Pa in smart working «il più possibile»: soglia minima al 50%
Flessibilità oraria per entrata e uscita di chi lavora in presenza
Le amministrazioni pubbliche dovranno garantire lo Smart Working ad almeno il 50% del personale impiegato in attività che non necessitano della presenza. Questo parametro è da considerare il livello minimo. Perché le Pa, «tenuto conto della situazione epidemiologica», dovranno «assicurare in ogni caso le percentuali più alte possibili di lavoro agile», spingendosi fin dove lo permettono le loro «potenzialità organizzative» senza mettere a rischio «la qualità e l’effettività del servizio erogato».
Dopo un fine settimana di discussioni nel governo, le nuove regole sul lavoro a distanza della Pubblica amministrazione imboccano la strada veloce del decreto ministeriale, firmato ieri sera dalla ministra della Pa Fabiana Dadone. Alla fine, la linea indicata dalla Funzione pubblica vince anche sul terreno sostanziale dei parametri da applicare in ogni ente pubblico. Si rafforza la «regola del 50%», che era stata indicata come parametro di riferimento dal decreto Agosto e viene ora fissata come parametro minimo da raggiungere. I livelli aggiuntivi da raggiungere saranno decisi in autonomia da ogni amministrazione, evitando così quel 75% per tutti che aveva trovato spazio fra le ipotesi del fine settimana.
Per facilitare l’utilizzo più ampio possibile dell’attività a distanza, spiega il decreto di Palazzo Vidoni, le amministrazioni dovranno organizzare una rotazione, su base settimanale e plurisettimanale. Un occhio di riguardo andrà tenuto per i genitori di figli fino a 14 anni e per i lavoratori considerati «fragili» per i rischi connessi alla pandemia. Ma è ovvio che una quota così ampia si Smart Working, per di più a turno, dovrà riguardare nei fatti l’ampia maggioranza di chi non svolge attività in cui la presenza è indispensabile. In ogni caso, l’assenza per accertamenti obbligatori anti-Covid sarà equiparata alla presenza in servizio.
Il decreto si occupa però anche di chi dovrà recarsi fisicamente sul posto di lavoro. E per decongestionare i mezzi di trasporto nelle ore di punta chiede alle amministrazioni di individuare fasce di flessibilità oraria per l’entrata e per l’uscita, da costruire con i sindacati in base alle procedure previste dai contratti nazionali. Le riunioni, come previsto anche dal Dpcm di domenica, andranno svolte comunque a distanza.
Le regole fissate dal nuovo decreto saranno in vigore fino al 31 dicembre. Che in ogni caso non sarà la data di tramonto dello Smart Working perché le norme già alzano per il prossimo anno la soglia di riferimento al 60%. E perché lo stato di emergenza, che fra gli altri effetti ha quello di togliere vincoli allo Smart Working, è in vigore fino al 31 gennaio.
Con quali conseguenze sui servizi? Il decreto prevede un monitoraggio periodico da ogni Pa, che tenga conto anche delle «eventuali osservazioni dell’utenza e del mondo produttivo». E chiede ai dirigenti di «verificare le prestazioni rese in modalità agile dal punto di vista quantitativo e qualitativo», anche «rafforzando i metodi di valutazione». Su cui, in effetti, da rafforzare c’è molto.