Il CommentoFisco e contabilità

Nuclei speciali anti-dissesto nelle Pa - Dal recovery plan servono 8 miliardi

di Roberto Morassut (*)

a difesa del suolo dal rischio idrogeologico è una vera emergenza nazionale. È il momento di cambiare passo e modernizzare il sistema. Lo faremo con un decreto legge scritto ascoltando gli enti territoriali e le autorità di distretto.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini dell’ultima alluvione in Piemonte e in Liguria. Quel dolore, quelle distruzioni chiedono alla politica di fare presto e fare bene.

Io credo che il cuore del problema stia nella difficoltà “strutturale” del sistema nello spendere le risorse. Questa difficoltà è causata da molti fattori: meccanismi autorizzativi farraginosi; l’impossibilità delle amministrazioni in particolari dei comuni più piccoli di far fronte alle procedure previste per l’attuazione degli interventi; la stratificazione di strumenti normativi e finanziari con disposizioni che si sovrappongono quando non si ostacolano a vicenda.

Messo a fuoco il problema, abbiamo deciso definire una serie di misure di sistema per cercare di aggredire le carenze di personale tecnico e i nodi dell’intreccio normativo che possono rallentare l’attuazione degli interventi. Nel luglio scorso, col decreto “semplificazioni” è stata prevista la possibilità da parte dei Commissari Straordinari per il dissesto idrogeologico – i presidenti di Regione - di avvalersi di assistenza tecnica ed operare in deroga al Codice dei Contratti. Inoltre è stato fissato in 30 giorni il termine per il rilascio dei pareri in sede di conferenza dei servizi.

Ma soprattutto stiamo definendo lo schema di un decreto-quadro sul dissesto che nasce dalla interlocuzione avviata con l’Anci, la Conferenza delle Regioni, l’Associazione dei Comuni Montani, l’Unione della Province e le Autorità Distrettuali. Abbiamo in pratica analizzato i processi amministrativi, individuato le criticità, chiesto, a chi su tali criticità subisce blocchi o ritardi, cosa serve o cosa manca per assicurare efficienza al sistema.

Il cuore del nostro lavoro è finalizzato a far crescere la capacità tecnica di tutti i livelli amministrativi in questo campo. Parliamo di opere speciali, con caratteristiche particolari perché, diversamente dalle opere pubbliche ordinarie, agiscono su corpi vivi e dinamici: le acque e la terra. Per aumentare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione del rischio idrogeologico occorre creare dei nuclei tecnici territoriali altamente specializzati, a livello delle Province e delle Autorità Distrettuali, che facciano da anello di congiunzione tra Comuni e Regioni e operino come dei veri e propri “reparti speciali” sulla base di norme speciali e in alcuni casi eccezionali. Occorrono più ingegneri, architetti, biologi marini, chimici, matematici, geologi. e stiamo trovando le risorse per reclutarli. Oggi è ipotizzabile rafforzare i supporti alle strutture territoriali anche tramite apposite task force con l’impiego dell’assistenza tecnica da parte delle società in house.

In questo ambito al Ministero dell’Ambiente saranno affidate competenze di regia in materia di programmazione e poi di erogazione e controllo della spesa. Va detto anche che 100 milioni a disposizione del ministero per le progettazioni delle opere sono stati finalmente assegnati integralmente.

C’è poi un tema che riguarda le risorse. Attualmente sono tre gli strumenti che destinano le risorse agli interventi: i piani stralcio 2019 e 2020 e il Programma operativo per il dissesto del 2019. I fondi ammontano complessivamente a un miliardo e 238 milioni.

Oggi entra in campo la grande opportunità offerta dal Recovery Fund. Sono consapevole che non tutte le esigenze potranno essere soddisfatte, le risorse minime che stiamo chiedendo sono 8 miliardi di euro; tali risorse andranno impegnate entro il 2023 per traguardare la realizzazione delle opere entro il 2026, poiché il mancato rispetto dei tempi ne comporterebbe il ritiro e la riassegnazione.

Dobbiamo essere concreti, operativi, puntuali. Il dissesto non ha bisogno di retorica, ma di efficienza, professionalità delle pubbliche amministrazioni, chiarezza normativa.

(*) Sottosegretario all’Ambiente