Appalti

Semplificazioni, Anac chiede al Governo gare digitali e verifiche più semplici sul vincitore

Tra le proposte per superare la crisi inviate a Palazzo Chigi anche l' estensione dello stato di emergenza fino al 31 dicembre

di Mauro Salerno

Gare telematiche e verifiche dei requisiti più semplici sui vincitori già controllati nei precedenti appalti: sono i due suggerimenti che l'Autorità nazionale anticorruzione ha inviato al Governo al lavoro sul nuovo decreto Semplificazioni. Per l'Anac questi due accorgimenti basterebbero da soli a snellire di molto le procedure di assegnazioni degli appalti, rendendo le gare molto di più veloci di ora, senza bisogno di continuare a modificare il codice dei contratti, rischiando di disorientare ancora di più stazioni appaltanti e imprese. Le indicazioni dell'Anac sono contenute in un documento che l'Autorità ha appena inviato a Palazzo Chigi. Tra le proposte anche quella di estendere fino al 31 dicembre la possibilità di ricorrere motivatamente alle procedure di urgenza ed emergenza già consentite dal Codice per uscire dalla crisi generata dal Covid. Questo per consentire appalti più rapidi soprattutto nei settori delle manutenzioni, ristrutturazione/costruzione di ospedali e scuole, interventi sulla rete viaria, approvvigionamenti nel settore sanitario, informatico e dei trasporti.

Ancora su carta un appalto su tre
Un appalto su tre viene ancora assegnato sulla base di una procedura tutta basata sulla carta, come nel secolo scorso. È questo il primo punto da correggere per l'Anac, che chiede al governo di aumentare al massimo la spinta verso la digitalizzazione delle gare pubbliche. Tra i vantaggi immediati l'Anac la possibilità di adempiere più facilmente agli obblighi di trasparenza, ma anche un maggior controllo della procedura, tutela della concorrenza, garanzia dell'inviolabilità e della segretezza delle offerte, tracciabilità delle operazioni di gara e un continuo monitoraggio dell'appalto, riducendo peraltro al minimo gli errori operativi, con una significativa diminuzione del contenzioso. Sarebbe inoltre possibile ottenere consistenti risparmi in termini di tempi e costi (le commissioni di gara potrebbero lavorare a distanza, eliminando la necessità delle sedute pubbliche o limitandone il numero) e «si darebbe attuazione al principio dell'invio unico del dato, espressamente previsto dal Codice, snellendo gli obblighi di comunicazione e rendendo disponibili informazioni sui contratti pubblici per le varie finalità ai soggetti istituzionali e ai cittadini».

Stazioni appaltanti più qualificate
Il documento inviato al Governo torna anche su una questione cruciale, ma rimasta inattuata nel nuovo codice: la qualificazione delle stazioni appaltanti. Secondo l'Autorità «un adeguato livello di digitalizzazione e la disponibilità di personale tecnico» devono diventare «requisiti fondamentali nel processo di qualificazione delle stazione appaltanti, affinché gli acquisti più complessi vengano svolti soltanto da amministrazioni dotate delle competenze necessarie, favorendo le economie di scala e contenendo i costi amministrativi per le imprese». Per sostenere la diffusione delle piattaforme «potrebbe essere utile mettere gratuitamente a disposizione tecnologie telematiche e di supporto tecnico, prevedere politiche di incentivazione legate ai risultati raggiunti e assumere nuove risorse con competenze specifiche».

Tempi certi per le verifiche sul vincitore
L'Anac suggerisce anche di intervenire dando una secca sforbiciata a i tempi di verifica dei requisiti dei partecipanti agli appalti nei casi in cui l'aggiudicatario sia stato già verificato positivamente in una procedura di gara precedente ed entro un intervallo di tempo prestabilito (sei mesi è l'esempio citato). L'Autorità ricorda che tra il 2015 e il 2019 «sono stati sottoposti a verifica un totale di circa 90.000 operatori economici distinti. Esiste una base di oltre 30.000 operatori economici (già 21.000 nel primo quadrimestre 2020) sottoposti a ripetute verifiche nel corso degli anni, con un incremento di nuovi soggetti pari a circa il 50%». In pratica «l'insieme degli aggiudicatari degli appalti è sottoposto almeno una volta all'anno alla verifica dei requisiti attraverso il sistema AvcPass, quindi il sistema
intercetta e conserva temporaneamente i dati sulla quasi totalità degli operatori economici coinvolti in gare pubbliche». Gli unici due documenti che resterebbero fuori sarebbero il Durc e il certificato antimafia. Il primo ormai reperibile abbastanza facilmente, il secondo non ostativo alla firma del contratto «atteso che la stazione appaltante può procedere alla stipula del contratto nel caso l'informazione non sia rilasciata entro i termini previsti, salvo risolvere il contratto e liquidare le prestazioni rese in caso di successiva emissione dell'interdittiva antimafia (cfr. art. 94, comma 2, del d.lgs. 159/2011)».

Procedure di emergenza fino a fine anno
Infine, per superare la crisi post-Covid e fronteggiare i danni subiti dalle attività produttive, l'Autorità suggerisce di introdurre una norma che fino al 31 dicembre consenta alle amministrazioni di ricorrere motivatamente alle procedure di urgenza ed emergenza già consentite dal Codice, per accelerare l'assegnazione di lavori pubblici e forniture soprattutto i tre settori chiave come sanità, scuole e strade. Una proposta che si inserisce nel dibattito che impazza nel governo sul modo migliore per garantire un'accelerata agli investimenti tra fautori del "modello Genova", dei commissari disegnati sullo schema Napoli-Bari e proposte (più o meno consapevoli delle conseguenze) di congelamento del codice appalti .

Per raggiungere l'obiettivo l’Autorità si preoccupa di indicare anche lo strumento giuridico più adatto per legittimare un uso largo di queste procedure eccezionali. Serve una «specifica norma primaria abilitatrice». Una legge che «espressamente autorizzi le stazioni appaltanti a motivare il ricorso alle procedure di urgenza ed emergenza previste dal codice dei contratti per il protrarsi di una situazione emergenziale che pregiudica la ripresa economica e sociale del Paese». Una sorta di autorizzazione preventiva per utilizzare la procedura emergenziale per garantire un uso sufficientemente ampio della deroga.

La proprosta Anac per il decreto Semplificazioni

La richiesta sullo stato di emergenza

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