Urbanistica

Mitterer (Bioarchitettura): la corsa per il 110% aiuta poco la diffusione di materiali sostenibili

La presidente della Bioarchitettura: il superbonus penalizza il costruire nel rispetto dell'ambiente

di M.Fr.

(Nell'immagine: Wittfrida Mitterer)
Il maxi-incentivo del 110% «traina sicuramente l'economia edile perché tutti vogliono arrivare a un risultato entro giugno. Bisogna poi vedere se i materiali utilizzati sono quelli che consiglia la Bioarchitettura, perché i materiali che incidono sugli effetti climatici sono da contestare: un metro cubo di cemento produce una tonnellata di Co2, in un bilancio globale, mentre un metro cubo di legno produce una tonnellata di ossigeno, per cui costruire con materiali che non hanno emissioni è certamente più difficile quando uno deve correre». Wittfrida Mitterer, presidente della Fondazione italiana di Bioarchitettura e direttrice dell'omonima rivista, è anche docente nel master che dirige alla Lumsa di Roma sulla Certificazione Energetica-Bioarchitettura. L'edizione 2022 del master partirà a febbraio, subito dopo la scadenza per le iscrizioni, il 31 gennaio.

Quindi, tutto sommato, la grande corsa all'efficienza energetica grazie ai soldi dello Stato potrebbe essere un grosso incentivo all'acquisto dei materiali che voi promuovete, ma invece per lei non è così.
«Infatti. Si scelgono altri materiali, più disponibili, più facili da trovare e più presenti nella cultura del cittadino medio che finora è stato bombardato. Materiali che sono anche alla portata di tanti tecnici e studi professionali pronti a intervenire, ma senza spesso avere una formazione seria sul costruire sostenibile, come quella che noi cerchiamo di diffondere anche con il nostro master».

Cioè?
«Abbiamo questa capacità di conferire al discente le conoscenze che servono per scegliere i materiali e fare una attenta valutazione dei costi e dei benefici: occorre sempre vedere tutto nell'ottica di quanto costa e quali benefici si ottengono. In tutta Italia, finora avremo formato 500 professionisti, tra architetti e ingegneri, ma sono pochi. Saranno sempre di più, anche perché cresce la consapevolezza dei cittadini nei confronti dei temi della sostenibilità, ma rappresentano una percentuale ancora molto piccola rispetto al totale dei professionisti. Con la cultura dei materiali siamo ancora indietro. Sicuramente è vero che la voglia di fare un cappotto di polistirolo è grande...»

Certo è più facile fare un isolamento usando il polistirolo che la paglia, per esempio.
«Basterebbe anche un pannello in calcio-silicato, facile da reperire, che in termini di trasmittanza ha prestazioni simili a quelle della pietra naturale. Ma se non lo conosci non lo chiedi; e se sei un rivenditore non lo offri. E il calcio-silicato invece, soprattutto nelle regioni del Sud, è molto indicato perché ha un valore di trasmittanza simile a quello di una pietra naturale. In fondo sono poche le cose da sapere. Però le devi sapere. Il nostro master spiega questa cose ai tecnici e li aiuta a metterli in pratica nei progetti che vengono man mano realizzati nel corso».

Se è difficile per un tecnico, immaginiamo per il cittadino medio, la famosa signora Maria...
«L'ecosportello, inaugurato da Bioarchitettura a Roma esattamente un anno fa, rappresenta un contributo alla diffusione capillare delle informazioni: fa consulenza sia ai tecnici, sia ai cittadini che vogliono sapere di più anche sul 110%. Gli architetti e gli ingegneri che si sono formati con noi aiutano tutti a orientarsi sul progetto e sui materiali».

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