Personale

Maxi-concorsi, la carta d'identità sul banco non viola l'anonimato

Se il numero di concorrenti è elevato e l'abbinamento prova/candidato è gestita con «codici a barre»

di Pietro Alessio Palumbo

Nelle prove scritte dei concorsi pubblici la violazione della regola dell'anonimato dei candidati comporta la radicale invalidità della graduatoria finale. E senza alcuna necessità di accertare in concreto l'effettiva lesione dell'imparzialità della commissione in sede di verifica degli elaborati. Ma come evidenziato dal Tar Lazio (sentenza n. 8172/2021), la sussistenza della violazione dell'anonimato va dimostrata con riferimento alle specifiche modalità tecniche di svolgimento di ciascuna procedura di concorso. Secondo il Tar capitolino la circostanza che una commissione chieda espressamente ai candidati che sia posto ben in vista sul banco il documento di identità, al preciso scopo di poter essere consultato dai membri della commissione in ogni momento, non lede il principio dell'anonimato qualora alla prova concorsuale sia presente un elevato numero di concorrenti e le procedure di abbinamento prova/candidato siano gestite per mezzo di «codici a barre».

Spesso durante le procedure concorsuali le commissioni chiedono ai candidati di tenere in mostra un documento personale al fine di impedire sostituzioni di persona tra candidati o persino scambi di elaborati. Secondo il Tar i dubbi di possibile lesione di segretezza e imparzialità svaniscono laddove le complesse caratteristiche grafiche del codice segreto assegnato a ciascun candidato (costituito da un codice a barre e da una serie alfanumerica) rendono del tutto remota la possibilità di una sua memorizzazione in funzione di una successiva "associazione" col nominativo del concorrente. Ciò tenuto conto anche del fatto che nei concorsi con quantità notevole di candidati la sorveglianza in aula non è eseguita solo dai membri della commissione d'esame, ma anche dai componenti del comitato di sorveglianza, aventi la funzione esclusiva di vigilare sul corretto svolgimento della prova selettiva e per questo "estranei" alla commissione esaminatrice e alle operazioni in sua cura.

Nei concorsi gestiti con i sistemi di abbinamento dei codici a barre le regole di prudenza burocratica si spostano dai consueti adempimenti materiali che commissari e operatori sono tenuti ad adottare per evitare l'identificazione dei candidati, alle qualità delle procedure informatizzate. Queste ultime per loro stessa natura garantiscono elevati standard di segretezza legati all'automazione. Ciascun codice a barre è generato da un algoritmo di calcolo che assicura l'unicità della sequenza numerica in esso contenuta, e può abbinarsi esclusivamente con l'etichetta gemella apposta sul modulo delle risposte del singolo concorrente. I codici utilizzati, per poter consentire l'abbinamento sono diversi tra loro e collegati solo tramite chiave di decodifica software.

Sul piano delle garanzie di anonimato, impiantati questi strumenti computerizzati, il documento d'identità esibito sul banco del candidato diventa irrilevante.

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