Amministratori

Inflazione nelle grandi città: i sindaci contro il caro affitti

Sala (Milano) e Nardella (Firenze) puntano a interventi per contenere i canoni

di Alexis Paparo

Il peso medio degli affitti in Italia impatta oltre il 50% sul reddito e l’emergenza casa in città è uno dei temi forti della 33esima edizione della Qualità della Vita, la storica indagine del Sole 24 Ore che misura la vivibilità delle 107 province italiane. Dall’evento digitale di presentazione e commento dei dati, aperto dal direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, – evento ieri in diretta streaming sul sito del Sole 24 Ore e sul canale 501 di Sky – sono emersi spunti e strategie per mitigarlo. Con la doppia prospettiva del caro affitti per gli abitanti,che contribuisce a rendere le città invivibili (a Milano incide in media sul 60% del reddito) e quella degli affitti brevi, che favoriscono l’impennata dei prezzi. La ricetta del sindaco Beppe Sala, in una Milano ottava in classifica, rispetto alla medaglia d’argento del 2021, è composita e richiede capacità di visione. «Ogni volta che autorizziamo un grande investimento immobiliare chiediamo una quota, come un 30%, a prezzi definiti e accessibili. E lavoreremo sugli oneri di urbanizzazione, aiutando chi decide di investire in zone meno centrali, e con un’attenzione ai giovani». Essere più costose è nella natura stessa delle città, ribadisce il sindaco di Milano, ma ciò che va riportato in equilibrio è il bilanciamento fra ciò che si guadagna e ciò che si è obbligati a spendere. È giusto che un insegnante a Milano abbia lo stesso stipendio di una collega che lavora dove il costo della vita è molto più basso? «Ci stiamo impegnando per aumentare gli stipendi dei lavoratori comunali, come i museali. Ma penso sia una riflessione che vada fatta a livello di pubblica amministrazione, non deve essere un tabù». Il sindaco Dario Nardella, forte della prima posizione di Firenze nella sotto-classifica “Cultura e Tempo libero”, ma anche come coordinatore Anci delle Città metropolitane allarga il quadro al tema degli affitti brevi e a quello del commercio, che stanno cambiando il volto dei centri storici. «Pensiamo a come si è trasformato il tessuto commerciale nei centri storici, si è persa la rete tradizionale di qualità. È importante avere poche ma efficaci regole nazionali che diano ai sindaci gli strumenti per pianificare il commercio e regolare il mercato degli affitti turistici brevi. Penso al privato che acquista e affitta 10 appartamenti in un centro storico e ha una tassazione non comparabile a quella di un B&B che deve pagare dipendenti, servizi, autorizzazioni. Così si snatura il centro e si fanno esplodere i prezzi».

Contrasto al caro vita, che si inserisce in un progetto di tutela delle specificità territoriali. E se un vivace tessuto imprenditoriale è una chiave di successo trasversale anche nelle province fanalino di coda della classifica (un esempio su tutti: Crotone, che brilla per il suo 12% di imprese under 35), il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, segnala due strumenti per alimentarlo: la digitalizzazione e la possibile estensione dell’indicazione geografica protetta anche ai manufatti industriali e all’artigianato, adesso al vaglio Ue. «Alla Commissione europea chiederemo di poter utilizzare, nel 2023, i 3 miliardi di risorse del Pnrr destinate a Impresa 4.0 che non siamo riusciti a spendere. È uno strumento utilissimo: usato solo l’anno scorso da 120mila imprese». Quello dell’indicazione geografica è un tema molto caro al ministro, che ha fortemente voluto il Made il Italy nel nome del suo dicastero. «La valorizzazione dei prodotti italiani è una battaglia iniziata oltre 20 anni fa, e nei primi anni 2000 ha portato al riconoscimento in Ue delle indicazioni geografiche alimentari, che sono il vertice del Made in Italy. Se il provvedimento passasse, nei prossimi mesi potrà riguardare il vetro di Murano come la ceramica di Caltagirone. Un riconoscimento che è motore e orgoglio per un territorio».

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