Urbanistica

Rigenerazione urbana, nuovo Ddl in Senato: fondo da 3,85 miliardi per le trasformazioni

Rovere (Assoimmobiliare): Criticità nel testo. Bonomi (Confindustria): Trasformazioni sono innesco per la ripresa

di Massimo Frontera

Rigenerazione urbana, si riparte. Dopo due anni e mezzo di blocco "ideologico" sui vari disegni di legge per regolamentare le trasformazioni urbane, governo e Parlamento mettono un punto a capo e ripartono da un nuovo testo (il termine per gli emendamenti sto è stato fissato al 23 novembre). Con non poche novità, come un fondo a sostegno di numerose attività legate alle trasformazioni da 3,85 miliardi da qui al 2036 e un ruolo centrale strategico che la parte pubblica svolgerà attraverso il Cipu, il Comitato interminsiterale per le politiche urbane. Il ddl inoltre annuncia l'apertura del "cantiere" normativo sull'edilizia privata, prevedendo l'aggiornamento del Testo unico sull'edilizia. «Ieri al Senato - ha segnalato il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini parlando all'assemblea di Assoimmobiliare - è stato presentato un nuovo testo di legge sulla rigenerazione urbana, sul quale abbiamo lavorato negli ultimi quattro mesi a supporto della competente Commissione, per avere un testo innovativo, avanzato, risolutivo di tanti conflitti tra le forze politiche». «Il maxiementamento al testo precedente - ha spiegato Giovannini - è stato depositato con la speranza che entro l'anno, o ai primissimi dell'anno nuovo, il Senato possa approvare finalmente una legge nazionale sulla rigenerazione urbana, che da due anni e mezzo era bloccata in Parlamento».

Il maxi-fondo per le trasformazioni urbane
Il nuovo testo del Ddl prevede un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana, in capo al ministero delle Infrastrutture con una dotazione di 3,85 miliardi di euro in tutto. Il riparto prevede 50 milioni per l'anno 2022, 100 per gli anni 2023 e 2024 e 300 milioni l'anno tra il 2025 e il 2036. Le risorse. Al fondo per la rigenerazione corrisponde un "Programma nazionale per la rigenerazione urbana", costituito da "Piani comunali di rigenerazione urbana", cui le risorse sono destinate e vincolate. Tra le spese che potranno essere coperte dal Fondo ci sono quelle per la redazione di studi di progettazione e di fattibilità urbanistica ed economico-finanziaria degli interventi, le spese per la progettazione di opere e servizi pubblici, le spese per la ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico; le spese per il trasferimento temporaneo di unità abitative e nuclei familiari coinvolti nel programma, spese per le procedure partecipative, per la demolizione delle opere «incongrue, per le quali il comune, a seguito di proposta dei proprietari, abbia accertato l'interesse pubblico e prioritario alla demolizione». E poi ancora spese per «il reclutamento di figure professionali a tempo determinato destinate ai comuni per gli adempimenti previsti dalla presente legge nei primi tre anni dalla sua entrata in vigore».

I programmi dei comuni
Per beneficiare dei fondi pubblici, gli interventi programmati dai Comuni, devono rispettare una serie di condizioni: edifici in classe A; raggiungimento della classe di consolidamento antisismica conforme alla zona ove ricade l'intervento; realizzazione di aree verdi e servizi ecosistemici; adeguamento e incremento delle dotazioni quantitative e qualitative di servizi pubblici, anche su superfici non naturali; ripermeabilizzazione di suolo già impermeabilizzato anche attraverso la rinaturalizzazione e riforestazione del suolo ai fini della mitigazione del rischio idrogeologico in ambito urbano e periurbano e dell'impatto visivo sul contesto di riferimento; promozione di una compartecipazione a titolo gratuito in favore dei Comuni per l'incremento di edilizia residenziale pubblica e sociale nei programmi di ristrutturazione urbanistica; abbattimento delle barriere architettoniche delle parti comuni dell'edificio; consumo di suolo pari o inferiore al lotto originario, comprese le opere infrastrutturali (ma con la possibilità di realizzare nuove costruzioni «previa asseverazione del pareggio di bilancio non economico dei servizi ecosistemici»).

