che la maggioranza, contraria, aveva messo sul piatto come scambio per l’accordo sui balneari. L’articolo prevedeva la costituzione di commissioni di tecnici che avrebbero dovuto selezionare i candidati a componenti delle Authority, lasciando alle Camere la definizione delle procedure di nomina di competenza.

Al cedimento sulle Authority si accompagnano alcune correzioni che hanno ridimensionato il testo base del governo, proprio mentre l’Antitrust nella sua nuova relazione annuale, che è stata appena trasmessa al Parlamento e sarà presentata a luglio, sottolinea che su diversi punti già la versione di partenza poteva fare di più. La riforma dei servizi pubblici locali, delega al governo da esercitare in 6 mesi, perde l’obbligo per gli enti locali, in caso di appalti sopra soglia comunitaria, di trasmettere all’Antitrust una motivazione anticipata sulla scelta di non ricorrere alla gara ma alla gestione in-house. E gli obblighi di monitoraggio dei costi, che il governo aveva previsto proprio per la gestione diretta, vengono ora estesi anche a chi opta per le gare. Sulla valutazione della costituzione di nuove società partecipate la maggioranza ottiene di non ingolfare la Corte dei Conti a sezioni riunite, coinvolgendo la singola sezione competente nella trasmissione del parere. Ma nel farlo ridimensiona l’intera norma del governo, perché gli enti locali potranno procedere a creare nuove partecipate anche in presenza di un parere negativo, semplicemente motivando la scelta.

Sui porti viene reintrodotta, rispetto al testo base del governo, la possibilità per le Autorità portuali di sottoscrivere, nell’ambito delle procedure di affidamento delle concessioni, accordi integrativi o sostitutivi con i privati, misura che secondo alcuni addetti ai lavori comporta il rischio che il contenuto delle concessioni possa essere ispirato almeno in parte dallo stesso concessionario. Quanto ai farmaci, l’industria dei medicinali generici protesta per la reintroduzione di fatto dei limiti del «patent linkage» che il governo aveva abrogato.

Sulle concessioni idroelettriche regge la difesa della Lega che mantiene la regionalizzazione ed evita il rinnovo pluriennale senza gara. Slitta però di un anno, al 31 dicembre 2023, il termine entro il quale le procedure di assegnazione devono essere avviate dalla regione. Nel caso di concessioni che hanno un termine di scadenza precedente il 31 dicembre 2024, comprese quelle già scadute, le regioni possono prorogare a favore dell’attuale o ex concessionario fino a tre anni oltre la data di entrata in vigore della legge, stabilendo il canone ulteriore dovuto. È invece entrata nel Dl taglia-prezzi la norma che conferma la possibilità per il governo di usare i poteri speciali, il «golden power», nel caso di acquisizioni di impianti idroelettrici affidati con gara.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©