Appalti

Revisione prezzi, i tecnici del Senato mettono in guardia sull'aumento dei costi per la Pa

Focus anche sulla stretta per la cessione dei crediti sui bonus edilizi: a rischio investimenti e maggiori entrate fiscali

di Mauro Salerno

Il servizio Bilancio chiede chiarimenti sulla revisione prezzi obbligatoria negli appalti pubblici. Per i tecnici di Palazzo Madama il nuovo meccanismo di compensazione delle variazioni di prezzo dei materiali introdotto dal decreto Sostegni-ter (Dl 4/2022) rischia di «determinare, in caso di incremento dei prezzi, un impatto sui saldi di finanza pubblica differente rispetto a quello già scontato a legislazione vigente». Un punto che il dossier messo a punto sul decreto chiede di chiarire.


Allo stesso modo. il servizio Bilancio chiede di fornire «ulteriori delucidazioni circa la possibilità che l'incremento dei prezzi possa causare oneri aggiuntivi nei confronti delle stazioni appaltanti e, conseguentemente, effetti sugli equilibri di bilancio di tali enti».

Anche sulle misure contro il caro-bollette, si richiedono «ulteriori elementi di delucidazioni» sulla quantificazione in 1,2 miliardi dell'onere per l'annullamento per il primo trimestre 2022 delle aliquote relative agli oneri generali di sistema per le utenze con potenza pari o superiore a 16,5 kw, segnalando al contempo che «la norma non si presta ad essere contenuta entro un tetto di spesa» e chiedendo di confermare la disponibilità delle quote dei proventi delle aste Co2 che vengono indicate come copertura.

Ma è di sicuro destinata a fare più rumore la presa di posizione sulla stretta alla cessione dei crediti per i bonus edilizi. Il giro di vite previsto dal Sostegni-ter che permette una sola cessione del credito, scrivono i tecnici del Senato, rischia di avere un pesante impatto sulle attese di investimento e anche sulle maggiori entrate fiscali già messe in conto dallo Stato.

La limitazione delle cessioni, si legge nel dossier, «potrebbe costituire una misura efficace per il contrasto alle frodi. Tuttavia, la restrizione introdotta appare altresì suscettibile di ridurre in modo significativo, per la sua portata rispetto alla disciplina previgente, le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito; la qual cosa potrebbe dar luogo a ricadute in ordine all'entità degli investimenti futuri nel settore».

Nella stima degli effetti finanziari associati alle detrazioni fiscali ad esempio del Superbonus, ricorda inoltre il Servizio Bilancio, «sono stati sempre contabilizzati nei saldi di finanza pubblica le maggiori entrate a titolo di Iva, Irpef/Ires ed Irap che sono state ipotizzate come ascrivibili all'effetto correlato alla spesa indotta (ossia i maggiori investimenti nel settore). Tali effetti positivi stimati - sottolineano i tecnici - potrebbero risentire della forte riduzione introdotta con il provvedimento in commento circa le possibilità di cessione dei crediti di imposta, per cui appare opportuno acquisire la valutazione sul punto. Si suggerisce pertanto un approfondimento in ordine al profilo evidenziato al fine di poter riscontrare l'affermazione che si legge in Relazione tecnica per cui le disposizioni in commento non recano maggiori oneri per la finanza pubblica».

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