Testo unico edilizia, si riapre il cantiere
Il ddl contiene una delega al governo per rimettere mano al Testo unico edilizia modificando in particolare «la sostenibilità ambientale delle costruzioni; l'attività edilizia dei privati e delle pubbliche amministrazioni; la sicurezza, resistenza e stabilità delle costruzioni; la definizione degli standard da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti; l'accessibilità, la visitabilità e l'adattabilità delle costruzioni ai fini del superamento delle barriere architettoniche». L'obiettivo (e la promessa) è di arrivare a una «significativa riduzione e certezza dei tempi relativi alle procedure per il rilascio dei titoli edilizi autorizzativi ed abilitativi». Tra le altre cose, si indicano inoltre i seguenti temi: «razionalizzazione delle attività oggetto di autorizzazione e definizione di regimi amministrativi semplificati di comunicazione, segnalazione e silenzio assenso applicabili a determinati procedimenti»; «standardizzazione della documentazione per facilitare l'interoperabilità e lo scambio dei dati tra le amministrazioni»; «proporzionalità nella definizione degli oneri connessi agli interventi edilizi e incentivazione agli obiettivi di rigenerazione, riuso, densificazione»; «definizione dei requisiti per l'acquisizione della conformità urbanistica o edilizia a fronte di interventi di rigenerazione che determinano efficientamento energetico, sostenibilità dei consumi idrici, sicurezza sismica e accesso ai servizi digitali».

Bonomi: dalla rigenerazione ripresa di filiere industriali
«Accogliamo con favore la ripresa al Senato dell'esame del testo di legge in tema di rigenerazione urbana. L'auspicio è che vengano posti alcuni principi fondamentali che puntino sul riuso, sulla razionalizzazione delle aree urbanizzate, sulla sostituzione del patrimonio edilizio esistente, anche nell'ottica della riduzione del consumo di suolo richiesta dalla comunità europea». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel messaggio inviato agli operatori del real estate riuniti nell'assemblea di Assoimmobiliare. «L'annuncio di un Ddl del governo - ha aggiunto Bonomi - trova le imprese ampiamente disponibili al confronto e al sostegno. Il successo di una nuova politica della rigenerazione urbana dipenderà soprattutto dal coinvolgimento di tutti gli stakeholder interessati, sia al fine di permettere un confronto tra aspettative e programmi, sia in particolar modo al fine di coinvolgere attivamente il sistema finanziario». «Favorire lo sviluppo di interventi di grande scala di rigenerazione urbana - ha detto ancora il presidente di Confindustria - può innescare una serie di effetti positivi per l'intero sistema economico italiano, attivando la domanda interna e contribuendo in modo sostanziale all'aumento dei livelli occupazionali. In questo ambito i progetti di rigenerazione urbana rappresentano un enorme stimolo per il settore edilizio ma anche per la ripartenza di intere filiere industriali e di servizi del made in Italy, fondamentali per la crescita del Pil».

Rovere: in Ddl Senato ancora punti critici
«Sono sicuramente apprezzabili le istanze di semplificazione presenti nel testo, penso ad esempio al migliore coordinamento con le legislazioni comunali e regionali, e all'acquisizione della conformità urbanistica e edilizia degli immobili da rigenerare, così da superare il paradosso degli edifici abusivi per quanto non conformi a regole precedenti quelle odierne. Ma risultano però ancora alcuni punti critici, come il persistente ostacolo agli interventi di rigenerazione nei centri storici e sui beni vincolati, che impediscono la valorizzazione di un capitale fondamentale per il Paese». Così la presidente di Assoimmobiliare, Silvia Rovere, in tema rigenerazione urbana, parlando all'assemblea dopo il ministro Giovannini. «La rigenerazione di singoli edifici - ha segnalato Rovere - va ampliata anche a insiemi urbani omogenei: la rigenerazione urbana deve premiare una rigenerazione sociale, culturale ed economica prima ancora che urbanistico-edilizia ed ambientale, e occorre dimostrare di avere preso in considerazione tutti questi profili per non ridursi a mera sostituzione edilizia». «Assoimmobiliare - ha concluso la presidente - dà la sua piena disponibilità a supportare le istituzioni nell'individuare e risolvere le criticità registrate dagli operatori perché non possiamo più permetterci di procrastinare l'adeguamento di un impianto regolatorio che deve essere aggiornato con urgenza».

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