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Partecipate, relazione sulla governance con valutazione del rischio-crisi - Arriva lo schema tipo dei commercialisti

di Alberto Barbiero

Le società in controllo pubblico devono elaborare una specifica relazione sul loro funzionamento, alla quale devono correlare un programma di valutazione del rischio di crisi aziendale, per consentire agli enti soci di avere un quadro informativo completo.
Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e la Fondazione nazionale dei commercialisti hanno elaborato uno schema di relazione finalizzato a soddisfare gli obblighi stabiliti dall'articolo 6, commi 2 e 4, del Dlgs n. 175/2016. Tali disposizioni, infatti, prevedono che le società a controllo pubblico predispongano specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale e annualmente, a chiusura dell'esercizio sociale, una relazione sul governo societario, che pubblicano contestualmente al bilancio d'esercizio.

Due strumenti correlati
I due strumenti sono tra loro correlati, in quanto il programma deve essere veicolato all'assemblea attraverso la relazione, costituendone quindi parte e contestuale mezzo di informazione specifica sulle possibili criticità gestionali o economico-finanziarie della società.
Peraltro, l'articolo 14, comma 2, del Dlgs n. 175/2016 stabilisce che qualora nell'ambito dei programmi di valutazione del rischio emergano uno o più indicatori di crisi aziendale, l'organo amministrativo della società a controllo pubblico adotti senza indugio i provvedimenti necessari al fine di prevenire l'aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne le cause, attraverso un idoneo piano di risanamento.
Il documento predisposto da Cndcec e Fnc fornisce una serie di raccomandazioni per la selezione di strumenti che consentano il monitoraggio del rischio di crisi aziendale e mette a disposizione degli operatori un supporto, per facilitare l'adempimento degli obblighi di legge, anche in considerazione delle conseguenze previste in caso di inosservanza, nonché dell'interesse generale ad agevolare le società a controllo pubblico a munirsi di dispositivi idonei a favorire la tempestiva emersione della crisi e la sua corretta gestione.

Il programma di valutazione rischi
La funzionalità del programma di valutazione del rischio è sfruttabile sia dall'organo di amministrazione delle società in controllo pubblico, sia dalle Pa controllanti, (indipendentemente dall'ordinario flusso informativo pervenuto dagli organi societari), che possono quindi disporre di uno strumento che le mette in condizione di compiere una fondata valutazione in ordine allo stato della società sulla base di parametri la cui integrazione impone senz'altro un intervento proattivo.
Il documento è impostato sulla base del presupposto per cui la valutazione del rischio di crisi aziendale non può essere condotta esclusivamente sulla base degli indici di bilancio (che costituiscono uno solo tra i diversi strumenti diagnostici), in quanto la stessa disposizione del Dlgs n. 175/2016 fa riferimento a un sistema di indicatori, così alludendo a un concetto di più ampia portata rispetto ai meri indici ricavabili dal bilancio, per sottolineare l'esigenza di individuare elementi di allerta in grado di segnalare in modo incontrovertibile o quantomeno probabile una situazione di insolvenza anche solo prospettica.
Inoltre, lo strumento messo a disposizione dal Cndcec focalizza l'attenzione su una nozione di crisi che si fonda sul concetto di «incapacità corrente dell'azienda di generare flussi di cassa, presenti e prospettici, sufficienti a garantire l'adempimento delle obbligazioni già assunte e di quelle pianificate». Ne deriva un quadro operativo nel quale assume la centralità della dimensione finanziaria, sia attuale, sia futura, attraverso il riferimento ai cash flow anche attesi, con estensione alle obbligazioni non ancora assunte purché prevedibili nel normale corso di attività o in base alla programmazione aziendale.

L'analisi degli elementi di bilancio
L'analisi degli elementi di assetto del bilancio è strutturata in modo molto articolato, considerando sia per lo stato patrimoniale, sia per il conto economico i margini (per esempio Mol e Ebit) e gli indici più diffusi (per esempio Roi, Roe, Ros), integrando tale analisi con indicatori più finalizzati (per esempio in ordine ai flussi di cassa prima e dopo le variazioni del ccn).
Particolare attenzione è posta anche all'analisi della sostenibilità del debito, attraverso uno specifico indicatore (Debt Service Coverage Ratio). La linea di sviluppo metodologico, infine, evidenzia la necessità di un monitoraggio periodico dei rischi (almeno semestrale) in applicazione di quanto stabilito dal programma.

La relazione e il programma di valutazione del rischio crisi aziendale

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