Fisco e contabilità

Regolamenti Tari 2021, modifiche entro fine mese per l’addio agli assimilati

Per le aziende che escono dal servizio vanno fissate comunicazioni e verifiche

di Pasquale Mirto

I Comuni dovranno approvare entro il 30 giugno tariffe e regolamenti Tari. Ma ad oggi mancano ancora tasselli chiave.

Una prima importante modifica è contenuta nel disegno di legge di conversione del Dl 41/2021. Nella versione approvata dal Senato è stato previsto che la decisione di abbandonare il servizio pubblico da parte delle imprese deve essere dichiarata l’anno antecedente a quello di uscita. A regime è prevista la presentazione di una comunicazione entro il 30 giugno, mentre per il 2022 la comunicazione deve essere presentata entro il 31 maggio prossimo. Quindi, per quest’anno non è prevista alcuna possibilità di uscita dal servizio, e questo è essenziale per garantire una gestione ordinata della materia. Perché le novità recate dal Dlgs n. 116/2020 incidono sia sul calcolo delle tariffe sia sulla congruità dei piani finanziari, basati sui costi efficienti del secondo anno antecedente a quello di riferimento. Ma la novità è anche rilevante per i contribuenti, perché il Dlgs n. 116/2020 e soprattutto la circolare del ministero della Transizione ecologica hanno creato uno stato di potenziale conflitto tra Comuni ed utenti, che può essere in parte depotenziato con modifiche regolamentari.

Sui regolamenti, i Comuni dovranno definire entro fine maggio le modifiche, da portare all’approvazione dei consigli comunali entro il 30 giugno. Le modiche sono tante e servono a recepire le novità del Dlgs n. 116/2020, a partire dalla sostituzione della categoria «rifiuti speciali assimilati» con quella dei «rifiuti urbani simili».

Questo comporterà una modifica delle norme regolamentari che prevedono la riduzione della parte variabile della tassa per chi avvia al riciclo i rifiuti urbani. In verità, il Dlgs n. 116/2020 fa riferimento all’avvio al recupero, ma si ritiene che il Comune possa, sulla base della propria autonomia regolamentare, prevedere riduzioni ancorate o all’avvio al riciclo o all’avvio al recupero. Il regolamento dovrà poi disciplinare le procedure per la fuoriuscita dal servizio pubblico, perché non potrà essere sufficiente una mera comunicazione, ma occorrerà anche prevedere delle forme di rendicontazioni volte a verificare l’effettivo avvio al recupero con soggetti privati. Occorrerà tuttavia chiarire con norma se occorra una comunicazione anche per rimanere nel servizio pubblico, e quale valore attribuire alla mancata comunicazione.

È probabile, comunque, che Ifel pubblichi un aggiornamento del regolamento Tari, così come fatto con il regolamento canone unico.

Sulle tariffe, sembra che finalmente il legislatore abbia deciso di finanziare le riduzioni per le attività costrette alla chiusura a causa del Covid. Nella bozza del decreto sostegni bis, atteso in settimana in consiglio dei ministri, è previsto un fondo con una dotazione di 600 milioni di euro «finalizzato alla concessione da parte dei Comuni di una riduzione della Tari» o della Tari corrispettiva. Si specifica, inoltre, che i Comuni possono concedere riduzioni anche di importo superiore rispetto alle risorse assegnate nel 2021, utilizzando o proprie risorse di bilancio o le risorse attribuite nel 2020 e non utilizzate.

Molto opportunamente, nella relazione illustrativa si precisa che in ogni caso la ripartizione dell’onere delle riduzioni non può essere posto a carico della rimanente platea degli utenti del servizio.

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